17; Sheri

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Lydia? La tizia che avevo incontrato al bar, quando volevo fuggire dal mondo e da Boy? Perché mamma l'aveva invitata a pranzo? Si conoscevano?

Sgranai gli occhi, e lo stesso fece lei. La sua carnagione normale era di un terra di siena, ma in quel momento il suo corpo si tinse completamente di bianco, come una statua di marmo.

Sia mia madre che il suo improbabile compagno ci guardarono esterrefatti quando esclamammo l'una il nome dell'altra.

Mamma spostò lentamente il dito tra me e lei. «Vi conoscete?»

«Ci siamo viste una volta ad un bar.» Spiegai. «Le ho parlato di Scott Callaghan, il tizio di cui mi fai sempre sapere.»

Forse non avrei dovuto dire l'ultima frase. Le reazioni di tutti e tre esplosero all'unisono nell'ingresso, come una bomba. In un altro contesto avrei riso, ma in quel momento non ce la facevo proprio.

Il tizio che era con Lydia, tale Hugh il rubacuori di mamma, spostò lo sguardo sulla figlia, incredulo.

Lydia, con lo sguardo del padre addosso, era immobile come una statua, ma potevo sentire che il suo cervello lavorava velocemente per realizzare ciò che avevo detto.

Mamma, invece, si limitò a sbattere la testa contro lo stipite della porta, ripetutamente.

Quando ebbero finito ognuno la loro commediola, Hugh deglutì, Lydia si portò entrambe le mani alla bocca e mamma mi prese per un braccio.

Lanciò un'occhiata di approvazione a Lydia — con Hugh che evidentemente non aveva idea di cosa stessero parlando — e ciò che disse mi lasciò sbigottita.

«Sherilyn Leithold, dobbiamo parlarti di un bel po' di cose.»

Mi trascinò in cucina e ci seguirono anche padre e figlia Jobs.

La cucina era uno spazio rettangolare con a sinistra i fornelli e tutto l'occorrente per preparare e conservare il cibo, a destra invece vi era una televisione piccolina e molti disegni e bozze di entrambe che mamma amava appendere e mettere in bella mostra.

Inoltre c'era un tavolo di legno con dei fiori sopra ad un centrino ricamato.

Mi sedetti di fronte a mamma, mentre Lydia e Hugh erano ai capotavola. Presi il mazzo di margherite e ciclamini e iniziai a giochicchiare un po' con i loro petali, mentre Lydia arraffò il centrino e giocò ad infilarci il dito dentro.

«Sheri, devi sapere che non volevo che arrivasse questo momento. Te l'avrei detto a diciotto anni compiuti.» Iniziò mamma. «Io non sono quello che credi tu sia. Io non sono tua madre.»

D'improvviso lasciai stare i fiori e rizzai le orecchie. Lydia continuava a tenere la testa bassa sul centrino e non spiccicò parola.

Sapeva già quello che Amanda avrebbe detto.

*

«Quindi Amanda non è tua madre ma la tua vera madre è Lydia e Amanda aveva chiesto a Lydia e a Scott Callaghan di avere un figlio per lei?» Ripetè Boy, stupito.

Annuii. Dopo il travagliato racconto di Amanda avevo arraffato il cellulare, ero uscita di casa e avevo chiamato Boy per dirgli di raggiungermi sul lungomare dove gli spiegai pazientemente tutto quello che aveva detto la persona che per sedici anni credevo fosse mia madre.

Oltre ad essere frustrata per quella ragione ero anche arrabbiata con Lydia. Non sapevo nemmeno io perché, ma avevo bisogno di un capro espiatorio.

Con Boy mi ero sentita bene. Mi ero sfogata, e lui aveva proposto di prendere un gelato e fare una passeggiata per il lungomare dato che il tempo era bellissimo.

Bellissimo per lui: la brezza marina arrivava impetuosa e mi faceva intingere i capelli nel gelato, lasciandomeli secchi e colorati.

«Wow, Cherie, la tua storia familiare è un bel casino.» Commentò.

Non potevo fare a meno di essere d'accordo. «Certo, poi dato che sono la figlia di Scott Callaghan mi aspetto almeno un completo di Armani per ogni festa saltata in questi sedici anni.»

«Ma nemmeno Scott sapeva di avere una figlia, dato che è partito per il Funova senza sapere niente.»

Risi. «È Cordova, non Funova.»

Scrollò le spalle. «Fa lo stesso.»

Continuammo a camminare, ma si era creato un silenzio imbarazzante tra noi due.

«Sai,» dissi. «Lydia mi ha detto che il mio nome, Sherilyn, è il nome di sua madre. Ha detto anche che se Scott non fosse partito per il Funova, saremmo stati una famiglia felice.»

«È Cordova, non Funova.» Obbiettò lui.

Scrollai anche io le spalle. «Fa lo stesso.»

Boy sorrise. «Cos'è, mi copi anche le battute?»

Non feci il tempo di replicare che le nostre labbra si incontrarono in un bacio.

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