10; Boy

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Arrivato in quella scuola non mi ero certo aspettato di incontrare Sheri Leithold, perlopiù sotto le vesti della ragazza popolare.

Sin da quando l'avevo chiamata con il soprannome che le avevo affibbiato, mi era parso chiaro che in qualche modo fosse arrabbiata con me.

Non ci vedevamo da otto anni, perché mai avrebbe dovuto essere incazzata con il sottoscritto?

Nei giorni seguenti avevo provato a parlarle, convincendo Ryan a farci incontrare. Ma Sheri continuava a fuggire via, come se fossi un mostro.

Quel giorno però ero determinato a parlare con lei e avevo ideato un piano.

Alla terza ora io avevo geografia e lei un corso di potenziamento per la matematica, e guardacaso le nostre aule erano vicinissime. Avrei agito quando fosse suonata la campanella, aiutato da Ryan e da Erie, la nuova ragazza di quest'ultimo nonché amica di Sherilyn Leithold.

Diedi un'occhiata all'orologio appeso a destra della lavagna. Mancavano cinque minuti al suonare della campanella, e intorno a me nessuno degnava più una minima attenzione alla professoressa Sparks.

«Sei pronto?» Mi chiese Ryan.
Io annuii di risposta.

Tirai fuori il cellulare e mandai un messaggio a Erie, nascondendomi dietro la sedia. Essere in ultima fila aiutava sempre.

Boy :
Sei pronta, Erie?
✔️✔️

Erie🌹:
Certo! La mucca non sa nulla, le ho già detto che le devo parlare!
✔️✔️

"La mucca" era il nome in codice che avevamo dato a Sheri, in modo che lei non sapesse neanche per caso che stavamo parlando di lei.

Era a dir poco sbalorditivo il cambiamento avvenuto in quella ragazza: prima era una bambina ingenua e dolce, dall'aspetto timido. Adesso era diventata una bomba sexy capace di far crollare l'autostima di una persona con poche parole. Somigliava molto a Sequoia Jasper, una ragazza che aveva fatto nuoto con noi, tremendamente innamorata di me. Ricordavo che non riuscivo a scrollarmela di dosso, tutte le volte che volevo passare un po' di tempo con Sheri puntualmente lei mi ostacolava o si inventava delle bugie che solo dopo avevo scoperto fossero tali.

Non sapevo dire se mi piaceva la vecchia versione della piccola Leithold o l'aggiornamento dell'età adolescenziale. Rimpiangevo la bambina sempre allegra e disponibile, ma ero felice che avesse imparato a scegliersi gli amici con cura.

Il suono martellante e acuto della campanella mi fece sussultare. Infilai il telefono nella tasca della giacca e diedi un'occhiata di intesa a Ryan.

Prendemmo i nostri libri e uscimmo. Avevo espressamente detto a Erie di portare Sheri nell'aula di igiene, inutilizzata e chiusa da un bel po' di tempo. Inutilizzata forse non era il termine adatto per descriverla, dato che al suo interno erano stati dati così tanti baci rubati che Tinder sarebbe impallidito.

L'aula era vecchia e malandata, ma era l'unico posto ove trovare un po' di privacy. Ryan non era entrato con me, si era fermato poco più avanti per mandarmi un messaggio quando sarebbero arrivate le due ragazze. E infatti sentii il suono inconfondibile della suoneria personalizzata di Ryan, Thunderstruck degli AC / DC.

«Si va in scena.» Sussurrai dopo aver preso un lungo respiro.

Come a voler sottolineare la teatralità del tutto, la porta si aprii con un cigolio. Sheri sarebbe entrata da sola, dato che Erie avrebbe finto di aver dimenticato una cosa e le avrebbe detto di continuare senza di lei.

E così successe. La testa seguita dal corpo di Sheri apparvero sulla soglia. Chiuse la porta, e non appena mi vide sgranò gli occhi sorpresa.

«Basil!» Esclamò sorpresa, spalancando la bocca.

Feci un mezzo sorriso. «Vedo che le abitudini rimangono tali, Cherie.» Dissi, intendendo il fatto che lei continuasse a chiamarmi Basil anziché Boy. Non sapevo nemmeno perché mi piacesse quel soprannome, soltanto pensavo che suonasse bene e basta.

Lei rise, ma subito dopo tornò seria e incrociò le braccia. Peccato, il nostro piccolo momento di intimità era finito e Cherie continuava a preservare un atteggiamento ostile.

Ero sempre stato incapace di alzare un sopracciglio quindi sollevai entrambi guardando la ragazza dritto negli occhi, marrone scuro contro azzurro.

«Cherie, non sei obbligata a ignorarmi sempre.»

Lei aggrottò la fronte leggermente e aprì la bocca. «Lo faccio con tutti, non tormentarti l'anima per me.»

«Cherie, sai benissimo di cosa sto parlando. Voglio solo sapere perché continui sempre a fuggire da me, perché ad un tratto sei diventata così apatica. C'entra qualcosa con quello che è successo otto anni fa?»

Evidentemente dovevo aver toccato il tasto giusto, perché il suo sguardo cedette come un castello fatto di carte. Era indecisa se replicare allo stesso tono o andarsene, alla fine optò per un compromesso.

«Vediamoci e ti spiegherò tutto. Ma non adesso.» Disse, andandosene e sbattendosi la porta alle spalle. L'ultima cosa che vidi furono le sue lacrime.

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