Only a puppet.

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-When you walk away, you don't hear me say... Please oh baby don't go! Simple and clean is the way that you're making me feel tonight... is hard to let it go!-

La musica riempiva ogni vuoto intorno al rosso, tutto veniva cancellato dalla melodia incalzante della canzone, ma per quanto veloce fosse il ritmo ad Axel quella canzone aveva sempre trasmesso un ché di malinconico.

Quando cammini via non mi senti dire: per favore, oh amore non andare...

Quella frase l'avrebbe dedicata a Saïx.

Semplice e pulito è il modo in cui mi stai facendo sentire stasera.

Quando l'aveva letta per la prima volta aveva pensato subito a Roxas, descriveva alla perfezione le sensazioni che provava quando era in compagnia del ragazzino.

È dura da lasciare andare.

Ed entrambe le realtà che quel ritornello mostrava erano troppo difficili da lasciare andare.
Quella canzone l'avevano scritta lui e Demyx qualche settimana prima, il chitarrista si era occupato dell'arrangiamento e lui aveva scritto il testo.
Era stata una buona valvola di sfogo, gli aveva permesso di esprimersi senza problemi, senza che nessuno potesse vedere sotto quelle parole così abilmente impilate a formare un testo che mai qualcuno avrebbe potuto ricollegare a lui.

- Hold me
Whatever lies beyond this morning...
Is a little later on.
Regardless of warnings the future doesn't scare me at all.
Nothing's like before.-

Le parole fuggirono dalla sua bocca, la voce incredibilmente intonata nonostante gli auricolari e la musica ad impedirgli di udirla.
Nulla era più come prima, mai lo sarebbe stato.
Il mondo scorreva nei suoi occhi, mai un dettaglio era uguale al giorno prima, per lui che era un grande osservatore era così ovvio.
Era come una registrazione che andava all'infinito e nei suoi occhi verdi erano raffigurati tutti i riflessi dei dettagli ormai da tutti dimenticati.
Guardò il marciapiede sul quale stava passeggiando, quel giorno vedeva tutto grigio, persino i suoi capelli rossi gli erano sembrati spenti... avrebbe tanto voluto ravvivarli ma anche lui in un certo senso si sentiva spento.
D'un tratto si accorse che aveva cominciato a piovere.

Se fossi in un film strappalacrime farei un figurone.

Pensò con ironia, in quel preciso istante però sentì qualcosa pungergli la nuca, come una leggera scossa elettrica.
Si girò di scatto, così velocemente che non se ne accorse neanche.
Dietro di lui c'era una ragazzina.
Sembrava avere all'incirca quattordici anni. 
Aveva i capelli corvini corti che le ricadevano sulla fronte in ciocche disordinate, gli occhi azzurri erano grandi e profondi e la pelle così pallida che sarebbe potuta passare benissimo per un fantasma.
La cosa che lo colpì fu che la ragazzina lo fissava così intensamente che distogliere lo sguardo fu quasi impossibile.
L'aveva già vista da qualche parte, ne era sicuro... ma dove?
D'un tratto ebbe come un flash.
Era seduto al bar davanti a scuola con Roxas e stavano ordinando, la cameriera aveva preso gli ordini ma lui era troppo impegnato a mangiarsi il biondo con gli occhi per notarla.
Era una ragazza bassina con grandi occhi azzurri e i capelli corvini.

-Ti sei ricordato eh?- disse lei.
Aveva la voce più dolce dell'universo, ma lui ne fu terrorizzato a tal punto da dimenticare le buone maniere.

-Chi sei e che vuoi da me?- disse con una voce fin troppo stridula, alcune persone che camminavano per la strada si voltarono a guardarlo.
La ragazzina gli sorrise: un sorriso caldo e affettuoso, ma Axel vide i suoi occhi diventare improvvisamente vuoti.

-Io sono solo un fantoccio, cosa mai potrebbe volere un fantoccio da un nessuno?- chiese allegra.
Axel spalancò la bocca confuso ma nessuna parola ne uscì.

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