Castle Oblivion.

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Libri...
Erano da sempre i suoi migliori alleati, vi si poteva rifugiare quando era triste sopprimendo così il dolore con altre mille emozioni che, seppur fittizie, lo aiutavano a superare i momenti di guerra che ormai erano all'ordine del giorno in quella che, almeno teoricamente, doveva essere la sua famiglia.
Tuttavia prima o poi le pagine vanno chiuse e il lettore deve ritornare alla nuda realtà.

-Roxas, vieni a tavola che ho fame!-
Lo chiamò il fratello dalla cucina.
Il ragazzo si alzò nonostante una parte del suo cervello lo supplicasse di rimanere su quel divano e finire gli ultimi due capitoli del libro che stava leggendo.

-Tu hai sempre fame Sora, comunque arrivo tranquillo.-
Nonostante le apparenze Roxas voleva bene a quello zuccone di suo fratello, ma a volte non riusciva a capirlo nella sua infinita semplicità.
Si incamminò verso la cucina.
Non aveva alcuna voglia di toccare cibo, in realtà erano ormai due giorni che non mangiava nulla.
Nessuno se n'era accorto semplicemente perché nessuno badava mai a lui, era come una sorta di fantasma per i suoi familiari... una presenza accettata, ma non gradita.
Si sedette al suo posto, il tavolo era quadrato e lui era posizionato in modo tale da avere difronte il padre e ai due lati la madre e il fratello.

-Sora, raccontaci un po' della tua classe, com'è andata la giornata di oggi?-
Chiese sua madre.
Nessuna domanda per lui, nessun ''come va?'', nessun ''ti sei fatto nuovi amici?'', solo domande per Sora.
Quest'ultimo si lanciò nel racconto di come aveva colpito con una pallonata la testa del povero Demyx durante l'ora di ginnastica e della sfilata di Marluxia negli spogliatoi subito dopo la partita di pallavolo.
Quel giorno il professor Leaxus, un omone grande, grosso e non esattamente loquace, li aveva fatti giocare contro la classe di Demyx e Axel, del rosso però c'era stata alcuna traccia, questo aveva fatto scemare tutto l'interesse di Roxas nei confronti della novità. Così si era seduto sui gradini e aveva osservato la partita senza farsi particolarmente coinvolgere, di tanto in tanto aveva lanciato qualche occhiataccia a Marluxia che però lo ignorava quasi come se quegli sguardi carichi d'accusa non fossero indirizzati a lui. 

-E tu Roxas, che hai fatto di bello?-
Intervenne suo padre vedendo che il discorso di Sora stava diventando fin troppo dettagliato, il ragazzo infatti si era messo a descrivere tutto il vestiario dei ragazzi di quinta a partire dalle mutande rosa con i cuoricini rossi di Marluxia per finire con quelle azzurre con le note musicali nere di Demyx.

John Lightkey, il padre di quegli strani gemelli, era un uomo alto e robusto con un fisico da modello di intimo, ciò nonostante vestiva sempre con ampie felpe, giacche a vento color verde militare e pantaloni jeans solitamente strappati che lo facevano somigliare più ad un barbone che a un modello.
Aveva la pelle abbronzata e gli occhi più azzurri il mondo avesse mai visto, il tutto incorniciato da una una folta capigliatura color del grano, la barba bionda era curata ma presentava già qualche filo bianco che appariva anche tra le disordinate ciocche di capelli.

-Non ho fatto niente di che, oggi mi hanno interrogato di matematica ma è andata male come al solito.- rispose in tono piatto limitandosi a spostare con la forchetta le verdure nel suo piatto.

-Dovresti trovarti un tutor, sarebbe un modo per migliorare in matematica e per instaurare un rapporto d'amicizia con qualcuno... non credi?-
Disse suo padre gentilmente, era l'unico membro della famiglia che lo trattava da essere umano.

-Ma lui ha già un tutor!- esclamò Sora entusiasta, Roxas si irrigidì di colpo incenerendo il fratello con gli occhi.
Se il bruno avesse detto qualsiasi altra cosa su Axel, abituato com'era a ingigantire le cose, c'era l'enorme possibilità che i suoi genitori non glielo facessero più incontrare.

-Ma davvero? E come mai non ne hai mi parlato prima?- chiese sua madre.

Tra tutti i parenti di Roxas la madre era una di quelli con cui andava meno d'accordo. 
Lei lo riteneva ribelle, asociale, anormale...
Roxas aveva sempre creduto che  pensasse che lui rovinava l'estetica della famiglia.

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