2; Amanda

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Finii di sistemare l'ultima verifica intorno alle sette di mattina. Un bel tre meno per Roxanne Hambridge, che grande dispiacere. Certo, quella ragazza era intelligente quanto una mangusta, ma mi sentivo in colpa a darle quel voto.

Posai il foglio pasticciato sul tavolo e mi stiracchiai. Controllai all'orologio che ore fossero, convincendomi ad alzarmi per svegliare Sheri.

Aprii piano la porta della sua camera, ricavata svuotando la vecchia soffitta. Era un ambiente luminoso e spazioso, ma Sheri l'aveva decorato alla moda dipingendone le pareti di bianco e mettendo diverse foto attaccate ad una parete.

Sorrisi. Nonostante avesse solo sedici anni, era molto più matura delle ragazze della sua età, anche se non dava a vederlo. A scuola era conosciuta come l'ape regina, ma in casa era tutta un'altra storia.

Durante quei sedici anni da quando Lydia mi aveva dato il piccolo fagottino mi ero sempre detta di trattare Sheri come se fosse veramente la mia bambina. Non era a conoscenza del fatto che fosse stata adottata, volevo ritardare quel momento il più possibile per non darle eventuali traumi. Di Lydia in tutti quegli anni neanche l'ombra, ma a scuola avevano detto che si era trasferita senza specificare dove.

Certe volte Sheri mi chiedeva chi fosse suo padre. Io le rispondevo che avevo passato una notte con una vecchia fiamma che poi se n'era andata. Mi chiedevo anche io chi fosse il vero padre di Sheri, poi osservavo il suo carattere e parte del suo fisico: non c'erano dubbi, era Scott.

Sheri era un misto perfetto tra madre e padre: aveva i colori scuri di Lydia — eccetto gli occhi azzurri, quelli erano ereditati da Scott nonché tratto distintivo della famiglia Callaghan — cresceva in fretta e amava circondarsi di bella gente, ma certe volte preferiva stare da sola. A volte la sorprendevo a guardarsi allo specchio pensante e mi chiedevo il perché. Lei si limitava a cambiare argomento, indicandomi che dovevo fare lo stesso e non pensarci.

Lei era proprio lì, seduta nella sua toeletta personale, tenendo incastrato tra l'indice e il medio un rossetto rosso, guardando il proprio riflesso con la bocca leggermente aperta.

«Sheri.» Dissi dolcemente, avvicinandomi a lei.

Si ricompose subito. «Ciao, mamma.»
Aveva una bella voce, nè troppo acuta nè troppo profonda per una ragazza della sua età.

Mi avvicinai di più a lei e le misi una mano sulla spalla. I suoi occhi azzurri passarono dal riflesso dello specchio a me. Un'altra caratteristica di mia figlia era che non esitava a guardare qualcuno negli occhi, quando gli parlava. E così fece a me.

«È pronta la colazione?» Chiese.

Annuii. «Vestiti.»

Lei non rispose, ma si alzò, aprì il suo armadio e prese in mano una cannottierina minuscola. Non approvavo molto i suoi vestiti un po' troppo "estivi", ma io stessa volevo che si sentisse a suo agio come meglio voleva.

Scesi dalla soffitta e andai in cucina a riordinare le ultime cose: la mia pignoleria non aveva mai fine.

Poco dopo scese anche lei, indossando una gonnellina nera con una cannottiera bianca. Era bellissima, come sempre.

Se solo Lydia potesse vederti così, pensai.

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