capitolo 25

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Lasciai un grugnito di frustrazione uscire dalla mia bocca prima di far entrare in contatto i miei pugni con il tavolino di fronte a me. "E' fottutamente ridicolo!" Strillai diventando rosso in faccia. 
"Fratello, calmati." John disse tranquillamente. Scossi vigorosamente la testa, ignorandolo. 
"Come cazzo facciamo a rintracciarla? Questa merda si è rotta o cosa?" Tirai un calcio al tavolo dove la nostra attrezzatura era posizionata. 
Respirando, feci scorrere le mie dita tra i miei capelli prima di tirarmi le punte. 
"Tirare calci al tavolo non lo farà funzionare, Justin." Disse Bruce alzandosi e scuotendo la testa. "Hai bisogno di sederti e concentrarti."
Iniziai a fare avanti e indietro, ignorando quello che aveva detto. Tutto quello che sapevo era che dovevo trovare Kelsey prima di perderla. 

Bruce si morse la lingua cercando di non dire altre parole che avrebbero potuto fare scattare la scintilla. 
"Che altro potresti dirci?"
"Cosa vuoi che ti dica di più?" Sbottai, voltandomi per guardarlo negli occhi. "Tutto quello che so è che è salita nella decappottabile rossa di un figlio di puttana fuori dal ristorante."
Bruce si strofinò la fronte frustrato. "Li troveremo. Okay? Adesso hai solo bisogno di calmarti e concentrarti. Non possiamo averti intorno mentre tiri calci al tavolo ogni volta che pensiamo di non farcela. Non possiamo lavorare in questo modo se continui a fare tutte queste sceneggiate."
"Non sto facendo una sceneggiata," Esclamai a bassa voce. "E' solo che non posso correre il rischio di aspettare." Feci una smorfia. "E' da, quanto? Un ora che stiamo qui seduti a cercare di rintracciarla? E se ha bisogno del mio aiuto in questo preciso istante?" Il sol pensiero di lei in pericolo mi portò un ondata di preoccupazione. 
"Per prima cosa, per qualche cazzo di motivo è corsa via?" Chiese Bruce. 
Feci spallucce strofinandomi la nuca.
Bruce ridacchiò amaramente incredulo. "Non farmi spallucce e dimmi la verità. Che è successo?"
"Siamo andati al ristorante, si è arrabbiata e se ne è andata." Distolsi lo sguardo. 
"Sì ma perché?" Bruce iniziò a stressarmi fissandomi intensamente. 
Sospirai. "Non sapevo che Jen lavorasse lì come cameriera ed è venuta a chiederci gli ordini. Le ho detto di andarsene, Kelsey ha capito che ci conoscevamo e voleva sapere il come e perché. Non gliel'ho detto e si è arrabbiata andandosene." Mi morsi il labbro, ripensando alla nostra litigata. 

Ero stato un tale idiota.
Avrei solo dovuto dirglielo ... 

"Perché non gliel'hai detto?"
Sospirai pesantemente. "Come potevo spiegare le cazzate su cui erano fondante le nostre vite? Huh? Come potevo spiegare che Jen aveva due facce, che mi aveva pugnalato alle spalle e che se ne è andata fottendomi?"
"Dicendo questo." Disse John come se fosse la cosa più facile da fare. 
Alzai gli occhi al cielo. "E poi avrebbe voluto sapere perché Jen fosse stata descritta in quella maniera." Scossi la testa inumidendomi le labbra. "Non potevo rischiare. Okay? In ogni modo, il passato mio e di Jen è passato. Non sono affari di Kelsey."
"Beh fratello, se è la tua ragazza, ha il diritto di saperlo." John mi lanciò uno sguardo. 
"Chi ha detto che è la mia ragazza?" Sbottai.
"Amico, chi stai cercando di essere?" John rise. "So che ti piacciono i miei manrovesci e so anche che quella ragazza significa qualcosa per te, altrimenti non staresti facendo tutto ciò," Fece un gesto per indicare il tavolo. "solo per trovarla. E poi ho sentito quello che hai detto a Bruce." Un mezzo sorriso sulle sue labbra. 
"Come vuoi," Borbottai.

Bruce si sedette in silenzio, ascoltando la nostra conversazione. "L'ho vista solo una volta e ha già portato più casini lei che tutte le missioni messe insieme che abbiamo fatto." Scosse la testa. "Sarà bene che lei valga la pena Bieber perché giuro che se finisce con il fotterci, ucciderò sia te che lei." Dopo questo, iniziò di nuovo a cercare di rintracciarla.
Non potevo fare altro che ridere. "Non preoccuparti. Non lo farà." Mi sedetti accanto a John aiutandoli. 
"Con chi potrebbe essere andata?" Chiese John. "Voglio dire, la macchina ti era famigliare? L'hai mai vista prima? Potrebbe aiutare."
Aggrottai la fronte pensando per qualche minuti a cosa John mi aveva chiesto. 
Mi ci vollero minuti prima che la lampadine nella mia testa si accese. Mi appoggiai allo schienale con gli occhi ben aperti e le labbra separate. "Luke."
"Cosa?" Bruce alzò la testa guardandomi.
"Il territorio dei The King." Dissi incredulo. "Ho visto la macchina vicino a quell'area prima di venire pugnalato. Ricordo che stavo camminando e di averla vista, solo che non ci ho prestato molta attenzione." Le mie mani si chiusero formando dei pugni. 
"Aspetta. Perciò, stai dicendo che Luke ha rapito Kelsey?" Bruce si fermò dal fare quello che stava facendo per concentrarsi sul mio ragionamento. 
"Oh, non è stato Luke. Kelsey sa come è fatto. Sarebbe stupido da parte sua andare in persona da lei. E' stato uno dei The Kings." Annuii sicuro di quello che stavo dicendo. "C'è Luke dietro tutto." Mi alzai.
"Woah, pensaci un attimo prima di fare qualcosa di cui ti potresti pentirti." Bruce si alzò in piedi.
"Fanculo, no." Sbottai. "E' lui. Sono sicuro. Chi altro farebbe salire in macchina Kelsey se non la conosceva?" Feci una pausa. "A meno che non sapessero che io la conoscevo." Scossi la testa, la rabbia ribolliva nelle mie vene. "Perché aspettare per la sparatoria? Dovremmo farla ora." Camminando in direzione dell'armadio, spalancai le ante, razzolando all'interno fino a quando non afferrai una scatola di metallo.
Ritornando al tavolo, la posai e iniziai a girare i quadrati con i numeri stampati cercando la combinazione corretta. Una volta sbloccata, l'aprii. 
Una volta presa una pistola che era all'interno, controllai di avere proiettili sufficienti per poi infilarla nella parte posteriore dei miei jeans. Chiudendo la scatola, la rimisi nell'armadio prima di ritornare da John e Bruce. "Ho finito di giocare. Se quei bastardi voglio giocare con il fuoco, si bruceranno."


Kelsey's Point of View:

Iniziai a risvegliarmi lamentandomi. Non ricordavo di essermi addormentata. Aprendo gli occhi, gli sbattei più volte prima di mettere a fuoco. 
Quando fui pienamente sveglia, realizzai che non sapevo dove ero. 

Immediatamente il panico prese la meglio su me, iniziai a guardarmi intorno cercando un modo per uscire da lì. Fu in quel momento che realizzai che non potevo muovermi perché ero legata ad una sedia. I miei occhi si spalancarono mentre il mio cuore iniziò a battere senza un ritmo specifico.

Dove diavolo ero?

Ingoiando, cercai di ricordare l'ultima cosa che era successo ma tutto quello che mi ritornò in mente fu la discussione con Justin, io che andavo via e una macchina che mi dava un passaggio ... cazzo. 
Andrew. Era tutta colpa sua. Quel bastardo.

Cercai di muovere le mani ma tutto quello che feci fu solo graffiarmi con il filo di corda legato stretto intorno ai miei polsi. Lasciando uscire dalla mia bocca uno strillo di dolore, sbuffai infastidita dalla mia stupidità. 

Ci doveva essere un modo per uscire da quel posto. 
Dovevo uscire da lì. Solo Dio sapeva chi erano quelle persone e cosa mi avrebbero fatto. 

Mi iniziai a guardare intorno cercando di trovare qualunque cosa che mi potesse aiutare a rompere quelle corde quando la porta che dava fuori iniziò a tremare e prima che avessi l'occasione di pensare a cosa fare, la porta si spalancò. 
Alzai lo sguardo per vedere quattro figure sull'orlo della porta. 
"Bene, bene, bene, ecco qui la ragazza di Bieber." Una voce troppo familiare rimbombò nelle mie orecchie. 

Come facevano a sapere che conoscevo Justin?

Aggrottai la fronte. "Non sono 'la ragazza' di nessuno, grazie." Risposi con tono duro.

Lo so che non avrei dovuto rispondere dato che non sapevo nemmeno chi fossero o cosa sarebbero stati capaci di fare ma ero conosciuta per avere la lingua lunga e non avrei mai mostrato a quei coglioni di essere spaventata.

Se mostri debolezza, ti bersagliano ancora di più. 

Immagino che guardare soap opera mi stava tornando utile.

Ridacchiò. "In questo momento non c'è bisogno di mentire. Sappiamo tutti che sei legata a Bieber."
"Non so di che diavolo stai parlando." Sibilai. 
Non avrei mai aperto bocca. Specialmente a dei ragazzi che mi avevano rapito. 

"Sai ..." Inchinò la testa da un lato. "Non tollero le bugie." Disse a denti stretti camminando verso di me. 
"Non sto mentendo." Dissi. 
Inarcò un sopracciglio. "Chi credi di essere, ragazzina?"
Con la coda dell'occhio, potevo vedere Andrew e altri due ragazzi (a me sconosciuti) in piedi con un sorriso macabro sul loro volto.

Se solo avessi potuto schiaffeggiarli ... 

Sentii un colpo secco sulla mia guancia che mi fece sussultare dal dolore. "Che cazzo?" Sbottai, girandomi per vederlo fissarmi divertito. 
"Un'altra cosa che non tollero oltre alle bugie sono le persone che mi ignorano." Continuò con uno sguardo minaccioso. 
"Sei pazzo, cazzo." Dissi con disgusto. "Come fai a picchiare una ragazza?" Coglione.
"E' molto facile, tesoro. Tutto quello che devi fare è portare la tua mano dietro e mirare la loro guancia; così." Mi tirò un altro schiaffo. 
Mi morsi il labbro cercando di non urlare. 
Sorrise. "Posso fare quello che voglio e non c'è niente che tu possa fare." 
"Se non fossi legata a questa sedia, farei qualcosa ... tesoro." Lo imitai. "E' divertente come tu mi abbia dovuto legare ad una sedia per fare queste cose disgustose." 
"Hai ragione." Annuì. 
Inarcai le mie sopracciglia rimanendo in silenzio. Lo fissai con uno sguardo incuriosito. E io che pensavo che Justin fosse bipolare ... 
"Se non fosse stato per questa sedia, non avrei fatto quello che ho fatto. Infatti, avrei fatto qualcosa di più invece di tirarti uno schiaffo." Sorrise nascondendo un doppio senso nelle parole. 

Distolsi lo sguardo. 

"Sai," Fece una pausa iniziando a camminare intorno alla sedia dove ero seduta. "Per essere una ragazza, sei molto esuberante ..." Sorrise chinandosi, facendo sì che la sua faccia fosse a pochi centimetri dalla mia. "Non c'è da stupirsi che Bieber stia con te. Sono sicura che te la cavi a letto." Fece l'occhiolino. 
"Sei disgustoso." Replicai voltandomi verso di lui così che i nostri occhi si incontrassero. 
"E' la tua parola preferita o qualcosa del genere?" Posizionò le sue mani ai lati del mio volto. "Perché se è così, potresti iniziare ad abituarti a dire qualcos'altro ..." Fece l'occhiolino mentre il sorriso sulle sue labbra si allargò. "Mi divertirò tantissimo con te." Sussurrò minacciosamente mentre la sua mano iniziò ad accarezzare la mia guancia. 
Trasalii, togliendo la mia faccia dal suo tocco. 
Ridacchiò prima di rialzarsi. "Non riuscirai a spingermi via quando, più tardi, avrò le mie mani su di te." 
Guardai con la coda dell'occhio mentre uscì dalla stanza seguito da i due ragazzi, lasciando Andrew indietro. 
Mi morsi la lingua cercando di controllarmi dal dirgli qualcosa. 
Non avevo notato che si era avvicinato fino a quando non sentii la sua presenza. 

Cercando di non infamarlo, rimasi seduta senza dire una parola. 
Un oggetto metallico brillò nella stanza facendomi diventare la gola secca. I miei occhi pieni di terrore.
Mi controllai dall'urlare quando sentii la punta del coltello premere sul lato della mia faccia. Mordendomi il labbro, mi rifiutai di mostrare ogni segno d'ansia mentre Andrew sorrideva. 

"Sarebbe una vergogna rovinare questo faccino. Non credi?" La sua voce mi fece rabbrividire. 
Strizzai gli occhi senza dire una parola. 
"Peccato che devo." Sussurro prima di sprofondare la lama affilata contro la mia pelle per poi trascinarla giù per la mia guancia facendomi urlare di dolore. Un dolore indiscutibile, innegabile. 
"Avresti dovuto ascoltare il tuo ragazzo, tesoro." Andrew si avvicinò al mio orecchio continuando a far scorrere la lama sulla mia guancia giù per il collo facendomi urlare ancora di più. Il dolore si faceva sentire sempre di più sulla pelle lacerata. "Non saresti dovuta salire in macchina." Leccò la pelle dietro il mio orecchio. "Immagino che hai imparato la lezione, vero?" Rise cupamente prima di allontanarsi da me e uscire dalla stanza. 

Trattenni le lacrime che volevano disperatamente uscire. 

Dove sei, Justin?

Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora