11; Sheri

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Aprii la porta di casa e allungai la testa per vedere se ci fosse qualcuno. La mia paura degli squali assassini che respiravano fuori dall'acqua era insensata e infantile, ma continuavano a mettermi i brividi da quando avevo visto Sharknado.

Sospirai quando constatai che non ci fosse nessuno. Un altro giorno che potevo passare viva senza temere sbranamenti a sorpresa.

«Mamma, ci sei?» Era una domanda un po' retorica, dato che lei rientrava a casa intorno alle cinque.
Il silenzio che circondava la casa fu un verdetto più che unanime.

Avevo sempre odiato qualunque cosa non parlasse o non producesse rumore. Se sei vivo devi fare casino, era il mio pensiero.

Mi sfilai le scarpe e le posizionai accanto alla porta. Era bello togliersi i tacchi e camminare a piedi nudi sul pavimento fresco. Sciolsi i capelli, prima raccolti in due trecce, adesso solo una matassa nera. Andai in bagno e mi struccai, togliendo quel poco di trucco che mettevo giornalmente. Non ne avevo bisogno, tutti dicevano che ero bellissima e io ero d'accordo. Nel mio intimo ero una persona modesta, ma certe cose dovevo ammettere che fossero vere.

Come per esempio il fatto che ero una codarda perchè ignoravo Boy.

Con amarezza ricordai qualche ora prima, quando sotto inganno di Erie Palmer mi ero trovata chiusa nella vecchia classe di igiene con Basil, disperato e alla ricerca di risposte che io avevo solo saputo sviare. In qualche modo questo mi fece sentire una persona orribile.

Mi sciacquai la faccia e guardai il mio riflesso allo specchio. Ma come ero diventata? Meschina, viscida, insensibile. Tutto per un amore infantile. Tutto perché volevo delle attenzioni in più. Era inutile che accusassi ancora Sequoia, la colpa era solo mia.

Perché dovevo sempre volere di più da tutti? Era così difficile accontentarmi di quello che avevo?

Volevo sempre troppo dagli altri, ed ero disposta a tutto pur di giungere ai miei scopi. Volevo che Effie andasse a quella festa in discoteca, sebbene sapevo che lei preferisse rimanere a casa con i suoi nonni. Volevo che Elijah si levasse dalle palle, mentre lui cercava solo di aiutarmi. Volevo che Basil passasse più tempo con me.

Non mi ero mai resa conto di quanto avevo dalla vita, perché continuavo a chiedere di più.

Forse quel tratto non l'avevo imitato da Sequoia, forse la vera me era la ragazza meschina e bugiarda che tutti veneravano solo perché era bellissima.

*

«Sheri, sono tornata!» La voce squillante e familiare di mia madre riecheggiò in tutta la casa.

Corsi alla porta per abbracciarla. Lei ricambiò goffamente, dato che era piena di buste della spesa. Ne presi qualcuna e le poggiai sul tavolo della cucina, guadagnandomi un bacio sulla guancia e un arruffamento dei miei capelli.

«Devo piegare il bucato.» Disse. Annuii di risposta, quindi lei entrò in lavanderia e prese un grosso cesto verde che conteneva tutti i nostri capi sporchi. Tornò in cucina, si sistemò su una sedia e iniziò a pescarne a caso e a piegarli.

Io ero sulla soglia della porta, appoggiata allo stipite, tesa.

Mamma sembrò percepire la mia agitazione. «Devi dirmi qualcosa?» Chiese senza guardarmi in faccia, troppo impegnata a piegare le mutande.

Deglutii. «Sì.» Notai che il mio tono era calmissimo. Un bell'applauso al mio autocontrollo.

«Siediti, allora.» Il tono di voce della mamma era rassicurante. Mi chiesi se parlasse così anche ai suoi studenti.

Mi accomodai al capotavola, accavallando le lunghe gambe. Trassi un lungo respiro.

«Ti sei mai sentita sbagliata?» Iniziai. «Voglio dire, ti sei mai sentita come se questa non fossi tu? Io sì, continuamente. È da quando avevo otto anni che convivo con questo sentimento.
Ti ricordi quando insistevo per farmi portare alle lezioni di nuoto, anche se ero una frana? Beh, il nuoto non mi è mai piaciuto, ma ero pazza di Basil Walden, quel ragazzino più grande di me dagli occhi scuri e l'aria da chi in futuro farà il playboy.
Lo so, a otto anni essere "innamorati" non è molto plausibile dato che non si sa cos'è l'amore, ma io credo di averlo scoperto benissimo con quel ragazzo. Lo amavo, e se ci penso, lo amo tutt'ora.
Eravamo ottimi amici e non mi mancava niente.
Poi è arrivata Sequoia, Sequoia Jasper. Con le sue unghie rosa e i capelli perfetti pareva una Barbie fuggita dalla mia casa delle bambole. Con i suoi modi un po' da ragazza popolare che si crede più grande riusciva ad attrarre Basil più di quanto io sia mai riuscita nel corso della mia vita.
Ho cominciato a diventare gelosa. Molto gelosa. E ho la mia mente ha ideato un'idea. Se mi fossi comportata come Sequoia, Basil mi avrebbe notata. Ho iniziato a essere lei, a sciogliermi le treccine e a smaltarmi le unghie, a raccontare di aver dato il mio primo bacio all'età di cinque anni e a dire a tutti ciò che dovevano fare e ciò che dovevano essere.
Ero diventata una persona orribile, facevo la spia in continuazione.
La cosa brutta è che tutt'ora sono così. Io non voglio vivere in questo modo, mamma. Mi sento tremendamente fuori posto.»

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