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Ero arrivato in quella scuola e già iniziavo ad annoiarmi. La ragazza che doveva accompagnarmi in giro per compensare il mio inesistente senso di orientamento, Larsen, continuava ad arricciarsi i capelli e a flirtare con me. Non ne potevo più, così ero scappato. Avevo vagato a vuoto in giro per la scuola quando entrai in quella che doveva essere la mia aula.
Mi pentii subito di quello che avevo pensato. Se ci fosse stata una classe per imparare a baciarsi appassionatamente probabilmente ci ero appena entrato.
Un ragazzo, alto e con una folta zazzera di capelli color nocciola pomiciava con una ragazza alta e abbronzata.
Il ragazzo si staccò dal bacio, mi guardò e proruppe in una risata divertita. La reazione della ragazza fu completamente diversa: mi guardò e iniziò a biascicare una serie di insulti. Il ragazzo la mandò via dicendole che era una puttana, poi chiuse la porta dell'aula lasciandoci soli.«Divertente, la tua entrata. Sei nuovo?» Chiese porgendomi la mano.
«Sì. Stavo scappando via da Larsen.»
La sua bocca era un ovale perfetto. «Larsen Roosvelt? Brutta scelta, ragazzo, qui devi puntare più in alto. A proposito, come ti chiami?»
«Boy.» Non era il mio vero nome, ma di certo non avrei tenuto quello del nonno.
Il ragazzo alzò un sopracciglio. «Va bene Boy, io sono Ryan, Ryan Mavor. Sarò io la tua guida in questo covo di matti.»
*
Erano passate poche ore dal nostro primo incontro che già avevamo stretto amicizia. Avevamo l'ultima ora, arte, insieme e avevamo occupato i due posti più lontani dalla cattedra. Ryan stava letteralmente cadendo in letargo, mentre io mi impegnavo al massimo per tenerlo sveglio.
«Ehi, Boy, oggi pomeriggio ti va di bere qualcosa da Shaffer? Ci vanno un sacco di belle ragazze, lì.»
Annuii senza far trasparire il mio entusiasmo. «Certo che sì.»
Mi immaginai al bancone di quel fantomatico Shaffer, intento a bere una Coca-Cola con una bella ragazza di fianco a me. Sorrisi beatamente.
Ryan mi diede una pacca sulla spalla. «Sì ma non montarti la testa, bellino. Prima dobbiamo sopravvivere a quest'ora.»
Annuii nuovamente e guardai la Leithold. Era una donna sui cinquantacinque, ancora vigorosa nel suo modo di insegnare.
«È una strega» continuò Ryan. «Ma almeno sua figlia è uno spettacolo. Penso che venga anche lei oggi, devo presentartela.»
Non risposi, ma lanciai diverse occhiate all'orologio.
*
Shaffer era un locale gremito di gente di tutti i tipi, ma la maggioranza erano adolescenti. Era un posto buio, a tratti tetro, nonostante fossero le due e mezza di pomeriggio. Regnava musica house, sparata da uno stereo sopra al tavolo circolare da dove si potevano prendere i drink.
«Qui è tutto analcolico, ma se chiedi alla gente giusta possono procurarti un po' di coca da sciogliere nel cocktail.» Disse Ryan guidandomi in quel posto. Feci un cenno della testa senza replicare. Non volevo certo drogarmi all'età di diciassette anni, avevo bisogno di tutta la mia salute per andare alle nazionali di baseball.
Ci sedemmo al bancone. Ryan addocchiò subito una bionda dagli occhi di due colori diversi e iniziò a sussurrarle qualcosa all'orecchio. Lei piegò la testa all'indietro e scoprì i denti diverse volte per ridere.
Io mi guardai intorno, cercando qualche ragazza carina con cui flirtare e dimenticare il suo nome il giorno dopo.
Improvvisamente entrò nel locale una ragazza bellissima, e a tratti familiare: aveva degli occhi azzurri che infondevano decisione, capelli neri come la pece e labbra carnose che sembravano mormorare sensualmente baciami.
Tutto il locale si girò a guardarla: era come una calamita umana che attraeva a sè ogni cosa che la circondava. Persino un chihuahua che chissà da dove era sbucato si girò a guardarla.
Ryan la riconobbe e sorrise felice, facendole cenno di venire verso di noi. Forse era una sua amica. Ma perché era così familiare?
C'era una sedia vuota tra me e Ryan e la ragazza si accomodò su quella. Il mio amico scacciò subito la bionda.
«Ehi!» Esclamò la ragazza con voce melodiosa. Parlarono per un po' solo loro due e mi sentii molto a disagio, ma alla fine Ryan parve accorgersi di me.
Disse alla ragazza, di cui non avevo ancora capito il nome, di girarsi verso di me.
Mi guardò dritto negli occhi e potei confermare il fatto che era veramente bella, sotto ogni punto di vista. Ma continuavo ancora a chiedermi cosa ci fosse di tanto familiare in lei. Ce l'avevo sulla punta della lingua, dannazione.
«Permettimi di presentarti il mio amico Boy.» Disse Ryan.
Lo sguardo della ragazza era confuso. Per un istante arricciò il naso, e la riconobbi da quello.
«Cherie?*»
*si legge alla francese
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Daughter
Short Story✔︎ | ❝Ho smesso di cercarti, ma non di volerti.❞ Dove Lydia, ormai trentaquattrenne, cerca di riaggiustare tutto ciò che era andato storto nella sua vita, a cominciare dall'amore. © oiieah sequel di mum, se non volete spoiler leggete il primo libro;...