capitolo 45

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Kelsey's Point of View:

"Sei nervosa?"

Guardai verso Justin. La sua mano sinistra era sul volante mentre la destra era sopra la mia. Sorrisi emettendo una risata. "E' da ieri che me lo chiedi. Me l'avrai chiesto un milione di volte e, per l'ultima vola, ti rispondo che sto bene. Dovrei essere io a chiederti 'sei nervoso?'. Non vedi la tua famiglia da anni." Accentuai la stretta sulla sua mano. 

Justin si inumidì le labbra alzando le spalle. "Se mi daranno di nuovo il benvenuto, bene. Se non sarà così, io continuerò a vivere la mia vita. Per quanto mi possa mancare la mia famiglia, ho vissuto abbastanza senza di loro e posso continuare in questo modo per tutta la vita. Sei tu che stai per incontrarli per la prima volta."

Aggrottai la fronte. "Non dire così ..." Scossi la testa. "Sono sicura che gli sei mancato e ... certo, incontrarli mette un po' di agitazione, ma me l'hai detto tu: non devo preoccuparmi, e così sto facendo."

Justin sospirò. "Cosa vuoi che faccia, Kelsey? Pensi che mia mamma e mio papà mi accoglieranno a braccia aperte e che abbiano scordato tutto quello che è successo? Sia io che te sappiamo che c'è una piccola possibilità che tutto questo succeda."
"Come fai ad aspettarti che tutto vada per il verso giusto quando tutto quello che fai è pensare in modo negativo?" Aggrottai la fronte. "Cosa ti avevo detto a proposito?"

"Sto vivendo nella realtà Kelsey, non nel mondo delle fiabe come fai tu. Non è una favola. Le cose belle non succedono perché tu le vuoi o perché te le meriti. Questa è la realtà. Gli errori sono stati fatti, le cose sono state dette, fatte e non puoi tornare indietro."

"Tu sei sempre loro figlio Justin. Se hai fatto uno sbaglio o no, non possono scansarti per sempre. Ti hanno messo al mondo." 
"Non capisci, Kelsey. Non è una litigata, non ho rubato i soldi dal portafoglio di mamma o spinto mio papà. Ho lasciato uccidere mia sorella."
"Non è stata colpa tua!" Urlai in risposta incredula del fatto che stesse ancora pensando in quel modo. 
"Non importa perché alla fine, ai loro occhi, sono io il mostro! Sono quello che ha rovinato la famiglia."
"Smetti di parlare per loro." Dissi senza sbilanciarmi. 

"Come?" Mi guardò e capii che era seriamente confuso.

"Ho detto smettila di parlare per loro. Stai inventando delle scuse basandoti sulle accuse che ti hanno fatto anni fa, parli come se ti avessero detto tutte queste cose recentemente. Non sai come si sentono ora. Non sai se hanno deciso di non perdonarti o se magari lo hanno dimenticato!" Sollevai le braccia in aria esausta. 

Justin fece spallucce. "Sono la mia famiglia, Kelsey. So come sono fatti."
"Ma tu non sei loro. Non sai di cosa hanno parlato privatamente o quello che sentono per te." Feci scorrere le dita fra i miei capelli. "Devi smetterla di leggere fra le righe cose che potrebbero non essere scritte. Okay?"

Justin sembrò contemplare le mie parole perché dopo un po' sospirò senza aggiungere una parola. Interpretai il silenzio come una risposta e voltandomi, tornai a fissare la strada di fronte a noi. 

Una volta fermato al semaforo rosso, prese la palla al balzo per parlarmi faccia a faccia. "Ascolta ..." Iniziò strofinandosi la nuca. "Lo so che stai solo cercando di vedere il lato positivo di tutto questo e ti ringrazio, ma devi capire che quello che ho fatto è imperdonabile agli occhi dei miei genitori. Hanno perso una bambina per colpa mia." Aprii bocca per rispondere, ma Justin mi interruppe. "So cosa dirai e capisco che sono loro figlio, ma è per colpa mia se hanno perso una figlia e invece di avere tre bambini, adesso ne hanno solo due."

Mi girai i pollici realizzando quanto avesse ragione. 

"Capisci adesso cosa sto cercando di dire?" Mi guardò dritto negli occhi prima di rivolgere lo sguardo sulla strada e notando che era verde, riprese a guidare.

Non parlammo per il resto del viaggio. Non appena ci avvicinammo alla casa, iniziai a sentirmi nervosa ogni secondo di più. Ero al limite dell'agitazione.
Insomma, e se non fossi piaciuta? Sapevo che Justin aveva detto che mi avrebbero amata e che non mi sarei dovuta preoccupare di niente, ma da ragazza era mio dovere. 

E' una cosa da ragazze, finiamo sempre con analizzare le cose milioni e milioni di volte. 

"Siamo arrivati." Justin tossì cercando di rompere la tensione. Annuendo, feci un respiro profondo prima di aprire la portiera e uscire. La chiusi lentamente dietro di me, guardando Justin fare lo stesso per poi incontrarci davanti alla macchina. 

"Eccoci qui." Justin indicò davanti a se. "Qui è dove vivevo." 

Mi guardai attorno ammirando il paesaggio e la casa che avevo di fronte. Justin non era ricco, ma non era neanche povero. Era tutto normale, case comuni che si vedono nei film. 

Sorrisi alzando lo sguardo. "E' bellissimo."
Justin alzò le spalle. "E' tutto qui."

Stava provando a fingere che non gli interessasse, ma sapevo che in fondo, ci teneva tantissimo. 

"Andiamo." Fece un gesto verso la porta. Seguii i suoi passi lungo il giardino che portava al portico e infine alla porta di casa.

Justin si morse il labbro non sapendo se bussare o suonare il campanello. 

"Bussa." Sussurrai. 

Si voltò verso di me con sguardo confuso.
Era così carino quando era nervoso. 

"Bussa alla porta." Ripetei alzando di poco il tono di voce. 

Ricevette il messaggio prima di fare scontrare le sue nocche contro la porta di legno per tre volte. Fece un passo indietro insieme a me aspettando che qualcuno aprisse alla porta. 

Dopo quasi un minuto la porta si aprì rilevando un ragazzo della mia stessa altezza, occhi blu e capelli biondi. Aveva i capelli a spazzola ed era vestito come Justin, tranne per il fatto che sulla sua maglia c'era scritto "Get reckless" in grassetto. 
I suoi occhi erano fissi su di noi, nessuno disse una parola. Notai Justin irrigidirsi al mio fianco. 
Occhi blu rimase senza parola, i suoi occhi erano pieni di sorpresa e gioia. 

"Jaxon, tesoro, chi era alla porta?" Una voce melodiosa e dolce risuonò da dentro la casa. 

Mi morsi il labbro realizzando chi potesse essere e immediatamente, sentii l'aria diventare più pesante. 

"Jaxon? Mi hai sentito?" La voce fu più chiara e più vicina. I nostri cuori iniziarono a battere dieci volte più veloce. "Ho detto chi era alla po--" Arrivò alla porta e, notando Jaxon fissare davanti a sé, allungò la testa in modo da avere la sua stessa visuale. Da quel momento, lo shock si impadronì del suo corpo. 

Rimanemmo tutti in piedi a fissarci per molto tempo prima che la donna vicino a Jaxon, la quale pensai fossi la loro madre, iniziò a parlare. "J-Justin?" Sussurrò come fosse un segreto. 

Justin era come intontito e tutto quello che riuscì a fare fu rimanere in piedi senza dire una parola. 

"Justin ..." Sussurrai stringendo la sua mano in modo da riportarlo sul pianeta Terra. 

Justin si inumidì le labbra e, capendo di dover rispondere, si schiarì la voce. "Hey mamma ..." Sussultò nel dire quella parola. 

Gli occhi di Pattie si inumidirono squadrandolo da capo a piedi. Scosse la testa portandosi la mano tremante davanti alla bocca. 

Il mio stomaco si chiuse nel guardare sua madre completamente incredula di vedere cosa c'era davanti a lei. 

"Jaxon, amore, perché non vai dentro e controlli che la torta non bruci nel forno?" Sorprendentemente, Pattie riuscì a parlare senza esitazione. 

Jason deglutì facendo abbassare e alzare il suo pomo d'Adamo prima di annuire e scomparire dietro la porta. 

Voltandosi per controllare che Jaxon se ne fosse andato, Pattie ritornò a guardarci. "Cosa ... cosa ci fai qui?" Sussurrò. 
Justin lasciò un leggero sospiro fuoriuscire dalle sue labbra pensando a cosa dire prima di decidere di alzare le spalle. 

Aggrottai la fronte al suo silenzio. "Justin--"

"Sono venuto a farvi una visita." Mi interruppe già sapendo che l'avrei incoraggiato a provare, almeno, a iniziare una conversazione. 
Pulendosi le mani contro il grembiule, Pattie sembrò pensarci su prima di aprire la porta incitandoli ad entrare. "Beh, entra ..."

Justin sembrava avesse visto un fantasma perché il suo volto divenne immediatamente bianco e i suoi occhi si spalancarono.
Gli strinsi la mano rassicurandolo, facendo capire che c'ero io con lui e che non era solo.
Annuendo, si incamminò dentro la casa tenendomi la mano. I suoi occhi scannerizzarono ogni parete e la tristezza iniziò a farsi vedere. "Tutto è ... diverso." Ammise. "Hai cambiato i colori e i mobili ..."
"Già, un po' di tempo fa io e tuo ... padre abbiamo preso la decisione di rimettere a nuovo la casa." Pattie chiuse la porta dietro di noi prima di raggiungerci. 

Sorrisi umilmente. "Ha una bellissima casa." Mi complimentai. 
"Grazie." Pattie ricambiò il sorriso dopo poco. 
"Già, è carina." Justin si morse l'interno della guancia. "Mi ... mi piace." 
"Beh, mi fa ... piacere che ti piaccia." Pattie si guardò intorno prima di ritornare a guardarci. 
Justin notò qualcosa che mancava. "Dov'è papà?"
Pattie si ghiacciò. "A lavoro."
Justin annuì. Una parte di lui si rilassò dalla notizia. "Quando torna?"
"Quando finisce il turno al negozio."
Justin chiuse le labbra fermamente. "Lavora ancora lì?"
"Sì."
"E tu?"
"Faccio ancora la mamma a casa, come sempre." Sorrise dolcemente. 
Justin si lasciò sfuggire un sorriso. "Ti stressi ancora?"

"L'hai detto." Ci voltammo verso Jaxon all'entrata del salotto. 

"Lasciami indovinare, mamma ancora cuc--"
"Cucina?" Chiese Jaxon. Quando Justin annuì, rise. "Sì! Qualunque cosa! Che sia una torta, la pasta, ricette che trova su internet ... prepara sempre qualcosa."

Ridacchiai ricordandomi quando Justin mi aveva raccontato che Pattie amava cucinare. 

"Brucia ancora qualcosa?"

Pattie fece finta di essere offesa. "Ora, non brucio più niente. Li faccio cuocere solo un po' troppo." Disse prendendosi in giro. 
Sia Justin che Jaxon alzarono gli occhi al cielo e non riuscii a non sorridere al legame che c'era fra di loro. "Come vuoi, mamma." Dissero allo stesso tempo e immediatamente calò il silenzio. Ancora una volta, iniziammo a fissarci uno con l'alto.

Schiarendosi la gola, Justin si strofinò la nuca. "Ascoltate ..." Sospirò. "Lo so che questa è una visita inaspettata e non voglio che questo diventi una cosa imbarazzante per nessuno di voi. Volevo solo--"

Justin si interruppe quando le braccia di Pattie si avvolsero intorno al suo collo, stringendolo a sé in un abbraccio.
Justin era sorpreso e ci rimase per qualche secondo prima di realizzare cosa fosse successo. Lasciandomi la mano, avvolse la braccia intorno a sua madre stringendola contro se stesso. 

Mi portai una mano alla bocca, proprio come aveva fatto Pattie, guardandoli abbracciarsi dopo anni. 

"Sei mio figlio, indipendentemente da tutto, Justin." Mormorò Pattie. "Non importa quanto tempo sia passato, sono felice che tu sia tornato." Delle lacrime fuoriuscirono dai suoi occhi. 
"Mi dispiace così tanto mamma ..." Sussurrò Justin. "Non ho mai voluto lasciare te o Jaxon, ma tutto quello che è successo con Jazzy ..." Smise di parlare sapendo di aver toccato un argomento fragile. "E con papà, non riuscivo più a stare qui."
"Lo so," Disse Pattie con ancora più lacrime sulle sue guance. "Hai fatto cosa pensavi fosse giusto per te. Non sono arrabbiata, sono solo felice che tu sia ritornato ..."
"Mamma," Justin ruppe l'abbraccio, gentilmente asciugando le lacrime sul volto di sua madre. "Sono qui solo per una visita ... Non sono ritornato. Ho una casa in città."
Pattie annuì. "L'avevo capito. Voglio dire, hai diciotto anni dopo tutto."
Justin ridacchiò. "Mi sei mancata, lo sai, vero?"
Un sorriso a trentadue denti si fece spazio sul suo volto. "Lo so e mi sei mancato pure tu. Sei mancato a tutti."
Justin si morse il labbro. "Anche a papà?"
Il dolore si fece spazio nei suoi occhi. "Lo sai come è fatto tuo padre ..." 

Justin serrò le labbra distogliendo lo sguardo. "Sì, lo so." Sospirando, si voltò verso Jaxon. "Vieni qui, bestia." 
Aprì le braccia e ci stette un secondo prima di far comparire un sorriso sulle labbra di Jaxon e, ancora meno, ad abbracciarlo. 
"Mi sei mancato ragazzino."
"Mi sei mancato pure tu, Justin." Mormorò Jaxon. 

Desiderai di poter filmare queste scene così perfette. 

"Sei cresciuto, sei più alto." Ridacchiò Justin strofinandogli la testa. 
"Hey!" Jaxon si spinse via. "Non i capelli, amico." Aggrottò la fronte. 

Sia io che Pattie scoppiammo a ridere. 

Justin si voltò verso di noi. "Che c'è di così divertente?"
"Siete uguali." Dissi. 
Pattie fu d'accordo. "Già, voi e i vostri capelli ... non fatemi parlare." Sventolò la mano in aria con non-chalance. 

Justin fece un mezzo sorriso mentre Jaxon negò. 
"I capelli sono tutto, signore mie." 
"Oh davvero?" Pattie alzò le sopracciglia. 
"Sì. Voglio dire, andiamo ... l'aspetto è solo un bonus, ma se un ragazzo ha dei capelli sporchi, quale ragazza avrebbe il coraggio di toccarli?"
Justin rise. "Vero. Insomma, quale ragazza toccherebbe un ragazzo con dei capelli disgustosi?"
"Esattamente!" Jaxon batté il cinque con Justin. 

Scossi la testa. "Wow. Siete veramente fratelli."
"Beh, duh," Jaxon fece un sorrisino. "Beh, io sono quello carino."
"Hey," Justin diede una pacca sulla sua spalla. "Sappiamo tutti che io sono l'attraente della famiglia."

Pattie alzò gli occhi al cielo, mentre io continuai a guardare la scena divertita. 

"Beh; se non fosse per i vostri genitori, non sareste così perciò penso che i complimenti vadano a loro."
Pattie mi guardò divertita. "Grazie."

"Si, certo certo." Disse Jaxon. 

"Stanno solo cercando di non ammettere la verità." Sussurrai nell'orecchio a Pattie. 
Ridacchiando, annuì. "Non riescono ad ammettere che hanno preso quasi tutto dalla loro madre."
Sollevai la mano pronta a ricevere un cinque. "Beh detto."
"Grazie."

Annuii. 

Justin ci fissò con occhi pieni di felicità e divertimento. "Che succede fra voi due?" Ci indicò.
Alzammo le spalle allo stesso tempo. "Cose da ragazze."
Justin alzò un sopracciglio. "Oh, davvero? Vi dispiace dirci cosa vi siete dette?"
Feci un mezzo sorriso. "Sì."
"Sicura?" Si inumidì le labbra, lentamente avvicinandosi. 
"Non mi fai paura, Bieber." Sorrisi provocandolo. 
"Mi permetto di dissentire, Jones." Justin mi guardò con un sorriso malizioso sulle labbra. 
Incrociai le braccia contro il petto. "Certo, certo." Alzai gli occhi al cielo scherzando. 
"Hai appena alzato gli occhi al cielo?" Fece finta di offendersi prima di far fuoriuscire dalle sue labbra un 'tsk'. "Mi deludi, Kelsey." 
"Mi dispiace." Dissi. 
"Non è vero.
"Infatti." Feci spallucce spostando il mio peso sulla gamba destra. "Non è vero."
Ridacchiò, prima di premere le sue labbra contro la mia fronte. 

Pattie si schiarì la gola cercando attenzione. 

"Huh?" Chiese Justin. 
"Cos'è?" Ci indicò. "C'è qualcosa che devi dirmi Justin Drew?"
Justin aggrottò la fronte. "Non usare il mio secondo nome, ma." 
"Troppo tardi."

Ridacchiai. "E' carino."
"Tu dici?" Justin mi sorrise.
Sorrisi. "Sì."

"Schiavetto." Jaxon tossì facendo voltare Justin di scatto verso di lui. 
"Stai zitto." Disse Justin. 
Jaxon alzò le mani in segno di difesa. "Era tanto per dire." 

Justin alzò gli occhi al cielo. 

Spalancai la bocca. "Hai appena alzato gli occhi al cielo con tuo fratello?" Questa volta, feci io 'tsk' a lui. "Incredibile."

Justin rise accompagnato da Pattie. 

"Sai Justin, sto ancora aspettando una risposta."
"Aspetta, cosa mi avevi chiesto?" Justin la guardò. 
"Avevo detto," Sorrise. "Cosa c'è fra voi due?"
"Oh," Justin sorrise spostandosi così da prendere la mia mano. "Mamma, Jaxon, questa è la mia fidanzata: Kelsey. Kelsey questa è ovviamente mia mamma, Pattie, e mio fratello, Jaxon."

Sorrisi. "E' un piacere conoscervi." Allungai la mano. 
"Oh, io non stringo le mani. Io abbraccio." Disse Pattie ridendo prima di abbracciarmi. 

"E' vero." Dissero Justin e Jaxon allo stesso momento. 
Risi, ricambiando l'abbraccio. "Perfetto perché pure io abbraccio." Rompendo l'abbraccio, sorrisi. 

"Quindi, una ragazza huh?" Jaxon fece un sorriso malizioso camminando verso di lui. "E' sexy."

Dandogli uno scappellotto, sia io che Pattie ridemmo. "Se fossi in te starei attento a cosa dire." Disse Justin avvolgendo un braccio intorno alla mia vita prima di farmi avvicinare al suo fianco. 

"Non so Justin ... tuo fratello è davvero carino." Lo provocai prima di guardare Pattie in modo che sapesse che stavo solo scherzando. 
Il volto di Justin cambiò immediatamente. "Stai scherzando, vero?" 
Alzai le spalle. "Andiamo, guardalo!" Camminai verso Jaxon. "E' carino, dai ..." Risi. "Ha i muscoli, occhi bellissimi, una buona altezza ..." 
"Piccola," Justin mi guardò. "Non prendermi per il culo."
"Justin Drew Bieber!" Disse Pattie con tono severo. 
"Che c'è?" Disse voltandosi nella sua direzione. 
"Linguaggio!"
"Oh," Alzò le spalle. "Scusa mamma." Mormorò imbarazzato. 
Risi. "Ti sa gestire. Mi piace." Annuii a me stessa alzando il pollice verso Patte. 
"E a me piaci tu." Pattie sorrise. "Sei una brava ragazza per mio figlio."
Arrossii. "Grazie."
"Quando vuoi, tesoro. Sembri una ragazza veramente dolce e come me, ti piace giocare con le loro testoline." Sorrise scompigliando i capelli di Justin. 
"Mamma," Justin fece un passo indietro rimettendosi in ordine i capelli. "I capelli no però."
Alzai gli occhi al cielo prima di guardare verso Pattie. "E' troppo divertente."
Mi indicò. "Condivido pienamente. Certe volte diventa un credulone."

"Non è vero." Disse in sua difesa. 

"Amore, pensavi che fossi seria nel dire che ero interessata a tuo fratello." Risi. "Che razza di ragazza pensi che sia? Non sono una sfascia famiglie."
"Lo so che non sei." Mi portò fra le sue braccia. "Perché sei la mia ragazza e le mie ragazze non sono delle sfascia famiglie." Justin mi diede un bacio sulla guancia.

Jaxon tossì portando l'attenzione su di lui. "Io direi il contrario."

Justin aggrottò la fronte. 

"Ricordi Christie?"
Le labbra di Justin facevano trasparire il disgusto che stava provando. "Ew fratello, perché ti ricordi ancora di lei?"
"Chi è Christie?" Chiesi.
"Una delle ex di Justin." Disse Jaxon passando da capitan-ovvio. 
"Era la mia ragazza ... tipo in prima media." Justin alzò le spalle come se per lui quella relazione non significasse niente. 

"Beh, vi assicuro che Kelsey non ha niente a che fare con Christie." Pattie sventò la mano in aria prima di sorridermi dolcemente. 
"Grazie Pattie."
"Mi ringrazi troppo, tesoro." Mi accarezzò la schiena. "Sto solo dicendo la verità."
Mi voltai verso Justin. "Tua mamma è la migliore. Posso scambiarla con la mia?"
"Diavolo no." Ridacchiò. 

"Beh, per quanto vorrei restare qui a vedervi fare i piccioncini, ho una partita di hockey." Jaxon rise saltando sul divano da dove afferrò il telecomando della TV. 
Justin spalancò la bocca, allontanandosi. "Chi contro chi?"

Rimasi lì, confusa da tutto quello che mi stava succedendo intorno. 

"Toronto Maple Leafs contro Detroit Red Wings." Jaxon si distese sul divano portando una mano dietro la testa.
"Non ci credo." Justin si avvicinò prima di sedersi accanto a Jaxon. "Mi stai prendendo in giro?"
"Nah, guarda." Indicò la TV.
Gli occhi di Justin si spalancarono. "Oh merda, sarà una bella partita. Mamma, puoi farci i popcorn?"

Pattie rise scuotendo la testa. "E' bello riavere mio figlio di nuovo a casa." Si avviò verso la cucina.

"Non ci credo che tu guardi ancora l'hockey ..." Disse Jaxon. 
"Mi prendi in giro? Sono andato via di casa, ma questo non significa che io sia cambiato." Justin si sporse in avanti fissando intensamente la TV. I suoi gomiti posati sulle sue ginocchia, le sue braccia ciondoloni. 
"Fai ancora ..." Jaxon fece una pausa inumidendosi le labbra. "Lo sai ... quello che facevi?"
Justin serrò le labbra. Voltandosi, fissò Jaxon. "Non affrontiamo questo argomento."

Jaxon annuì riportando l'attenzione sulla partita in TV. 

"Ecco a voi, ragazzi." Pattie si avvicinò con una ciotola di popcorn che posò sul tavolo. "Mi trovate in cucina a preparare la cena se avete bisogno."
"Va bien, mamma." Rispose Jaxon. 
"Hai bisogno di una mano?" Chiesi. 
Pattie sorrise. "Certo, mi piacerebbe un aiuto."

La seguii in cucina piena di spirito.
"Cerca di non dare fuoco a niente!" Urlò Justin. 
"Oh, zitto!" Pattie ed io avevamo detto quella frase nello stesso momento.


Justin's Point of View:

"Yo, Justin," Jaxon mi diede un colpo al braccio. 
Mi voltai verso di lui. "Che?"
"Puoi chiedere a mamma altri popcorn? Sono quasi finiti." Indicò la ciotola semi vuota. 
Annuii afferrandola. "Certo."
"Grazie, fratello." Rise ritornando a guardare la partita. 

Mi strofinai le mani contro i pantaloni prima di andare verso la cucina dalla quale provenivano delle voci. Stavo per entrare quando sentii pronunciare il mio nome. Aggrottando la fronte, mi appoggiai al muro cercando di ascoltare il discorso. 

"Quindi tu e ... mio figlio ..." Disse mia madre e, anche se non potevo vederla, sapevo che un sorrisetto era stampato sulle sue labbra. "Da quando state insieme?" 
Kelsey alzò le spalle, le sue labbra diventarono leggermente rosse. "Un po' di mesi?"
Mia madre annuì con ancora il solito sorriso sulle labbra. "Come si sta comportando con te?" 
"Meglio di quello che immaginavo." Rispose Kelsey quasi immediatamente. 

Sorrisi sentendomi sollevato. 

"E' mai successo che lui ... abbia perso il controllo della situazione?"

Kelsey sembrò pensarci su, data la lunga pausa di silenzio. "Dipende da cosa intendi per 'perso il controllo della situazione' ..."
"Conosco il carattere di mio figlio quindi puoi dirmi la verità." Mamma posò una mano sopra quella di Kelsey. "E' mai successo che la collera abbia preso la meglio su di lui?"
Kelsey si morse il labbro sospirando. "Qualche volta. Ma, onestamente, non è colpa sua. Tendo a portarlo al limite della pazienza, certe volte."
Pattie sorrise rassicurandola. "Non incolparti, tesoro. E' una cosa di famiglia. Suo padre è allo stesso modo e così è il padre di suo padre."

Kelsey annuì afferrando il concetto. 

"Ha mai alzato le mani?" La sua voce quasi si ruppe lasciando intravedere quanto dolore le procurava dire quelle parole. 
"No." Kelsey scosse la testa. "Mai. Abbiamo avuto delle discussioni, ma non mi hai mai toccato fisicamente." 
"Ottimo perché nessun uomo, figlio o meno, dovrebbe toccare una donna."
"Lo so." Kelsey sorrise abbracciando mia madre di fianco. "Hai fatto un buon lavoro con lui. Magari non lo nota, ma è un ragazzo molto intelligente."
"Lo so ..." Mia mamma fece un sorriso forzato e immediatamente sentii un dolore al petto. "Avrei voluto che fosse rimasto, nonostante tutto quello che è successo ..." Inumidendosi le labbra, si fermò dal tagliare la cipolla. "Presumo te l'abbia detto, giusto?"

Kelsey annuì insicura sul dover parlare o rimanere in silenzio. 

Mia mamma annuì e continuò a tagliare. "E' stato un momento difficile per tutti noi. So che lui tende a incolparsi e probabilmente pensa che pure noi lo facciamo, ma non è così. Lo amavo e lo amo tutt'ora."
"Ho provato a spiegargli che il passato è passato e che, per quanto possa essere doloroso, ormai è passato. Non può continuare a ricordare e incolparsi per tutto."
"Non avrei potuto dirlo in modo migliore." Pattie sorrise tristemente. "Ti ha ascoltato?"
"Ovvio che no. Sai quanto è testardo." Kelsey scosse la testa sospirando. 
"Oh, lo so ... Provai a farlo rimanere, ma tutto andò a rotoli." Le spalle di mia mamma si rilassarono cadendo. "Vorrei tanto che sapesse che l'abbiamo perdonato. Tutti noi l'abbiamo perdonato."

"Jeremy?" Sussurrò Kelsey sapendo quanto l'argomento fosse delicato.

Mia madre fece un respiro profondo. "E' stato un colpo duro per lui e non sarei in grado di spiegarti quanto sia stato male. E' stato un dolore immenso per lui. Ama Justin e lo so anche se non lo dimostra. Avevano un ottimo rapporto prima che succedesse." 

Kelsey confortò mia madre accarezzandole la schiena. 

"Puoi essere onesta con me, Kelsey?"
"Certo."
"Justin fa ancora quello che faceva prima?"
"Cosa intendi?"
"Frequenta ancora quelle persone, quelle persone con cui stava quando è accaduto tutto ciò?"

Sentii lo stomaco contorcersi e pregai che Kelsey non avrebbe detto la verità. 

Kelsey aprì bocca per dire qualcosa quando Jaxon arrivò dalle mie spalle. "Che diavolo succede, Justin? Ti ho chiesto di prendere i popcorn un'ora fa." Scosse la testa prendendomi la ciotola di mano ed entrando in cucina, ovviamente, ignorando il fatto che nostra madre e Kelsey stessero avendo una conversazione. 

Mia mamma e Kelsey si voltarono verso di me. 

"Hey ..." Le salutai imbarazzato con un sorriso. 
Kelsey mi fissò. "Stavi origliando la nostra conversazione?"
"Cosa? No!"
"Beh, da quello che ha detto Jaxon, dovevi venire a prendere i popcorn un'ora fa."
"Jaxon esagera sempre."
"Sai, una volta qualcuno mi ha detto che la curiosità uccise il gatto ..."

"Hm, chissà chi era ..." Mia madre si schierò dalla parte di Kelsey.

"Gesù, mamma; grazie per aver preso le difese della mia ragazza invece di quelle di tuo figlio." Alzai gli occhi al cielo scherzando. 
"Prendo le difese del buono, lo sai."
"Beh, Kelsey crede alle stupidate. Jaxon mi ha chiesto di venire a prendere i popcorn circa tre minuti fa."
"E perché ci hai messo così tanto?"
"Dovevo andare in bagno."

Kelsey incrociò le braccia contro il petto inarcando le sue sopracciglia. "Certo." Enfatizzò scuotendo la testa. 
"Vedo che vi fidate molto di me, è bellissimo. Seriamente, mi sento amato." Dissi sarcasticamente. 
Kelsey rise. "Sei un bambino."
"Se io sono un bambino tu sei una pervertita perché stai con me e non dovrebbe essere illegale?"
Kelsey mi fissò perplessa. "Non l'hai detto veramente ..." 

Jaxon rise istericamente e per poco non fece rovesciare la ciotola di popcorn. "Bella questa, fratello."
"Grazie." Si diedero un pugno con le mani. 

"Ok, allora ..." Mia madre mi lanciò un'occhiataccia. "Voi ragazzi continuate a guardare la partita mentre noi finiamo di preparare la cena."

"Posso aiutare?"
"No." Rispose Kelsey.
"Mamma?"
"La tua ragazza è l'ospite e deciderà lei." Sorrise. 
Grugnii. "Grazie ma, grazie davvero."
"Quando vuoi." Mi prese la faccia fra le mani prima di baciarmi la guancia. 

"Andiamo piccola, ti prego?" Supplicai camminando verso Kelsey. 
"No." 
"Ti prego?" Sussurrai avvolgendo le mani intorno alla sua vita. "Prometto che non ti accorgerai nemmeno che sono qui." Lasciai un bacio dietro il suo orecchio. 
"Justin," Kelsey si mosse spingendomi via con i gomiti. "Tua mamma è in cucina."
"Quindi?"
"Quindi non mi sento a mio agio con te appiccicato. Si chiama spazio personale." Mi allontanò spingendomi dal petto.
"Perché adesso ti stai comportando da stronza?" 

Kelsey si ghiacciò lanciandomi uno sguardo pieno di rabbia e malinconia. 

"Punto tuo, fratello." Jaxon rise dall'angolo della cucina.

Gli lanciai un occhiata per dirgli di stare zitto prima di ritornare a guardare Kelsey. "Stavo scherzando."
"Come vuoi Justin. Torna a guardare la partita. Okay?"
Sospirai riportando le braccia ai miei fianchi. "Va bene. Andiamo Jaxon." Feci segno di uscire dalla porta.

Ci avviammo verso il salotto, ma non prima di sentire le parole di incoraggiamento di mia madre verso Kelsey. 


Kelsey's Point of View:

"Ignoralo." Pattie mi accarezzò la schiena. "Non lo pensa veramente. So quando è serio e non." 
"Lo so Pattie. Solo che è imbarazzante il fatto che l'abbia detto davanti a te e Jaxon. Una cosa è quando siamo da soli, un'altra è di fronte alla famiglia." Scossi la testa. 
"Hey, non preoccuparti. Non cambia l'idea che ho di te. Sei la ragazza giusta per mio figlio indipendentemente dal suo comportamento infantile."
Mi feci scappare un sorriso. "Grazie Pattie."
"A cosa servono le donne altrimenti? A supportarsi." Mi abbracciò prima di andare a controllare la pentola. Mentre mescolava, mi appoggiai al bancone. 

"Comunque per la domanda di prima," Mi inumidii le labbra. "Non lo fa più."
"Fare cosa?"
"Uscire con quei ragazzi ..." Dissi sentendomi già in colpa per averlo detto. 
Pattie mi guardò scettica. "Davvero?"
Annuii. "Sì."
Un sorriso comparve sulle sue labbra. "Sono contenta. L'ultima cosa che volevo era vedere mio figlio in giro con persone che l'hanno portato a niente, se non alla miseria."

Sentii come se una palata di rimorsi venisse versata sopra di me. Avevo mentito ad una donna meravigliosa, ma sapevo che se avessi detto la verità, Justin non mi avrebbe perdonato e i suoi genitori non l'avrebbero perdonato.
Aveva appena fatto pace con suo fratello e sua madre. Vederlo perderli di nuovo era l'ultima cosa che volevo. 
Una volta era stata abbastanza. 

"Kelsey, puoi dire ai ragazzi di apparecchiare?"
"Certo, Pattie.
"Grazie, tesoro." Uscendo dalla cucina, allungai la testa nel salotto. "Ragazzi, vostra madre vuole che aiutate ad apparecchiare la tavola."
"Ok, arrivo fra un secondo. "Rispose Jaxon. 

Sentii lo sguardo di Justin su di me, ma lo ignorai. Voltandomi, camminai verso il tavolo su cui avremmo mangiato. 

Prendendo i piatti, iniziai a posizionarli uno davanti ad ogni sedia fino a quando non sentii due braccia avvolgermi la vita. Non mi voltai neanche perchè già sapevo chi fosse. Al contrario, continuai a mettere i piatti. 

"Mi dispiace." Mormorò Justin contro i miei capelli. 

Dopo aver messo tutti i piatti, presi i tovaglioli e iniziai a metterli accanto a tutti i piatti. 

"Piccola ..." Sussurrò Justin. "Parlami."
"Non c'è niente di cui parlare. In ogni caso, non dovresti toccarmi,giusto?"
Justin allontanò la testa così che potesse avere una visuale intera della mia faccia. "Come?"
"Dal momento che sei un bambino, potrei essere arrestata ... giusto?"
Justin rise. "Stavo solo scherzando."
"Già, sembra che scherzi molto oggi." Voltandomi, mi tolsi le sue mani di dosso. Prendendo cucchiai e forchette, iniziai a posizionarli sopra ogni tovagliolo. 

"Kelsey ..." Justin sospirò prendendomi la mano per poi spingermi contro di lui una volta finito di mettere apposto le posate. "Non fare così, per favore ..."
"Ma io sono una stronza, giusto? Perché dovresti starmi vicino se sono una stronza?" Sbottai con tono freddo.

"Non sei una stronza."

"Ti ricordo che è così che mi hai chiamato o mi sbaglio?"
"Ti sei sbagliata." Mormorò avvicinandosi alla mia faccia. 
"Sicuro?"
"Mhm," Annuì strofinando il naso contro il mio collo prima di lasciare le sue labbra sfiorare la mia pelle. 

"Justin ..." Sussurrai. 

Premendo le labbra contro il mio collo, mi sentii come se tutto intorno a me fosse svanito e fossimo rimasti solo io e Justin. 

Incominciò a baciarmi il collo fino ad arrivare alla mascella da cui si allontanò. "Mi dispiace." Disse baciando le mie labbra e accarezzando la mia guancia con la mano destra. "Okay?"

Distolsi lo sguardo, incapace di guardare i suoi occhi.

"Non voglio discutere con te adesso."
"Neanche io."
"Allora guardami quando ti parlo."

Serrai la mascella prima di riportare il mio sguardo su di lui. 

Premette le sue labbra contro le mie, questa volta, solo dopo qualche minuto si allontanò. "Ti amo."
"Ti amo anche io." Sussurrai. 

Prendendomi la mano mi abbracciò, il suo mento appoggiato sulla mia testa. "Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Non avrei dovuto dirlo."
"Non m'importa se l'hai detto." Mi allontanai. "Odio il fatto che tu l'abbia detto davanti a tua mamma e a tuo fratello. Capisci quanto sia stato imbarazzante?"
Sospirando, annuì. "Non stavo pensando e mi dispiace davvero."
"Lo so." Forzai un piccolo sorriso. 

"Va bene, la cena è pronta." Pattie entrò nella sala da pranzo. "E' ... tutto ... apparecchiato ... Ho interrotto qualcosa?" Ci indicò notando l'abbraccio. 

"No, è tutto ok." Sorrisi togliendomi dalle braccia di Justin. "Hai bisogno di una mano a portare il cibo in tavola?"
"Sì grazie." Si guardò intorno. "Dov'è Jaxon?"
Aprii bocca per dire qualcosa, ma la richiusi nel momento in cui capì che non avevo una risposta. "Non lo so. L'avevo chiamato con Justin ad ap--"
"Doveva andare in bagno. Ha mangiato troppi popcorn." Justin mi interruppe, sorridendo a sua madre. 

Pattie gli lanciò uno sguardo che significava che non ci era cascata. "Sembra che tu e tuo fratello abbiate bisogno di usare il bagno nei momenti più adatti ..."
"Già, beh, che posso dire? Abbiamo un tempismo perfetto."
"Mhm," Pattie scosse la testa. "Comunque sia, se lo vedi, digli che la cena è pronta. Non penso che io e Kelsey saremo le uniche ad aiutare a portare la cena in tavola, giusto?"
"No Signora!" Disse Justin imitando un soldato. 

Ridacchiai prima di dargli una gomitata. 

Pattie sorrise scuotendo la testa. "Sono in cucina." 
"Okay." Dicemmo io e Justin in coro.

Non appena Pattie lasciò la stanza, mi voltai verso Justin. "Adesso; dov'è realmente Jaxon?" Feci un mezzo sorriso incrociando le braccia contro il mio petto. 
Alzò le spalle. "E' probabile che gli abbia detto che se provava a mettere piedi in questa stanza, gli avrei amputato tutte e due le gambe ..." 
"Justin!" Diedi uno schiaffo sul suo petto. 
"Cosa? Dovevo parlarti!"
"Non c'era bisogno di minacciarlo! Sai benissimo che avresti potuto dirgli che avevi bisogno di parlare con me, vero?"

Justin aprì la bocca per protestare, ma sembrò realizzare perché alla fine, non disse niente. 

"Esattamente." Mi allontanai scuotendo la testa prima di entrare in cucina.

Dopo pochi minuti si presentarono Justin e Jaxon. 

"Dov'eri?" Chiese Pattie a Jaxon. 
"Bagno. Troppi popcorn." Si portò una mano sopra lo stomaco. 

Sorrisi sapendo cosa c'era dietro. 

"Oh, davvero?" Chiese di nuovo Pattie. 

Jaxon annuì. 

"Beh, spero ti senta meglio."
"Sì, tutto apposto."
"Perfetto; allora vai a mettere il cibo in tavola." Pattie prese un piatto di patate e lo passò a Jaxon. 
Successivamente preso una ciotola di insalata e la diede a Justin. Infine afferrò un piccolo piatto, che riempì di pasta per poi passarlo a me. 

Quando tutto fu sistemato, Pattie si tolse il grembiule e lo agganciò all'uncino. Poi venne nella sala da pranzo dove ci sedemmo intorno al tavolo. 

"Sedetevi pure."

E così facemmo. 

"Tuo padre arriverà da un momento all'altro."

Justin diventò teso, strinsi la sua mano sotto il tavolo, facendogli capire che sarebbe andato tutto bene. 

Proprio quando ci eravamo tutti messi a sedere, la porta principale si aprì, si sentirono dei passi e poi si sentì la porta richiudersi. "Sono a casa." Una forte voce maschile echeggiò per la casa. 
"Siamo qui!" Rispose Pattie. 

Jeremy comparve nella stanza poco dopo con un paio di jeans e una canottiera, con sopra una maglia scozzese. I suoi occhi si posarono su Justin e immediatamente l'aria si fece fragile. 

Justin si alzò di scatto non sapendo cosa fare.

"Cosa ci fa lui qui?" Jeremy indicò Justin, uno sguardo di delusione sul suo volto.

Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora