▬
«Hai presente sedici anni fa, a Steepfall?» Chiese Lydia.
E come non ricordarlo: la settimana più bella della mia vita. Non espressi questo pensiero ad alta voce, notando l'espressione preoccupata e nervosa di Lydia.
«Sì, perchè?» Risposi. Anche Amanda era visibilmente ansiosa, il suo volto era più leggibile di quello di Lydia, che era molto brava a nascondere i sentimenti. La mia ex professoressa si grattava le nocche in continuazione, torturandosele.
«Beh, ti ricordi sicuramente cosa abbiamo fatto in quella settimana.» Stavolta Lydia parlava con più discrezione, guardandomi negli occhi.
Feci un sorrisetto malizioso che fece arrossire Lydia. «Ma certo.»
Ma il rossore sulle sue guance svanì presto e lei ridivenne seria.
«Qualche settimana dopo, precisamente il ventinove giugno, quando la scuola era finita, mi accorsi che qualcosa non... andava.» Abbassò lo sguardo sulle sue scarpe e sussurrò qualcosa. Mi avvicinai di più a lei, piegando la testa, per sentire cosa stesse dicendo.
«Ero incinta.» Disse con voce flebile.
Non avevo bisogno di chiederle se fosse mio figlio, non avevo bisogno di nessuna ripetizione o di nessuna conferma.
Riflettendo, ero partito per il Cordova il trenta giugno e Lydia era venuta a casa mia il giorno prima, dove mi avrebbe detto che stava aspettando un bambino da noi, che sarebbe stato un Callaghan a tutti gli effetti e che aveva bisogno di me. Ricordai che la vidi ingrassata. Quando sei incinta, seni e fianchi si allargano, rovinando la bella figura di una Lydia nell'età dove il corpo è perfetto. Io, invece, prima che lei potesse darmi quella notizia, le avevo comunicato che non ci saremmo rivisti mai più.
Mi accasciai sul divano, osservando la mia tazza di caffelatte, anche se la mia mente vagava nei ricordi.
Per sedici anni in città c'era stato mio figlio. Avevo un figlio, un erede. Nella mia mente avevo sempre immaginato di avere una schiera di bambini con Lydia, in futuro, e quel sogno si era avverato a metà. Mi ero sposato con Thea, ignaro di avere un figlio che viveva la propria vita, i primi amori, conosceva i primi amici, se era maschio andava alle partite di baseball, se era femmina sprecava un patrimonio per lo shopping con le amiche.
Quando ritornai in me, mi accorsi che stavo piangendo. Lydia era accanto a me, in lacrime pure lei, e stringeva la mia mano. Mi avvicinai a lei e poggiai la testa nell'incavo del suo collo, bagnandole la maglietta. Le sue mani accarezzarono i miei capelli e la mia spalla, dandomi piccoli baci.
«È una femmina. All'anagrafe si chiama Sherilyn Callaghan, ma è conosciuta come Sheri Leithold. Amanda l'ha adottata quando aveva a malapena un mese.» Sussurrò. Ricordai che a Steepfall, una volta, mi aveva detto che sua madre si chiamava Sherilyn, Sherilyn Roy. Io le avevo risposto che il suo nome mi piaceva molto.
«Sa tutto.» Disse Amanda, e fu la prima volta che prese parola.
Alzai la testa e guardai negli occhi Lydia.
«Possiamo vederla?» Chiesi.
Lei sorrise. «Ma certo.»
*
Sheri era bellissima, un miscuglio perfetto tra me e Lydia. Nei suoi occhi azzurri scorgevo la decisione di sua madre, mentre nel modo di parlare e in quel poco che avevo visto del carattere era una degna Callaghan.
Ci trovavamo nella cucina di casa di Amanda, solo noi tre, mentre la padrona di casa e Hugh Jobs erano in salotto.
Io e Lydia eravamo seduti al tavolo, vicini, mentre nostra figlia era di fronte a noi.
Fui io a parlare. «Sheri, io e Lydia vorremmo dirti una cosa. Io sono prossimo al divorzio e finalmente potrò sposare tua madre.»
«Non chiamarla mia madre. E non definirti mio padre.» Borbottò lei.
Stavo per ribattere qualcosa, ma Lydia mi fermò e iniziò a parlare.
«Sheri, lo so che questo può risultare strano, a tratti incomprensibile, ma noi siamo i tuoi genitori e ti vogliamo bene.»
«Ma mi hai data in adozione.» Commentò. Oltre ad assomigliare a me, con quella frase mi ricordò mio padre.
«Lo so, ed è stato un errore imperdonabile. Ma avevo diciotto anni, ero troppo piccola e troppo povera per mantenere una bambina senza padre. Se tutto fosse stato in un'altra circostanza, io ti avrei tenuta senza esitazioni. Non credo che tu possa capirmi, e non mi aspetto che tu possa farlo. Io e Scott vorremmo che tu venissi a vivere con noi, ma se rifiuterai perché vuoi stare con Amanda capiremo.»
Ecco un'altra ragione per cui amavo Lydia: la sua capacità di parlare, di esprimersi era fuori dal comune. La sua sincerità e la sua comprensione era qualcosa di raro da trovare in una persona.
Fu un silenzio lungo, interminabile, dove Sheri riflettè silenziosamente sul da farsi. Potevo immaginare i meccanismi del suo cervello che funzionavano come un orologio.
Alla fine sospirò. «La mia migliore amica ha sedici anni. Un giorno l'ho costretta ad andare ad una festa per il semplice fatto che io non ci potevo andare. Lì si è ubriacata e ha fatto sesso. Adesso è al terzo mese di gravidanza. Voleva abortire, ma quando ha fatto l'ecografia ha visto suo
figlio e ha deciso di tenere il bambino. I suoi genitori non sanno niente, mangia pochissimo per non farglielo vedere. In tutto questo, non sa nemmeno cui sia il padre. Quindi sì, vi capisco, mamma e papà.» Quando disse quest'ultima parola provai un moto di orgoglio.Sheri si alzò. «Credo che se fossi in lei avrei fatto lo stesso.»
***
-1.
STAI LEGGENDO
Daughter
Short Story✔︎ | ❝Ho smesso di cercarti, ma non di volerti.❞ Dove Lydia, ormai trentaquattrenne, cerca di riaggiustare tutto ciò che era andato storto nella sua vita, a cominciare dall'amore. © oiieah sequel di mum, se non volete spoiler leggete il primo libro;...