capitolo 46

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Kelsey's Point of View:

"Jeremy ..." Disse Pattie prima di essere interrotta. 
"Non ti dissi di stare lontano da questa casa?" Jeremy fissò Justin con uno sguardo di disgusto, che mi frantumò il cuore. 

Justin era senza parole. Non riuscì a dire una parola e continuò a fissare suo padre in completo shock. 

"Papà ..." Mormorò Jaxon sentendo l'aria farsi sempre più pesante. 

Jeremy, in ogni modo, lo ignorò. "Cosa ci fai in questa casa?"
Justin si inumidì le labbra. "Visito la mia famiglia. Cosa pensi stia facendo?!"
"Famiglia?" Rise Jeremy. "Quale famiglia?" Si guardò intorno. "Non vedo la tua famiglia." Scuotendo la testa, Jeremy aggrottò la fronte. "Per quanto mi riguarda non sei niente per noi." 

"Jeremy!" Urlò Pattie. "Non ti azzardare a parlare per conto nostro. E' mio—nostro figlio!"
"Non per me, no! Nel momento in cui divenne un ragazzo di strada, tutto il rispetto che avevo è svanito." Urlò Jeremy in risposta. "E la morte di tua sorella ha fatto traboccare il vaso." Posò un dito contro il petto di Justin. 
"Non portare Jazzy in questo argomento!" Sbottò Justin.
"Perché no? Non è che lei può arrivare e fermarci!" Rispose Jeremy alzando il tono di voce. "Sei la ragione della sua morte!"

"Jeremy, smettila!" Disse Pattie urlando. 

"Ti avevo detto di andartene e di non tornare; e intendevo per sempre. Non ti ho mai detto di voler rivedere la tua faccia anche dopo anni."

Il petto di Justin si muoveva in modo incontrollato per la rabbia, il suo volto rosso, i pugni ai suoi fianchi. 

"Sapevo che venire qui sarebbe stato un errore." Prendendomi la mano, Justin mi tirò su. "Forza Kelsey, ce ne andiamo." Spingendo Jeremy con la spalla, Justin si avviò verso la porta. 

"Lo vedi cosa stai facendo?" Disse Pattie. "E' nostro figlio, Jeremy!"

Justin si fermò di colpo. Le urla e le lacrime di sua madre arrivarono alle sue orecchie e sapevo che non voleva lasciarla da sola. "Sai cosa?" Disse Justin aggrottando la fronte. "Non me ne vado." Scosse la testa. "Almeno non prima di parlare."

Lasciandomi la mano si avvicinò a Jeremy. 

"Lo so che mi odi ..." Justin scosse la testa. "Credimi, mi odio pure io ... ma non è stata colpa mia." 
"Non lo è mai." Disse Jeremy con sarcasmo. 

"Lascialo finire." Jaxon si intromise nell'argomento sorprendendoci. Ignorò i nostri sguardi e continuò a fissare Justin. "Continua." Lo incoraggiò. "Ti stiamo ascoltando."

Sorrisi ringraziandolo silenziosamente. Era tutto quello che Justin aveva bisogno di sentirsi dire. 


Justin si inumidì le labbra annuendo. "Ho mandato tutto a puttane. Ho mandato tutto a puttane molte volte e so che quella notte Jazzy è morta, sembra brutto ... ma dovete capirmi. Se avessi saputo che mi stava seguendo, non ci sarei neanche andato."

Mi morsi il labbro riuscendo a captare tutte le emozioni che stava provando. 

"Quando ho capito che era nel magazzino, il cuore mi è praticamente uscito dal petto. Sapevo che qualcosa sarebbe andato per il verso sbagliato e perciò le ho detto di andarsene. Non mi ha ascoltato. Non dico che sia stata colpa sua, perché avrei dovuto portarla fuori ... ma," Scosse la testa. "Mi sono bloccato quando ho sentito la presenza di qualcun altro all'interno del magazzino." Justin deglutì 

Negli occhi marroni di Jeremy si poteva leggere confusione. 

"Era Jason. Jason McCann ... Aveva il comando di tutto il magazzino e non c'era via d'uscita. Se ci fossimo mossi, ci avrebbe fatto saltare in aria pigiando un pulsante. Provai a parlargli, ma è una persona spietata. Non ci sono modi per fargli cambiare idea. Il fatto che potessi perdere qualcuno che amavo non gli interessava perché tutto quello a cui puntava era continuare a sembrare un duro ..." Le lacrime arrivarono alla superficie dei suoi occhi. "Ho pensato così tante volta a come avrei potuto portarla fuori da quel posto lasciandola vivere e facendomi uccidere." La tensione stava lentamente svanendo, ma le emozioni in ognuno di noi erano ancora presenti. "Tutto quello che volevo era," Justin continuò. "Era farla uscire senza un graffio. Non mi interessava niente di me stesso."

Da quel momento, Pattie iniziò a piangere in silenzio mentre Jaxon era intimorito. Questo mi fece solo commuovere. 

"Non ci ha pensato due volte prima di spingere quel pulsante e far saltare tutto in aria." Concluse Justin. 

Jeremy fissò Justin senza aggiungere un commento alla nuova versione della storia. 

"Quando mi risvegliai dall'esplosione, mi guardai intorno e pensai che anche Jazzy era stata portata fuori da qualche paramedico. Mi stavano facendo dei controlli quando realizzai che Jazzy non era da nessuna parte. Iniziai ad avere una brutta sensazione così andai a cercarla ignorando le condizioni in cui stavo. La cercai ovunque pensando di trovarla magari con qualche medico, ma non la vidi da nessuna parte. Rifiutai di pensare che qualcosa di brutto le fosse potuto succedere così cercai di ritornare dentro il magazzino ma era troppo tardi. Un pompiere mi disse che non c'era più nessuno lì dentro, nessun sopravvissuto."

Jaxon emise un verso cercando di trattenersi dal piangere. 

Mordendosi il labbro, Justin guardò negli occhi di suo padre. "Quando l'ho scoperto sapevo che non mi avresti perdonato ... Sapevo che mi avresti odiato e che avresti desiderato che al posto suo potessi esserci io .. e credimi, se potessi tornare indietro, troverei un modo per farlo succedere. Darei la mia vita per riaverla ..." 

"Non dirlo ..." Sussurrò Jeremy. "Ti prego."

"Mi dispiace papà." Justin crollò e per la prima volta lo vidi abbassare la sua corazza. Per la prima volta lasciò che un'emozione prendesse il sopravvento e, per la prima volta, buttò giù quel muro che si era costruito negli anni. Justin non era quel bastardo che pensava di essere ... era un umano. Era un bambino che aveva perso la famiglia in giovane età e tutto questo, l'aveva portato a vivere uno stile di vita fuori dal normale. 

"Vieni qui, figliolo." Jeremy aprì le braccia. 

Posandomi una mano davanti alla bocca, cercai di controllare le mie lacrime. Potevi vedere la sorpresa negli occhi di Justin. Non si era mai immaginato che quelle parole sarebbero potute uscire dalla bocca di suo padre. Justin non esitò a buttarsi nelle sue braccia. Lo abbracciò come se la sua vita dipendesse da quelle braccia avvolte intorno a lui. 

"Mi dispiace." Sussurrò Jeremy. "E' stata colpa mia ... Non sarei dovuto saltare subito alle conclusioni."
Justin scosse la testa. "Avrei dovuto fare lo stesso." 
"Avrei dovuto lasciarti spiegare." 
"Avevi appena perso una figlia ... Se fossi stato al tuo posto, avrei fatto lo stesso." Togliendosi dall'abbraccio, Justin si asciugò il volto. I suoi occhi erano rossi come quelli di Jeremy. 

Jeremy posando le mani sulle sue spalle, lo scosse. "Cosa ti ha fatto decidere di tornare?" 
Justin alzò le spalle. "Mi è stato ricordato il motivo per il quale la famiglia è importante."
Jeremy lo spinse a se abbracciandolo di nuovo. "Sei tornato per restare o è solo una cosa temporanea?"
"Ormai vivo in città, ma verrò a visitarvi più spesso. Magari ogni giorno dopo scuola." Justin sorrise. 
Jeremy annuì strofinandosi gli occhi pieni di lacrime. "Beh, sto morendo di fame. Chi vuole cenare?" Ridacchiò. 

Justin sorrise sedendosi accanto a lui. E in quel momento capii quanto felice fosse Justin di avere di nuovo la sua famiglia. 


Justin's Point of View:

Non appena ci sedemmo a tavola, misi le mani in preghiera e ringraziai Dio di avermi dato di nuovo la mia famiglia. 

"Amen," Dicemmo tutti insieme prima di fiondarci sul cibo. 

"Allora Justin ... Ti dispiace dirmi chi è questa giovane signorina accanto a me?" Mi voltai per vedere mio padre sorridere e indicare Kelsey. 
Alzò lo sguardo arrossendo. "Io?"
Sorrisi. "Quella, papà, è la mia fidanzata."
Alzò le sopracciglia. "Fidanzata?"
Ridacchiai annuendo. "Sì, la mia fidanzata papà."
"E' carina." Annuì. 

"E dolce." Aggiunse Pattie. "E' perfetta per nostro figlio."

"Sembra che hai l'approvazione di tutti qui," Fece una pausa aggrottando la fronte. 
"Kelsey." Sorrise dolcemente. 
"Kelsey," Finì la frase annuendo. "Beh, Kelsey ... Qui ti stanno tutti facendo i complimenti e piaci a mio figlio quindi immagino che ti meriti pure la mia approvazione."

"Papà," Dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo. 
"Che c'è?"
"Smettila." Dissi lanciando a Kelsey uno sguardo di scuse.

Kelsey ridacchiò attorcigliando la pasta attorno alla forchetta. Dopo aver dato il primo boccone, si complimentò con mia mamma. "Il cibo è delizioso, Pattie."
"Lo è solo perché mi hai aiutato." Sorrise mamma. 
"Sono sorpreso che non c'è niente di bruciato." Mio padre ridacchiò dando un altro morso al pane. 

Risi di gusto. "E' esattamente quello che ho detto io!"

"Per vostra informazione: se non fosse per noi, in questo momento non stareste mangiando." Disse Kelsey. 
"Mhm, esattamente. Magari la prossima volta tu e Justin potreste cucinare la cena." Pattie continuò indicando prima me e poi mio padre. 
Kelsey annuì. "Assolutamente! Poi vedremo chi saranno quelli a bruciare il cibo."
Ritornai serio. "Io non cucino." Dissi scuotendo la testa. 
"E cosa mangi allora?"
"Cibo da asporto." Alzai le spalle. 
"Non fa bene alla tua salute." Mia mamma mi rimproverò. 
"L'ho sempre fatto e non sono ancora morto."
"Ancora." Enfatizzò scuotendo la testa. 

Alzai gli occhi al cielo continuando a mangiare quando sentii vibrare il telefono in tasca. 
Decisi di ignorarlo dal momento che mia mamma mi avrebbe ucciso se avessi risposto mentre eravamo a tavola. Presi un altro morso d'insalata prima di sentire il telefono vibrare di nuovo. Sospirando, posai la forchetta sul tavolo. "Potete scusarmi un attimo, per favore?"
"Certo, tesoro ma perché? Ti senti bene?" Mia mamma mi guardò confusa. 
"Sì, sto bene. Qualcuno mi sta solo cercando; torno subito." Alzandomi, mi pulii la bocca con il tovagliolo prima di uscire dalla sala da pranzo ed entrare in cucina. 

Prendendo il telefono, sbloccai lo schermo e lo portai all'orecchio. "Pronto?"
"Justin?"
"Bruce?" Aggrottai la fronte confuso. "Sono un po' impegnato in questo momento. Non puoi chiamar--"
"Ci siamo cacciati in un guaio e abbiamo bisogno che torni a casa adesso."
Capendo che qualcosa di orribile stava succedendo, sentii il mi stomaco chiudersi in se stesso. "Che tipo di guaio?"
"La polizia è in guardia. Hanno trovato il corpo di Parker nella foresta questa mattina. Il fatto è che stavano cercando qualcos'altro e sono finiti con trovare un'altra cosa molto più importante."
"Parker?" Feci una pausa. "Intendi il r--"
"Il ragazzo che hai ucciso?" Bruce finì la frase. Quando non risposi, lo fece per me. "Sì."
Tutto intorno a me si fermò. "Mi stai prendendo per il culo?" Sbottai. 
"Torna qui il prima possibile. La polizia ti sta cercando."
"Merda." Dissi quasi sussurrando mentre la mia mano scivolò lungo i miei capelli. "Arrivo fra poco." Chiudendo la telefonata, cercai di mantenere la calma. "Cazzo," Sussurrai scuotendo la testa. 

Rimisi il telefono in tasca prima di strofinarmi la faccia cercando di rilassarmi in modo da non fare niente di stupido.
Dopo essermi calmato abbastanza, ritornai nella sala da pranzo. "Kelsey, andiamo."

Kelsey sgranò gli occhi, "Cosa? Perché?"

"Che succede?" Chiese Pattie. 

"A quanto pare è successo qualcosa in città e devo andare via adesso." Mi voltai e vidi che Kelsey era ancora seduta sulla sedia. "Kelsey, adesso." Dissi nervoso. 
Si alzò pulendosi le mani con il tovagliolo. "Uhm, grazie per la cena Pattie. E' stato un piacere conoscervi."
"Piacere nostro." Disse Jeremy.

Prendendola per mano non appena si avvicinò, diedi una pacca sulla spalla a Jaxon e mio papà per poi baciare sulla guancia mia mamma. "Vi voglio bene."
"Pure noi te ne vogliamo."
"Vi verrò a fare visita il prima possibile, prometto." Con quello, spinsi Kelsey verso la porta e verso il portico per poi arrivare alla macchina. Aprendo la portiera, mi guardai intorno assicurandomi che nessuno ci avesse visto. 

Mettendo in moto, mi gettai subito in autostrada. 

"Che diavolo sta succedendo?" Chiese Kelsey. 
"La polizia ha trovato il corpo di Parker e adesso sono un ricercato."

Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora