capitolo 9

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Justin aveva le sue labbra serrate su un lato in segno di divertimento. "Sono impressionato, piccola. Non pensavo che lo avresti fatto." Justin staccò la sua schiena dal lato della sua macchina, avvicinandosi alla mia faccia, con lo stesso subdolo sorriso beffardo in faccia. 

Alzai le spalle. "Beh, adesso hai cambiato idea." Feci un sorriso falso. 

Abbassai lo sguardo, scannerizzai il suo corpo. Vidi cosa stava indossando e mentirei se dicessi che non fosse figo. Indossava una maglietta bianca con una giacca di pelle, pantaloni neri e un paio di Supra nere. 

"Mi controlli?" 

Alzai lo sguardo per realizzare che lui stava facendo lo stesso su di me prendendomi in giro. 

Alzai gli occhi al cielo. "No." Distolsi lo sguardo imbarazzata dal fatto che lui aveva capito cosa stessi facendo.

Si inumidì le labbra, facendo scorrere i suoi occhi dall'alto al basso del mio corpo. "Non sembri malaccio."

Buttai lo sguardo su me stessa dall'alto vedendo che stavo indossando dei jeans stretti, una maglia smanicata e una felpa con un paio di ballerine. 

Non sapevo se fosse serio o se si stesse solo prendendo gioco di me ma accettai il complimento ringraziandolo. 

Quasi rise mandandomi brividi per tutta la spina dorsale. "Salta in macchina, oh." Annuì verso la sua bat-mobile. Non l'avevo ancora realizzato ma aveva cambiato la macchina e l'ultima volta che avevo visto la sua vecchia auto era solamente un'ora fa. 

Gli avrei chiesto dove l'avesse presa ma qualcosa dentro di me mi consigliò di non farlo. 

Non mi ero accorta che lui era già dentro la macchina fino a quando non suonò il clacson, facendomi riportare al pianeta terra. 

Justin sporse la testa fuori dalla macchina, il suo gomito fuoriusciva dal finestrino. "Sali o no?"

Spostai lo sguardo da lui, alla macchina fino alla mia casa. Guardandolo per l'ultima volta, camminai verso la portiera del passeggero. Allungando la mano per aprire la portiera mi accorsi che non c'era nessuna maniglia. 

"Quanto ci stai?" Justin urlò da dentro la macchina. 

"Zitto! Non urlare che i miei genitori potrebbero sentirti e poi non so come aprire questa cosa!" Sussurrai urlando. 

Rise. "Devi solo premere il pulsante di lato." 

Abbassai lo sguardo cercando di trovare il pulsante di cui stava parlando. Quando finalmente lo trovai, alzai gli occhi al cielo prima di pigiare e, una volta aperta la portiera, mi sedetti. 

"Ci vuole del tempo." Disse sarcasticamente. 

"Non è colpa mia se la tua macchina è complicata." Risposi in difesa. 

Sorrise dando gas prima di lasciare il parcheggio. 

Passarono un po' di minuti prima che iniziassi a tamburellare con i polpastrelli delle dita il finestrino. 

Guardai attraverso il vetro domandandomi dove saremmo andati. In quel momento, realizzai che non sapevo neanche dove stavamo realmente andando. 

"Dove stiamo andando?" Chiesi girandomi verso di lui. 

Justin quasi ridacchiò scuotendo la sua testa. 

Aggrottai le mie sopracciglia. "Che c'è di così divertente?" 

Mi ignorò continuando a ridere. Una volta che smise, mi guardò. 

"Non hai imparato niente dall'ultima volta che me l'hai chiesto?" Posò lo sguardo nuovamente sulla strada. 

Momenti di cosa era successo quella mattina mi tornarono in mente e mi ricordai di quando gli chiedevo ripetutamente dove mi stesse portando ma, essendo un bastardo, non mi aveva mai risposto. 

Alzai le spalle. "No perché sono sempre curiosa." Sorrisi fiera, facendolo ridere un'altra volta. 

Cambiando posizione sul suo sedile di pelle, appoggiò il suo ginocchio sinistro sotto il volante usandolo per tenere in rotta la macchina mentre l'altra gamba premeva sul pedale dell'acceleratore. 

Usando tre dita della sua mano sinistra per tenere il volante, stando attento a tenerlo sotto controllo, iniziò a scavare nella tasca della sua giacca di pelle con la mano destra. 

Pescò un pacchetto di sigarette e un accendino, ne tirò fuori una posandola in mezzo alle sue labbra per poi accenderla. Facendo qualche tiro per assicurarsi di accenderla, mise nuovamente il pacchetto dentro la sua tasca. 

Tolse il ginocchio da sotto il volante riposizionando il suo braccio sinistro. 

Prendendo la sigaretta dalle sue labbra, trattenne il fumo dentro la sua bocca per qualche secondo prima di espirarlo in un cerchio perfetto. Immediatamente annebbiò la macchina.

Scossi la testa. Questo ragazzo avrebbe ucciso entrambi dato il modo in cui guidava e per tutta l'attenzione che dava a quella dannata sigaretta. 

Avrei mentito, però, nel dire che non lo trovassi attraente ... perché lo era. Odiavo ammetterlo ma ogni cosa che faceva era eccitante.

In quel momento mi accorsi che ero, di nuovo, nella macchina con un assassino. 

Proprio in quel momento mi ricordai alcuni momenti della notte precedente quando per la prima volta mi sono seduta in quella macchina.

"Come faccio a saperlo? Sono in macchina con un assassino," alzai gli occhi al cielo, incrociando le mie braccia contro il petto."Me lo ricorderai ogni singola volta che aprirò bocca per dire qualcosa?" brontolò, la sua voce profonda e i suoi occhi scuri. 

Mi sentii lo stomaco agitarsi con i sensi di colpa. Immagino di averlo giudicato troppo velocemente. Lo so, aveva ucciso qualcuno ed era probabilmente uno dei ragazzi più bipolari che avessi mai incontrato, ma, non avevo ancora il diritto di giudicarlo perché non sapevo perché avesse fatto quello che aveva fatto.

Immagino si possa dire che ero interessata a lui e impressionata che avesse mantenuto la promessa che mi aveva fatto a casa quando aveva detto che mi avrebbe lasciata ritornare a casa.

Guardai il suo volto, soffermandomi su ogni imperfezione. 

"Cosa stai guardando?" La sua risata causò alle sue spalle una leggera scossa. 

Scossi la testa. "Niente." Distolsi lo sguardo imbarazzata. 

"Sai cosa, potresti farmi una foto in modo da poterla guardare quanto ti pare." 

Non feci niente se non alzare gli occhi al cielo. 

Fece un sorriso a trentadue denti fissando la strada di fronte a lui e facendo un altro tiro. 

Se mi avessi chiesto perché avevo accettato di andare da qualche parte con lui, e ancora di più, salire nella sua macchina, non avrei risposto perché onestamente non lo sapevo neanche io.

"Ti sto portando a mangiare fuori." Justin parlò una volta per tutte riferendosi alla domanda che avevo fatto qualche minuto prima. "Va bene?" Distolse lo sguardo dalla strada per posarlo su di me. 

Il mio stomaco si attorcigliò nervosamente. "Certo." Alzai le spalle con noncuranza come se non mi importasse ma la realtà era il contrario. 

Mi venne in mente un pensiero e come sempre, vomitai quel pensiero prima di avere la possibilità di fermarmi. "E' un appuntamento?" Mi maledii mentalmente una volta che le parole uscirono dalla mia bocca.

Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora