La chiave

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Fortunatamente la caverna si trovava poco lontano dal villaggio: infatti, dopo una breve corsa, Sherlock e Molly giunsero nel bel mezzo della battaglia in corso, già furibonda: almeno una ventina di uomini della ciurma era già impegnata a duellare; alcuni, addirittura, ne fronteggiavano due o tre contemporaneamente.
Il capitano non potè reprimere un moto di orgoglio, nei confronti del suo equipaggio: ma la prima cosa che fece fu quella di scandagliare con gli occhi la folla. Grande fu il suo sollievo, quando finalmente localizzò il suo primo ufficiale e Mary, illesi e anche loro presi dalla battaglia... ma quella sensazione durò poco. John, infatti, impegnato a duellare con uno dei guerrieri, non si era accorto di quello che gli stava arrivando alle spalle.
Il capitano non ci pensò due volte: corse in mezzo alla folla, parando immediatamente il colpo a lui diretto con la sua spada, e colpendo a morte l'assalitore.
A quel rumore, il biondo si girò, e un'espressione di puro sollievo gli si dipinse in volto.
-Sherlock!! Grazie a Dio stai bene!-esclamò: ma la sua espressione passò da sollevata a confusa, quando constató che il suo capitano era fradicio dalla testa ai piedi.-Ma... che ti è successo?? Dov'eri finito?
-Diciamo solo che ho fatto un bagno fuori programma, John!-replicó Sherlock, sarcastico, mentre con un affondo neutralizzava l'ennesimo assalitore, scambiando anche con Mary un cenno di saluto; anche lei era evidentemente sollevata di vederlo, e doveva ammettere che era davvero abile con la spada, a giudicare da come la brandiva.-Devo trovare quella maledetta chiave. Cercate di trattenerli il più a lungo possibile!

Il biondo annuì, lanciandosi poi determinato nella mischia insieme a Mary.
Il capitano afferrò la mano di Molly e la trascinò lontano dalla schermaglia, mentre lei tirava fuori la bussola.
Ma, durante il percorso, incapparono in un membro della ciurma, impegnato a duellare con due indigeni ma chiaramente in difficoltà: infatti cadde a terra, con uno dei due pronto a trafiggerlo con un pugnale ricurvo.
Sherlock, con uno sbuffo, si affrettò a trapassarli entrambi con alcuni rapidi colpi, mandandoli al tappeto. Tese poi una mano all'uomo, che la prese, tirandosi in piedi e rivolgendoglisi grato.
-Grazie capitano! Credevo di essere spacciato!
-Anderson, puoi evitare di farti ammazzare, almeno oggi? Non ho proprio alcuna voglia di perdere tempo a seppellirti! -replicò il corvino, sarcastico, ma con un piccolo sorriso.-Vai ad avvertire quelli rimasti a bordo di approntare immediatamente la nave. E sii veloce!
Anderson annuì con entusiasmo, e subito corse via, verso la spiaggia.
Molly, intanto, fissava la bussola, la fronte aggrottata.
-Sherlock, prova tu!-gli disse, porgendogliela, gli occhi bassi.
Lui, senza far caso al suo tono, la prese e la aprì: l'ago, subito, puntò verso est.

Dopo una decina di metri in quella direzione, finalmente raggiunsero il luogo indicato. Era una piccola insenatura naturale, circondata di vegetazione, in cui era incastonato un piccolo laghetto sormontato da un cascata. Per un momento non riuscirono a parlare, incantati dalla bellezza di quel luogo.
La bussola puntava esattamente verso la cascata: Sherlock capì immediatamente che qualcosa si celava dietro di essa. Infatti, una volta superato il muro d'acqua, si ritrovarono dentro una piccola grotta scura e umida. E proprio lí, in una nicchia tra le rocce, un piccolo forziere di legno grezzo. Lo prese, aprendolo poi con cautela: posata sul fondo, vi era una spessa chiave di bronzo, arrugginita: l'usura del tempo aveva quasi levato completamente l'originale smalto nero.
Molly sospirò, sollevata.
-Ce l'abbiamo fatta.
Ma il capitano la contraddisse, cupo, la chiave stretta tra le dita.
-No, Molly. Non ancora. Potremo dirlo non appena saremo lontani da questa maledetta isola.
La ripose nuovamente all'interno del piccolo forziere, che infilò nella giacca.
Era ora della ritirata.

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Tutta la sua ciurma duellava ancora con grande coraggio e bravura, ma erano nettamente in minoranza.
Il capitano produsse, rapido, un forte fischio breve e due lunghi, in modo da farsi sentire nonostante il clangore delle spade e le urla. La ciurma capì all'istante: era il segnale della ritirata.
Subito, ognuno di loro si affrettò a disimpegnarsi dal proprio avversario, in modo da poter correre rapidamente verso la spiaggia, e cercando di seminare i loro inseguitori.
Anche Molly e Sherlock fecero lo stesso, correndo in mezzo alla fitta vegetazione; quest'ultimo augurandosi che la nave fosse già approntata per una veloce partenza.
-Proprio come ha detto James. Lei ha davvero la tendenza a resuscitare...
Il capitano si immobilizzò e, d'istinto, si pose davanti a Molly, mentre Culverton Smith usciva da dietro un albero con un'espressione maligna sul volto butterato.
-Non è carino andarsene senza salutare l'ospite...-commentò, puntandogli contro una pistola.
-Sa... non ho gradito la permanenza qui...-replicò Sherlock, sarcastico, sguainando la sua spada. La sua arma da fuoco, purtroppo, ormai persa. Anche Molly, battagliera, si mise al suo fianco, sguainando la sua.
Culverton rivolse a entrambi uno sguardo di sufficienza.
-Credo, signor Holmes, che la pistola vinca sulla spada.
Senza aggiungere altro, prima che il corvino potesse muoversi, sparò un colpo... Ma quest'ultimo non era stato diretto a lui.

Molly, infatti, barcollò all'indietro, urlando, mentre una macchia di sangue si allargava sulla sua camicia.
-Molly!!-urlò il capitano, gli occhi colmi di terrore, sorreggendola prima che cadesse a terra.
-N-non è niente, Sherlock...-mormorò lei, ma a fatica.-Mi ha sparato... al fianco... È superficiale...
Lui, però, non si sentì rassicurato dalle sue parole: la ferita, infatti, sanguinava copiosamente, nonostante la mano della donna premuta su di essa.
-La ragazza ha ragione, signor Holmes-ghignò però Culverton.-Ho mirato in quel punto di proposito. Volevo solo divertirmi un po'...
Il corvino lo fissò con odio, continuando a sorreggerla.
Smith caricò di nuovo l'arma, ma stavolta l'espressione che gli rivolse non era più sarcastica o maligna, bensì dura come l'acciaio.
-Stavolta questo colpo è per lei-annunció, sollevandola e puntandogliela contro.
Il capitano strinse i denti, furioso ma senza sapere come fare: con Molly in quelle condizioni correre era fuori questione. Il colpo di Smith l'avrebbe raggiunto dopo appena un passo. Soffocò un sospiro di dolorosa rassegnazione, cercando quantomeno di fare ancora inutilmente scudo a Molly-in quel momento con gli occhi chiusi, forse già svenuta-con il suo corpo: pareva proprio che la morte, quel giorno, lo volesse prendere con sé a tutti i costi.
Solo un miracolo l'avrebbe salvato, a questo punto.

D'improvviso, senza alcuna apparente ragione, gli occhi di Culverton rotearono all'indietro, e si accasciò a terra, privo di sensi.
-E questo invece è per te, bastardo!-ringhiò una voce emersa dalla fitta boscaglia proprio alle sue spalle.
Sherlock sgranó gli occhi, incredulo e sollevato ogni oltre limite: il suo primo ufficiale era spuntato dietro Smith, colpendolo con il calcio della sua pistola.
Il capitano tirò un sospiro di sollievo.
-Sherlock, ma non ti posso mai lasciare da solo un momento?-borbottò John, sarcastico, rigirandogli la stessa battuta fattagli dal capitano quando l'aveva salvato in quel vicolo.
Lui ridacchiò, ma la sua voce quando replicò era carica di affetto e gratitudine.
-A quanto pare no, John. Il tuo apporto mi è fondamentale.

Il biondo scosse la testa, ridacchiando anche lui: ma cambiò espressione, quando vide Molly accasciata sulla spalla del suo capitano, con una larga ferita vermiglia sul fianco, pallida, il volto sofferente e gli occhi chiusi.
Subito, si fece avanti per aiutarlo a sorreggerla; ma lui rifiutò.
-No, John. Mi occupo io, di lei-affermò, passando un braccio sotto le sue ginocchia e sollevandola con delicatezza.-Tu occupati di quella feccia.
Indicò con una smorfia e un cenno del capo Smith, riverso a terra.
-Non lo lasciamo qui? - domandò John, incredulo.
-No. Lo consegneremo a mio fratello. Potrebbe sapere qualcosa sui traffici di Magnussen. Inoltre, non deve avvertire nessuno che siamo stati qui.
Lui annuì, e si caricò sulle spalle l'odioso individuo; poi, insieme, si diressero verso la Perla, alla massima velocità possibile. Lo sguardo di Sherlock corse al volto di Molly, sempre più pallido, la ferita ancora sanguinante. Era ormai completamente priva di sensi: solo un leggero respiro che uscì dalle sue piccole labbra testimonió che era ancora viva.
Aumentò il passo, stringendosela al petto, la tempia di lei che poggiava proprio in prossimità del suo cuore.
Resisti.
Non osare morire, Molly Hooper.
Mi senti?
Non osare!!

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