1; Lydia

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La strada, man mano che ci addentravamo nella città, diventava sempre più familiare. Gli alberi, le case, adesso riconoscevo tutto a memoria.

Ma avevo paura. Sì, avevo la tremenda paura di iniziare a soffrire di nuovo. In quel posto mi era stato portato via tutto: la famiglia, il lavoro di mio padre, lui e la nostra bambina.

Dicono che le gravidanze a diciotto anni sono qualcosa di devastante dentro.
Dicono che perdere chi si ama sia qualcosa di logorante.
Dicono che dare in adozione un bambino sia come morire sotto tortura.
E io, che avevo subito tutte e tre quelle cose, come dovevo sentirmi?

Morta. Quei sedici lunghi anni li avevo passati cercando di non pensare a niente, invano. Per un po' di tempo avevo seguito le notizie dal Cordova attaccata allo schermo, poi mio padre aveva annunciato che era il momento di andarcene da lì. Ricordo che annuii, andai a fare le valigie e qualche giorno dopo partimmo, lasciandoci questa città alle spalle.

Avevo diciannove anni e abbandonavo la barca che affondava.

Adesso ne avevo trentaquattro ed eccomi qui, guidando la mia amata Cabrio, tornando alla vecchia vita che mi ero lasciata alle spalle.

Parcheggiai l'auto di fronte alla casa. Non era cambiata per niente, pensai. Il tetto spiovente era ancora in piedi, e la ghirlanda che avevamo appeso alla porta quando avevo sei anni era ancora al suo posto, come se volesse reclamare la sua appartenenza alla casa.

Aiutai mio padre a scendere dalla macchina. Era lui il motivo per cui ci eravamo ritrasferiti: aveva un tumore al cuore e l'unico medico in grado di rimuoverlo chirurgicamente prima che si trasformasse in un cancro si trovava qui. Per precauzione, però, i medici di Harvelle ci avevano detto di far stare papà su una sedia a rotelle, anche se poteva benissimo camminare.

«Questa stramaledetta sedia a rotelle la ficco giù per la gola, ai medici. Io so camminare.» Borbottò papà.

«Lo so, ma è così che hanno detto e così che farai. Non voglio perdere anche te.» Dissi. Se n'era andata la mamma, se n'era andato lui, la bambina viveva felice con Amanda... papà era l'unica persona a cui tenessi veramente che non mi aveva ancora abbandonato.

Prima di entrare in casa, papà sospirò. «Non devi fare tutto questo per me.» Sussurrò, ma riuscii a sentirlo forte e chiaro.

Gli poggiai una mano sulla spalla. «Coraggio, papà. Ce la possiamo fare.»

***
dovrei mettere il cast, ma diciamo che non ne ho proprio voglia e non voglio spoilerarvi niente.
comunque, wow, non mi capacito ancora che sono qui a scrivere il sequel di mum, era così bello il finale😢 (SEH).
spero che questo libro vi piaccia come vi è piaciuto il primo💓
ps: la cover è stata realizzata da petrovxfire con il suo libro "Girl's craps", passate a dare un'occhiata

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