Capitolo 12

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Vanitas guardò con gli occhi sgranati il cavaliere dai capelli colorati grano, non capendo bene cosa stesse succedendo in quel momento.
Pure lui aveva lavorato al caso, essendo un medico, ma non sapeva che qualcuno avesse continuato ad indagare.

«Avete sentito bene, nobile Vanitas. So chi è lo Squartatore.» rispose Tristan al suo sguardo confuso, sogghignando sotto i baffi all'espressione dell'uomo, che stava nervosamente picchiettando il piede contro il pavimento come faceva Bugs Bunny nei celebri cartoni.
La sua risposta non poteva non essere un seccato "Porca puttana, arriva al dunque!" da parte di una persona decisamente impaziente e curiosa di natura.

«Lassassino deve essere un uomo di forza fisica non comune, audace e dotato di grande calma. Non cè alcuna indicazione che abbia utilizzato un complice. Deve trattarsi, a mio avviso, di un uomo soggetto ad attacchi periodici di follia omicida ed erotica. Il tipo di mutilazioni indica che luomo potrebbe trovarsi nella condizione sessuale detta satiriasi. Lassassino è probabilmente un uomo dallaspetto inoffensivo, di mezzetà e vestito in modo sobrio e rispettabile. Penso che abbia labitudine di indossare un mantello o un soprabito; non sarebbe passato inosservato nelle strade se il sangue sulle sue mani o sui suoi vestiti fosse stato visibile. Probabilmente egli è anche un solitario o un eccentrico nelle sue abitudini; è inoltre un uomo senza unoccupazione regolare ma con una piccola rendita o una pensione. È possibile che viva tra persone rispettabili che hanno qualche nozione del suo carattere e delle sue abitudini e che possono avere motivi di sospettare che non sia del tutto sano di mente, almeno in certi momenti.» spiegò il biondo, citando testualmente le parole di Thomas Bond, facendo adorare ancora di più l'impaziente Vanitas. In effetti era divertente prenderlo in giro, anche se in quella situazione non era nelle condizioni di farlo. Non era una priorità.

Il corvino sospirò scocciato. Odiava quella situazione. Il non sapere le cose lo mandava in bestia, lo odiava con tutto se stesso e soprattutto odiava  come quel cavaliere da strapazzo lo stava tenendo all'amo.
In realtà non sopportava quel ragazzino di suo, figuriamoci quando faceva lo stronzo.

«L'abbiamo letto tutti il profilo di quell'ubriacone di Bond. Dimmi subito chi è quel figlio di buona donna.» sbottò il corvino, che a malapena si tratteneva dal prenderlo per il colletto della camicia e sbatterlo al muro, ignorando il suo essere più basso.
La sua rabbia si trasformò in stupore quando sentì il nome della  a sua fidanzata, la donna che avrebbe sposato, (NM). E lì per poco non perse definitivamente il senno.

«É impossibile! Non ti lascerò infangare il nome della mia moglie in questo modo.» gridò il giovane, ignorando la ragazza che era nella stanza accanto e che poteva sentire tutta la conversazione dei due, che parlavano di lei.
Effettivamente non gli importava più di tanto, qualsiasi cosa fosse accaduta sarebbe stata sua e nessuno poteva dire nulla al riguardo. Neanche lei stessa, che era più di tutti immischiata nella faccende.

«Perché devi farti ostacolare dai sentimenti? Pensaci. È una ragazza innocua, ben vestita e assolutamente tranquilla. Frequenta gente assolutamente rispettabile ed è una ragazza per bene.» cercò di spiegare il biondo, per poi essere interrotto dalla caparbietà di Vanitas, che si rifiutava di credere alle sue parole, ma Tristan non parlava a vanvera e se diceva che (NM) era lo squartatore di Whitechapel allora ne era fermamente convinto.

«Non centra niente.» rispose il corvino, cercando in tutti i modi di proteggere l'onore di quella che ormai considerava già sua moglie, minore che lo stesso amico d'infanzia stava cercando in tutti i modi di infangare.

Non voleva che l'alta società la vedesse come una poco di buono, sapeva come funzionava te di loro è non era per nulla un vanto essere accusati di aver compiuto più di trenta omicidi e sperava che quelle accuse fossero, perlomeno, fondate.

«Sai, a Whitechapel dieci anni fa morì un bambino di nome William Cotton. Ci giocavo interi pomeriggi insieme a lui e (NM), ma se glielo chiedi non saprà ricordare quel bambino. È strano, ma la sua mente non è riuscita a registrarlo e l'ha cancellato dopo la sua morte. Sa che è esistito, ma non che lo conosceva. Si chiama Black out di memoria. Lei compie gli omicidi la notte, uscendo di casa, ma poi non lo registra e se ne dimentica. Così la notte cerca di ritrovare le informazioni, ma non le ricorda e si spaventa. I suoi non sono incubi, ma ricordi.» e, udite quelle parole, Vanitas perse la ragione, soprattutto dopo aver visto il ghigno malefico che quell'uomo aveva mentre parlava.

Lo odiava, odiava i cani come lui che non facevano nulla se non ubbidire al padrone che gli lancia l'osso. Erano bestie, a confronto era più onorevole un randagio malnutrito e che mangiava la spazzatura dai bidoni dei sobborghi londinesi o in qualche baraccopoli del Nuovo Mondo.

«É assurdo! Basta, non voglio più sapere nulla delle tue conclusioni forzate.» abbaiò Vanitas, stancato di sentire la voce di quello pseudo essere umano, di quel pezzo di sterco che era.
Si diresse a grandi falcate verso la sala grande, senza prestare attenzione alle buone maniere, non che si sforzasse di essere cortese con quell'essere immondo che stava abbandonando e che gli faceva propriamente schifo.

«Il ragazzo Cotton è morto dissanguato, la gola gli era stata tagliata come quella di un porco e la pancia aperta. Il cuore lo teneva in mano. Ti ricorda qualcosa, forse?»

Vanitas non si fermò neanche a salutare e proseguì dritto per la sua strada, ignorando ogni parola del cavaliere.
Intanto (NM) era piegata sul tappeto del salottino dov'era rimasta, con una mano sulla bocca e l'altra che accarezzava dolcemente il ventre coperto dal vestito cercava disperatamente di trattenere dei conti di vomito, riuscendoci con successo.

Delle lacrime calde minacciavano di uscire e la gola le bruciava come se avesse bevuto un secchio di lava incandescente. Stava male come un cane e pregava che quell'incubo finisse il più presto possibile, chiedendo la pietà e la benevolenza di un Dio in cui neanche credeva.
Dopotutto se lo meritava, se fosse stata zitta come doveva Vanitas non si sarebbe arrabbiato e il piano non sarebbe stato ostacolato. Se solo avesse tenuto la sua boccaccia chiusa non sarebbe stata in quella situazione e di trovava da sola, cercando di conquistare la fiducia di un uomo che probabilmente ce l'aveva con lei.

«Ti prego.» disse, ansimando un poco per riprendere fiato «Per favore, piccolino, sta tranquillo almeno per stasera.» e detto ciò si permise di essere debole e pianse lacrime amare.

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Sono una cattiva persona... 🌚🌝
Reader patirà le pene dell'inferno con me, statene certe. Sono una sadica in piena regola. (>.<)

Comunque, che ne pensate dei personaggi? Del capitolo?
Seriamente, voglio sapere quanto stronza sono stata per far fare un casino del genere a Reader. Doveva stare zitta e fare la figa di legno. u.u

A parte gli scherzi voglio sapere tutto e se avete delle teorie ditemelo che sono curiosa.
Alla prossima~

Midnight Circus [Yandere! Vanitas X Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora