Help me (1)

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Il ticchettio dei tacchi degli stivali echeggiavano per tutto l'edificio.
Nei corridoi deserti quello era l'unico suono udibile, accompagnato dal lieve fruscio del soprabito nero.
Axel camminava silenzioso, avvolto nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni.
Era tardi, lo sapeva.
Ma quando era tornato a casa era stanco e si era addormentato ritardando così di un paio di minuti.
Finalmente il suo sguardo individuò un altro soprabito uguale al suo, con l'unica differenza che alla persona davanti a lui il vestito cadeva dritto mentre il suo era più gonfio e molto più stretto alla vita.

-Saïx, scusa il ritardo.-
Lo salutò riconoscendo la chioma azzurra.

-Vedi di fare prima la prossima volta.-
Lo rimproverò freddamente il suo amico.

-Comunque, la missione consiste nell'eliminare quest'uomo.-  Porse una foto al rosso che la prese guardandola attentamente.
-Vedi di fare un lavoro pulito. Inoltre nell'edificio dove alloggia c'è un fascicolo, non dovresti fare fatica a trovarlo perché lo tiene sempre con sé. Vedi di portarmelo.-
Aggiunse.

Axel distolse lo sguardo dalla foto per voltarsi verso Saïx.

-Non è un ordine di Lord Xemnas vero?-
Chiese Axel.

-Siamo a pochi passi dalla verità, vuoi rovinare tutto... LEA?-

Axel si irrigidì.

*-Al lavoro sporco ci penso io, tu pensa a lavorarti i Piani Alti.-*

[Chi riconosce da dove viene questa citazione lo sposo♥]

-Bene, ora va'. Altrimenti la preda scappa.-

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Axel correva a perdifiato, il fascicolo in una mano e uno dei suoi chakram nell'altra.
Sentiva dei passi dietro di lui.
Cercò col pollice il pulsante che permetteva il rimpicciolimento delle sue armi, quando lo ebbe trovato il chakram cominciò a smontarsi in modo tale che ogni parte potesse rientrare all'interno del l'impugnatura centrale.  
Anche se lo odiava doveva ammettere che Vexen era un genio, quelle armi erano progettate per smontarsi e riassemblarsi automaticamente a seconda del bisogno.
Posò l'impugnatura all'interno di una tasca del soprabito concentrandosi nuovamente sulla corsa. 

Devo uscire di qui!

Pensò cercando una possibile soluzione.
Proprio mentre svoltava l'angolo del corridoio finì addosso a due uomini facendoli cadere a terra e  cadendo lui stesso.
Ringraziò il cielo di essersi calato il cappuccio sul viso.
Se l'avessero visto in volto sarebbe stata la fine.
Si mise in piedi senza aspettare che i due elaborassero il fatto che quello davanti a loro era un intruso e riprese a correre.
Alcuni istanti dopo però sentì  altre voci avvicinarsi davanti a lui mentre gli uomini che lo inseguivano erano sempre più vicini.
Si guardò a destra e a sinistra in cerca di una possibile via di fuga.

L'unica era una finestra a quattro metri di distanza, lui si trovava al primo piano, il che voleva dire almeno sei metri di volo assicurati.
Vide i primi uomini spuntare dalla fine del corridoio.
Non aveva scelta: prese la rincorsa saltando una volta vicino alla finestra.
Istintivamente portò le braccia davanti al viso poco prima dell'impatto con il vetro.
Un rumore assordante riempì la sera mentre il vetro si infrangeva.
Axel restò sospeso in aria per alcuni secondi, poi atterrò rotolando sull'asfalto cosparso  delle schegge di vetro della finestra.
Strinse i denti, l'impatto col terreno era stato più doloroso di quanto avesse immaginato. 
Si rialzò velocemente controllando di avere il fascicolo ancora con sé; era ancora lì perfettamente intatto in quella cartellina azzurra.
Lo strinse nelle mani ignorando il bruciore ai palmi laddove i guanti neri erano stati strappati dal vetro.
Riprese a correre il più velocemente possibile mentre il dolore alle gambe aumentava.
Corse per ore, gli ordini erano sempre gli stessi:
Non rientrare alla base finché non si è certi di non essere stati seguiti.
Quando fu certo che non lo avrebbero più ritrovato Axel si avviò verso l'entrata posteriore del palazzo in cui lavorava.
Saïx non l'aveva avvertito che il luogo dove l'aveva mandato era pieno zeppo di nemici.
Arrivò davanti alla camera del collega (n 7), aprì la porta senza preoccuparsi di bussare.
Il ragazzo era seduto sul suo letto e guardava la luna dalla finestra.

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