capitolo 35

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Kelsey's Point of View:

Spalancai la bocca.
"Chi diavolo vorrebbe ucciderti?" Dissi, in completo shock.

Realizzai quando stupida fosse la domanda nel momento in cui la dissi.
Ovvio che aveva qualcuno che avrebbe voluto ucciderlo, ha i suoi nemici.

"Non è ovvio?" Disse Justin scuotendo la testa, la rabbia era evidente nel suo tono di voce e nei suoi occhi. Quegli occhi color miele si incupirono, facendo scomparire così tutta l'innocenza che avevano fino a pochi minuti prima.

Continuai a guardarlo, aspettando che Justin finisse di pensare. C'erano persone che lo odiavano. Come potevo sapere chi era il pianificatore?

"E'stato Luke." Disse improvvisamente in completo disgusto. Si poteva leggere quanto lo detestava dallo sguardo che aveva assunto.
Rabbrividii al suo nome, cercando di non ricordare cosa mi aveva fatto. "Perché vorrebbe ucciderti?"

Justin fece una risata secca, scuotendo la testa. "Perché non dovrebbe?" Distolse lo sguardo dalla macchina in fiamme e mi guardò.
Feci spallucce. "Non lo so ..."
"Non essere ingenua, Kelsey." Justin si inumidì le labbra guardandomi negli occhi.
"Non lo sono." Risposi.
"Lo sei." Distolse lo sguardo. "Ha delle ragioni valide per volermi morto."
"Ma, perché-"
"Perché siamo scappati." Mi guardò di nuovo. "Non lo capisci?"

Lentamente scossi la mia testa.

Sospirò, strizzando gli occhi per poi riaprirli. "Siamo scappati senza guardarci alle spalle. Mi voleva morto, voleva finirmi – dimenticalo – voleva finire te."
I miei occhi si spalancarono. "Io? Perché?"
"Perché sa quando significhi per me." Sussurrò Justin, i suoi occhi nel vuoto, il suo corpo con me, ma la sua mente da tutt'altra parte. "Sapeva che prenderti e farti del male mi avrebbe ucciso. Farti morire sarebbe stata l'ultima vendetta." Si schiarì la gola prima di continuare. "Non sarei stato in grado di pensare lucidamente e sarei stato più facile da abbattere."

Annuii cercando di capire. Sentii il mio cuore accelerare nel momento in cui parlò di quanto significo per lui e di come io e lui saremmo potuti morire.

"Il suo piano è saltato nel momento in cui sono spuntato fuori. L'ha odiato e quando ce ne siamo andati mano nella mano si è incazzato ancora di più perché siamo scappati solo con qualche graffio." Fece una pausa. "Vuole vendicarsi, Kelsey." Sospirò profondamente. "E non smetterà finché non ci riuscirà."
Mi morsi il labbro. "Non capisco perché vuole ucciderti quando tu l'hai lasciato vivo..."
Justin rise senza umorismo. "E' malato di mente, Kels." Abbassando lo sguardo, lo guardai mentre continuò a spiegarmi. "Mi vuole fuori dalla faccia della terra."
"In ogni modo non capisco come sia iniziato tutto questo. Voglio dire, perché fare tutto questo quando è rimasto vivo? Anche se gli hai sparato, sta ancora respirando—"
"Non capiresti."
Aggrottai la fronte. "Sì che capirò. Devi solo spieg—"
Justin scosse la testa. "Ho detto anche troppo."
"Ma, Justin—"
"No." Scosse la testa facendomi capire che era serio. "E' abbastanza."

Finii con le domande, cercando di non iniziare una nuova discussione.

Prendendo il cellulare dalle sue tasche, aggrottai la fronte. "Chi stai chiamando?"
Justin alzò un dito per farmi segno di fare silenzio mentre posizionò il suo iPhone all'orecchio.
Chiusi la mia bocca, ascoltando.
"Hey amico ... sì, sto bene ... ascolta, ho bisogno che mi vieni a prendere ... non, non ho saltato scuola ... stavo ritornando ... cazzo, vieni oppure no?! ... cosa intendi con 'no'? ... sono quasi morto, cazzo. Mi prendi in giro? ... no, non sto mentendo! ... è cosa ho pensato ... sì, sono fra Jefferson e Hill ... okay, okay, sbrigati." Chiuse la telefonata.

"Chi era?"
"John."

Ripensai a quanto il nome fosse familiare e poi mi venne in mente. John era l'amico di Justin. Pure lui era lì quando ero stata rapita. "Cosa ha detto?"
"Ci sta venendo a prendere."
"Gli hai detto cosa è successo?"
"Se."
Mi morsi il labbro. Perché si stava comportando in questo modo tutto d'un tratto? Sospirai. Uomini.

Dopo alcuni minuti, Justin si alzò nel momento in cui una macchina accostò. Allungò una mano verso di me.
L'afferrai e mi tirai su.
"Off," Mugolai, mi faceva male il culo e il mio corpo era tutto dolorante a causa della caduta.
"Stai bene?" La preoccupazione nel suo tono di voce.
Annuii. "Un po'di dolore. E' stata una bella botta."
Annuì, avvolgendo un braccio intorno alla mia vita prima di accompagnarmi alla macchina. Una volta che mi sedetti, Justin mi accarezzò la guancia prima di chiudere la portiera e sedersi accanto a John.

"Come va, grande?" Justin annuì verso John.
"Hey," Si diedero il pugno prima di iniziare a guidare.

Mi morsi il labbro sentendomi in una situazione di imbarazzo.

"State bene ragazzi?" Chiese John guardarmi prima Justin e poi lo specchietto retrovisore.
Accennai un sì con la testa. "Sto bene."

Justin rimase in silenzio per tutto il viaggio.

Sospirai distendendomi contro lo schienale prima di ricordarmi cosa dovevo fare. "Hey, John?"
"Hm?"
Guardai in direzione di Justin, non sapendo se dovessi o meno parlare con John. Quando mi riguardò, capii che non rischiavo. "Uhm," Giocherellai con i miei pollici, sentendomi arrossire sotto gli occhi dei due ragazzi. "Grazie."
Aggrottò la fronte. "Per cosa?"
Mi inumidii le labbra. "Per, lo sai, per avermi aiutato da Luke ..."
Annuì ricordando. "Non c'è problema." Alzò le spalle. "Farei di tutto per Justin e per le persone a cui tiene."

Sentii le mie guance avvampare.

"Stai zitto," Sussurrò urlando Justin.
Sorpreso, John alzò un sopracciglio. "Non le hai ancora detto che ti piace?"

Sentii il mio corpo avvampare alla sua domanda. Quasi sorrisi a me stessa.

"Si che l'ho fatto."
"E?" John continuò.
"E cosa?" Chiese Justin.
"State insieme o no?"

Mi ghiacciai alla domanda non sapendo neanche se stavano insieme o no. Ovvio, ci baciavamo e altre cose ma non avevamo mai ... ufficializzato niente.

In ogni caso, Justin fece spallucce prima di lanciarmi uno sguardo che diceva: "Beh, sì?"
Era questo il suo modo di chiedermi di diventare la sua ragazza? Mi morsi il labbro pensandoci prima di annuire lentamente.

Sorridendo, Justin si rigirò. "Sì."
"Era l'ora cazzo!" Urlò.
Sia io che Justin ridacchiammo.
Non riuscii a non sorridere come un idiota per tutto il viaggio in macchina fino a quando non arrivammo a casa di Justin.

Quando la portiera si aprì con Justin piazzato davanti, risi.
"Pronta?" Allungò la mano verso di me.
L'afferrai e annuendo, mi aiutò ad uscire.

Avviandoci verso la porta, ci fermammo aspettando che John tirasse fuori le chiavi di casa per poi aprire la serratura.
Entrammo e quasi immediatamente fummo bombardati da domande – in realtà le domande erano più per Justin. Era solo il caso che io fossi accanto a lui.

"Per qualche diavolo di motivo sei uscito da scuola? Come diavolo ha fatto la tua macchina ad esplodere? Stai bene? Che è successo?"

Justin alzò una mano in aria. "Whoa, Bruce, calmati."
"Non dirmi di calmarmi Justin, cazzo. Sei quasi morto!"
Sospiro. "Lo so, ma urlarmi contro non risolverà niente." Disse.

Bruce sospirò sapendo che Justin aveva ragione. "Hai ragione, ma ancora mi chiedo cosa è successo."
"Lo so e te lo dirò. Prima, sediamoci però."
Senza aggiungere una parola, Bruce si voltò e si incamminò verso il bracciolo della sedia dove si sedette. Justin si sedette sul divano facendomi sedere sulle sue ginocchia e John si sedette accanto a noi. Impossibile non notare gli altri quattro ragazzi seduti intorno a noi.

"Beh?" Disse all'improvviso Bruce.

Justin mi spinse indietro appoggiando il mento sopra la mia spalle. "Io e Kelsey abbiamo avuto una discussione a scuola e volevo scusarmi. L'avrei portata fuori e l'ho fatto. Stava andando tutto bene fino a quando non ho avuto un presentimento. Sentivo che c'era qualcosa che non andava e lì, ho sentito un ticchettio. Non sono riuscito a capire cosa fosse fino a quando non ho abbassato lo sguardo sulla radio e l'ho visto. Una fottuta bomba che faceva il conto alla rovescia dei secondi."
Justin si inumidì le labbra. "Ho detto che di saltare fuori dalla macchina e abbiamo fatto appena in tempo perché nel momento in cui sono saltato, la macchina è volata in mille pezzi –"
Justin fu interrotto dalla risata di Bruce. Aggrottando la fronte, Justin alzò un sopracciglio. "Che cazzo c'è di così divertente, amico?"
"Scusami, ma non sono riuscito a non realizzare come Kelsey finisce sempre nel mezzo."
"Dillo a me." Mormorai sarcasticamente.
Bruce si distese contro lo schienale. "Devo congratularmi con te. Sei una ragazza dura." Fece una pausa. "Perché nessuno sarebbe riuscito a controllare tutti questi avvenimenti come hai fatto tu. Neanche Jen."


Justin's Point of View:

Potei sentire il corpo di Kelsey contrarsi alla menzione del nome di Jen e non riuscii a non sospirare. Sapevo che avrei dovuto parlarle di Jen.

Bruce sorrise. "Mi piace."
Feci un mezzo sorriso. "Anche a me."

Kelsey arrossì, facendomi sorridere ancora di più. Mi sporsi in avanti, accarezzando il suo orecchio con le mie labbra. "Amo quando arrossisci."
Le sue guance diventarono ancora più rosse diventando il motivo della mia risatina. L'effetto che avevo su di lei era divertente.

"Va bene." Bruce applaudì le mani. "Adesso parliamo della vendetta perché non lascerò che quel coglione scappi dopo che ha provato ad ucciderti per la seconda volta."
"Seconda volta?" Chise Kelsey in confusione.
"La prima volta quando fui pugnalato e la seconda è oggi." Le ricordai.
"Oh..." Annuì facendo segno che aveva ricordato.
"Ragazzi, cosa pensate di fare?" Chiese Bruce.
Accentuai la stretta intorno alla vita di Kelsey. "Io dico di fare cosa avevamo già programmato. Li facciamo scomparire."
Bruce annuì. "Facciamo saltare il magazzino in aria?"
"Sì." Allungai la 's' per qualche secondo. "Gli faremo vedere a quel coglione chi si è messo contro e che non vincerà mai. Deve fare altro che farmi saltare la macchina in mille pezzi se vuole uccidermi."
Bruce iniziò a discutere anche con gli altri ragazzi di cosa avevo detto. Sapevo cosa sarebbe successo ed ero pronto.

"Quando dici che potremmo fare il colpo?" Bruce mi guardò.
Non ci pensai due volte. "Stanotte."
"Diavolo, no." Bruce scosse la testa.
"Perché no?" Aggrottai la fronte confuso. "Il bastardo ha provato ad uccidermi!"
"Perché ci sta aspettando, Bieber. Sa che stiamo andando a prenderlo. Non è stupido. Lo sa che facendoti arrabbiare, non penserai lucidamente e farai quello che vuoi. Dobbiamo farlo quando meno se l'aspetta."

Annuii, Bruce aveva ragione. "Okay, allora quando pensi di colpire?"


Kelsey's Point of View:

Era strano sedere lì e ascoltarli parlare di bombardare. Non era abituata a quel tipo di cose, ma ero felice che mi lasciassero ascoltare.
Non riuscii a non sorridere appena realizzai che si fidavano abbastanza per farmi ascoltare cosa stessero pianificando. Justin mi aveva detto che avevo il diritto di venire a conoscenza di tutto ciò perché ormai ne ero parte, anche se non lo sapevo. 
Aveva ragione ma questa era la sua battaglia, io ero solo una conquista avvenuta nel durante.

"Stai bene?" Justin mi chiese mentre salimmo le scale per andare in camera sua.
"Sì, sono solo una po' stanca dato tutto quello che sta succedendo."
"Ci vuole un po' per abituarsi." Justin mi strinse la spalla in modo confortante.
"Hai capito." Ridacchiai.
Rise, premendo le sue labbra contro la mia guancia. "Sei forte, piccola. Lo sai?"
Sorrisi a malapena. "Non molto."
Scosse la testa. "Nah piccola, lo sei."
Feci spallucce. "Se lo dici tu."
"Hai vissuto tutto quello che è successo senza farne una tragedia. Non ti sei agitata o lamentata. Ti sei comportata come uomo e tu sei tutt'altro che un uomo." Rise. "Sono fiero di te."
Mi morsi il labbro cercando di non sorridere come un bambino quando riceve una sorpresa. "Grazie." Sussurrai.
Chiudendo la porta con i piedi, Justin camminò dietro di me, le sue mani sopra le mie spalle. "Di niente, piccola."

Sorrisi al nomignolo con cui mi aveva chiamato.

"Vuoi distenderti con me?" Chiese.
Mi voltai per guardarlo. "Certo!"
Ridacchiò alla mia sfacciataggine, facendomi camminare all'indietro verso il letto. Pochi secondi e il dietro delle mie ginocchia toccò il materasso facendomi cascare di sedere.
Immediatamente, Justin si distese accanto a me.
Avvolgendo le braccia intorno a me, mi strinsi a lui come fanno i bambini con i proprio orsacchiotti. Le mie braccia avvolsero la sua vita mentre la mia testa atterrò sopra il suo petto.
Sentì Justin giocherellare con i miei capelli e non riuscii a non sorridere mentre pensavo a quanto fossimo adorabili.

"Kelsey?" Sussurrò Justin.
"Hm?" Mormorai.
"Lo sai che ci tengo a te, vero?"
"Certo."
"E non voglio che ci siano segreti fra di noi."
Mi morsi il labbro cercando di capire cosa volesse dire. "Neanche io." Replicai onesta.
"Questo è il motivo per cui inizierò ad essere onesto con te ... Iniziando da Jen."

I miei muscoli si contrassero appena sentii il suo nome.
Notandolo, Justin fece scorrere le sue dita sul mio braccio con un movimento dall'alto vero il basso facendomi rilassare. "Tranquilla piccola, devi solo ascoltare." Mi rassicurò.
"Non devi dirmelo per forza se non vuoi ..." Sussurrai.
"Nah, voglio dirtelo."
Annuii sopra il suo petto.

Facendo un respiro profondo, iniziò il racconto. "L'anno scorso, io e Jen eravamo fidanzati e le cose andavano bene. Io l'amavo e pensavo che mi amasse pure lei ..."

Mi morsi il labbro sentendomi lo stomaco chiudersi in una bolla di gelosia al pensiero che Justin amasse qualcun'altra oltre a me.
Anche se, in realtà, non mi aveva mai detto quelle parole.
Alzai lo sguardo, tracciando una linea lungo la sua mascella con le mie dita, incoraggiandolo ad andare avanti.

"... Fino a quando non ho scoperto che mi aveva mentito per tutto il tempo. Vedi, Jen aveva sempre una scusa dopo l'altra per il fatto che non poteva uscire con me o per quando uscivamo e lei doveva andare via. Non avevo mai sospettato niente all'inizio perché avevo fiducia in lei, ma poi tutto ha cominciato a infastidirmi e non riuscivo a sopportare l'idea di lei che mi dava buca ogni giorno quindi un giorno l'ho seguita. Solo per vedere cosa avrebbe fatto."

Annuii disegnando cuori sulla sua pelle.

"E' uscito fuori che non stava facendo niente di strano. Ho mollato e mi sono sentito in colpa per avere dubitato di lei, fino al giorno dopo quando ho ricevuto una chiamata che diceva che era scomparsa. Sono entrato nel panico non sapendo chi avrebbe potuto rapirla o perché. Sono andato a cercarla e l'ho trovata legata ad una sedia in un magazzino, con un nastro sopra la bocca. Stavo andando a liberarla quando una pistola mi fu puntata in fronte."

Mi accigliai al pensiero, le mie dita si spostarono verso il suo collo. Quando notò questo spostamento, si rilassò.

"Venne fuori che era stato Luke ad averla rapita. Non ci credevo e volevo che la liberasse. Dissi che non lo meritava e che se voleva fare del male a qualcuno, avrebbe dovuto farlo a me. Mi disse che era troppo tardi. Cercai di trovare qualche accordo ma non accettò niente. Aveva uno sguardo pieno d'odio e voleva vendetta per cosa? Non ne avevo idea."

"Gli dissi di quanto tutta quella sceneggiata era idiota e che avrebbe dovuto finirla, ma mi disse che non poteva senza prima dirmi qualcosa. Non riuscii a capire fino a che non vidi gli occhi di Jen spalancarsi. Capii che c'entrava qualcosa. Luke si mosse dalla sua posizione, tolse il nastro dalla bocca di Jen prima di premere le sue labbra contro. Nel momento in cui pensai che lei avrebbe urlato e cercato di scappare, fece l'impensabile ... ricambiò il bacio."

I miei occhi si spalancarono.

"Mi sentii tradito, disgustato ... inutile. Non riuscivo a credere che la mia ragazza si stava vedendo con il mio nemico. Luke mi disse che Jen lo incontrava alle mie spalle da mesi, ero troppo stupido per accorgermene. Mi disse anche qualcosa che non mi sarei mai aspettato di sentire. Mi disse che era incinta ... ma non era mio figlio."

Mi spinsi le labbra all'interno della bocca cercando di non iniziare una scena e di lasciarlo finire.

"Era di Luke." Accentuò la stretta che aveva su di me, contraendo la mascella.

Presi la sua mano destra nella mia, stringendola cercando di fargli capire che ero lì e che sarebbe andato tutto bene.

"Mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato uno schiaffo o sparato al cuore. Mi sentii come in un'altra dimensione. Fu come se qualcuno mi avesse portato via da dove stavo. Pensavo che fosse un sogno, e davvero lo speravo, ma era la realtà: la mia ragazza stava frequentando il mio peggior nemico alle mie spalle e portava in grembo suo figlio."

Deglutì la saliva che si era formata in gola, sentii una stretta al cuore pensando a come potesse sentirsi Justin. Iniziai a sentire il suo stesso dolore.

"Ero arrabbiato e ferito. Jen cercò di inventarsi una scusa, ma non l'ascoltai. Le sue mani furono liberate e non appena lasciai la stanza e iniziai a correre giù per le scale, mi seguì e mi afferrò dal braccio. Impazzii, la spinsi via malamente e perse l'equilibrio..." Vidi le lacrime bagnare i suoi occhi.

"Cascò dalle scale ... fu portata all'ospedale e più tardi i medici dissero che aveva perso il bambino."

Mi morsi il labbro cercando di non spalancare la bocca dalla sorpresa.

"Non potrei mai perdonarmi per questo. L'odiavo per avermi fatto arrabbiare, ma soprattutto odiavo me stesso per averla ferita. La odiavo? Sì. Volevo che succedesse? Affatto. Jen, in ogni modo, mi ha perdonato e mi ha chiesto di ritornare insieme. Ha provato a convincermi, ma rifiutai e da qual momento, Luke ha fatto di tutto per uccidermi. Voleva che sentissi il suo 'dolore'. Odiava il fatto che anche se ero venuto a conoscenza di tutto, Jen ancora voleva stare con me. Lo uccideva sapere che lei continuava a preferire me a lui."

E in quel momento, tutto ebbe un senso.
Jen, il ristorante, Luke, l'arrabbiature, la gelosia, l'odio e tutte le altre cose.

Aggrottai la fronte incredula a quanto ero stata arrogante al ristorante con lui. Non voleva dirmelo perché era una cosa personale e io ne avevo fatto una tragedia.

"Da quel momento, non ho creduto in nessuno. Non ho aperto il mio cuore e certamente non ho mostrato i miei sentimenti. Ho tenuto tutto per me e ignorato chiunque, esclusi i ragazzi. Mi sono focalizzato sul lavoro e non mi sono preoccupato di niente e nessuno." Fece una pausa, abbassando lo sguardo per fissarmi. "Fino a quando non sei arrivata tu..."
Il mio cuore si sciolse.
"Mi hai fatto capire perché non dovrei avere una relazione." Rise non appena spalancai gli occhi. "Ma, mi hai anche fatto capire perché non ho più bisogno di nascondermi. Mi hai fatto aprire gli occhi. Mi hai fatto capire che non tutte sono come Jen. Non tutte le ragazze sono delle stronze buone solo a mentire e ingannare."

Risi alla scelta delle parole che aveva fatto.

"Mi hai fatto capire che non fa male dare spazio al cuore."

La mia vista iniziò a sfocarsi mentre fissavo gli occhi di Justin.
"E mi hai insegnato come si fa ad amare di nuovo." Sussurrò.
Si inumidì le labbra, la mia gola si chiuse mentre le sue parole si stampavano in mente. Non potevo crederci e non riuscivo più a respirare.

Deglutendo, accarezzai la sua guancia. "Mi hai fatto capire perché dovrei dare spazio al mio cuore e ascoltarlo. Anche se hai sbalzi d'umore peggio di una ragazza con il ciclo,"Justin rise alla mia battuta. "Hai un cuore d'oro e me l'hai dimostrato più di una volta. Mi dispiace per tutte le volte che ti ho chiesto di Jen ... Io –"
"Shh, non preoccuparti. Avevi il diritto di saperlo..."
"Lo so, ma non avrei dovuto obbligarti. Avrei dovuto essere paziente."
"Piccola, va bene. Sono felice di avertelo detto."
Sorrisi. "Anche io."

Dopo qualche secondo, riaprii bocca. "Mi dispiace per cosa ti è successo. Jen è stata un idiota a lasciarti andare, soprattutto per un pezzo di ... spazzatura come Luke. Per il bambino ..." Feci un respiro profondo. "Non è stata colpa tua e nemmeno di Jen – per quando odio ammetterlo – è stato solo il destino e il fatto che eravate per le scale –"
"Non l'avrei dovuta spingere in quel modo."
"Eri arrabbiato e avevi ragione per esserlo! Avevi scoperto che la tua ragazza se la faceva con un altro." Dissi innervosita al sol pensiero di questa Jen.

Distolse lo sguardo, senza dire una parola e lasciandomi parlare.

"Non voglio che per il resto della vita continuerai ad incolparti. Okay?"

Si morse il labbro.

"Justin..." Sospirai.
Annuì. "Okay."
Sorrisi. "Ottimo."

Il silenzio cadde fra di noi.
Dopo qualche minuto mi avvicinai verso di lui. "Volevo solo farti sapere che," Sussurrai. "Non ti lascerò mai e non ti tradirò mai. Sono qui per restare. Okay?"
Sorridendo, afferrò il mio mento con il suo indice e pollice prima di sollevarlo così che le nostre labbra potessero toccarsi.

Approfondii il bacio e quasi immediatamente i nostri corpi incominciarono a fare pressione uno sull'altro.
Afferrando la mia coscia sinistra, Justin la portò sopra la sua vita facendomi mettere a cavallo sopra di lui. Le sue mani sui miei fianchi continuando a far scontrare le sue labbra contro le mie.
Feci scorrere le mie mani su e giù per il suo petto, impugnando la sua maglietta nel palmo della mia mano. Le nostre emozioni ci stavano facendo impazzire.

Gemendo, Justin leccò il mio labbro inferiore cercando un entrata, la quale fui felice di concedere. Le nostre lingue iniziarono a scontrarsi una contro l'altra.

Strofinandomi contro il corpo sotto il me feci gemere in modo sensuale Justin contro le mie labbra.
Gemetti afferrando con i miei denti il suo labbro inferiore.

Sfiorandomi la schiena con le sue dita, Justin strinse le mie maniglie dell'amore. Capii che voleva andare oltre a tutto questo, e, per questa volta, non avrei protestato.

Tirando l'orlo della mia maglia, me la portai su fino alla testa prima di riattaccarmi alle sue labbra.
Justin era il prossimo. Rotolammo, così che fosse lui sopra di me. Si alzò sulle ginocchia e respirando pesantemente, si tolse la maglia di dosso.
Mi morsi il labbro fissandolo prima di afferrare il suo collo per poi portarlo di nuovo sdraiato su di me per un altro bacio.

Nel momento in cui stava per togliersi i pantaloni, la porta si spalancò facendoci smettere di fare cosa stavamo facendo, i nostri petti si muovevano su e giù rapidamente.
Guardai da dove proveniva il suono e vidi una ragazza con i capelli neri e occhi blu accesi. Aggrottai la fronte chiedendomi dove l'avessi già vista. Ci stetti un po' prima di ricordarmi di averla incontrata la prima volta quando Justin mi aveva portato qui.

La tensione riempì l'atmosfera. Justin si alzò dal letto e si posizionò davanti a me, come per proteggermi.

"Cosa vuoi, Kayla?" Sbottò.
Alzai un sopracciglio. Kayla era il suo nome...

E dal modo in cui si comportava, potei capire che a Justin non piaceva e quasi immediatamente, sentii che nemmeno a me piaceva.

Qualcosa dentro di me, segnalava che lei era un guaio.

Speravo di sbagliarmi.
L'ultima cosa di cui avevo bisogno era un altro dramma da aggiungere alla lista.

Danger (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora