Discorsi solenni

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-Signore e signori... No, non va bene... non siamo mica alla Corte d'Inghilterra!... D'accordo, sorvoliamo. Come dicevo... Siamo qui riuniti oggi in questo giorno... NO. È RIDICOLO. Io non so parlare in questo modo!-sbottò Sherlock infine, spalancando le braccia esasperato.
La ciurma riunita sul ponte della Perla Nera, davanti all'evidente difficoltà di esprimersi del suo capitano, non potè evitare di scoppiare in grandi risate, nonostante l'occasione dovesse essere solenne.
John Watson e Mary Morstarn stavano entrambi davanti a Sherlock, guardandosi però negli occhi, le mani unite: lui con indosso un'elegante giacca scura; lei, un semplice abito bianco, i capelli biondo miele sciolti sulle spalle, sormontati da una coroncina di piccoli fiori blu.
Un abito nuziale forse troppo semplice, per un'aristocratica. Ma Mary, quel giorno, non avrebbe potuto essere più felice neppure se ne avesse indossato uno tempestato di gemme: stava per sposare l'uomo che amava. Un sorriso luminoso, infatti, tendeva le sue labbra, e la gioia tingeva il suo volto.
John, dal canto suo, non riusciva a smettere di guardarla: per lui, era la sposa più bella del mondo. Rivolse però un'occhiata al suo capitano, l'espressione appena un po' esasperata.
-Sherlock, sono certo che puoi farcela... se vuoi ti do un aiutino: "John Watson, vuoi tu  prendere..." eccetera eccetera. Poi rigiri la stessa domanda a...
-John, conosco la formula nuziale, grazie tante!-ringhiò il capitano.-Ma di certo non mi starai chiedendo di essere così banale!!
-Be', vedo che sei in evidente difficoltà, perciò volevo solo semplificarti la...
-Mi sto solo riscaldando!-replicò lui, offeso.
-Va bene, va bene!-Il primo ufficiale alzò le mani in segno di resa.-Allora, prego. Il palcoscenico è tuo.

Molly, a cui Mary aveva chiesto di farle da damigella, si ritrovò a sorridere lievemente e a scuotere la testa: quando si trattava di esprimere i suoi sentimenti, Sherlock andava completamente in crisi.
Ma lei aveva fiducia in lui.
Era certa che, alla fine, avrebbe trovato le parole giuste.
-Bene. Allora...-ricominciò il capitano, stavolta in tono più serio.-Oggi è un giorno importante. Lo dico a ognuno di voi.
E percorse la ciurma con lo sguardo, quasi si stesse davvero rivolgendo a ciascuno dei presenti.
-Perchè oggi il nostro primo ufficiale, John Watson, si sposa. L'avreste mai creduto possibile?
L'equipaggio rise nuovamente, mentre quest'ultimo gli scoccava l'ennesima occhiataccia, arrossendo.
-Senza offesa, John, ma è noto che non hai mai avuto molta fortuna, con le donne. Non sei certo quel che si dice un dongiovanni...
-Senti chi parla...-lo rimbeccò il primo ufficiale; ma sorrideva.
-Comunque... oggi vedremo due persone giurarsi fedeltà eterna. Che coraggio...
Ennesime risate, a cui persino Mary si unì.
-Sherlock!!!-sibilò John.-Potresti venire al punto, per favore!?!?
-Va bene va bene!-Il capitano sogghignò: ma le parole che seguirono furono di stampo ben diverso.
-John, inizialmente, mi aveva chiesto di essere il suo testimone. Ma, per mancanza di tempo, abbiamo deciso che avrei fatto da celebrante. Ha comunque scelto un degno sostituto per questo ruolo.-Ammiccò a Mike Stamford, alla destra del biondo: l'uomo che aveva permesso alle loro strade di incrociarsi. Questi sorrise in risposta.- Forse dopo la nostra... missione... potremo organizzare una cerimonia migliore di questa.
Una certa tensione percorse la nave, e alcuni sorrisi si spensero: ognuno di loro era ben consapevole di ciò che li attendeva da lì a due giorni. Sherlock proseguì, e il suo tono si fece più caldo.
-Ma per oggi, e solo per oggi, lasciamo da parte il futuro. In questo momento, dobbiamo solo condividere la gioia di queste due persone che sono qui davanti a me, e che stanno per unire le loro vite, iniziando una delle più grandi avventure che si possano mai intraprendere.

Nessuno rise, stavolta. Un solenne silenzio era calato.
-Devo ammettere che quando John mi chiese di essere il suo testimone, e poi il celebrante, rimasi spiazzato. Questo perché tale richiesta, di norma, viene fatta ad un migliore amico. Io non mi aspettavo di essere considerato "migliore amico". E di certo non dell'uomo più coraggioso e più saggio che io abbia mai avuto la fortuna di incontrare.
Fu qui che parecchi uomini della ciurma dovettero levarsi la bandana o mettersi il cappello davanti al volto: erano pur sempre pirati, che diamine!
Mica potevano farsi veder piangere!
Il capitano si rivolse direttamente a John che, stranamente, teneva lo sguardo basso.
-John, io sono un uomo ridicolo...
Un borbottio indistinto provenne da lui: non si capì se fosse un assenso o una risata accennata.
-...Riscattato solo dal calore e dalla costanza della tua amicizia-proseguí Sherlock, mentre la sua voce diveniva sempre piú salda.-Il fatto che tu mi consideri il tuo migliore amico mi fa dubitare sulla scelta delle tue compagnie.
Il riccio sollevò le labbra in un dolce sorriso.
-Ma, a quanto pare, mi devo ricredere...
A quel punto, si rivolse direttamente a Mary, sempre con quel sorriso sul volto.
-Mary, a te dirò solo questo: tu meriti quest'uomo. E credimi, questo è il più grande complimento di cui sono capace.
Lei gli sorrise di rimando, commossa.
-John... sotto la Marina, tu hai sopportato guerre, ferite... e, come pirata, anche una grave perdita. Me ne scuso ancora.-La voce di Sherlock, su quell'ultima frase, fu più un bisbiglio: poi si rialzò.-Ma tu, oggi, ti trovi di fronte non solo alla donna che hai scelto per essere tua moglie, bensì anche all'uomo che tu hai salvato. In tantissimi modi. In pratica, alle due persone che ami di più al mondo.

Prese fiato, e fece per proseguire. Ma, improvvisamente, si scoprì bloccato. Avrebbe voluto aggiungere che non l'avrebbe mai deluso. Che sia lui che Mary avevano di fronte una vita intera, per dimostrarglielo.
Ma solo lui sapeva che sarebbe stata una colossale menzogna. Almeno, per quanto riguardava sè stesso. Ciò che aveva in mente di fare l'avrebbe deluso eccome. Non solo. Sarebbe stata di certo una sofferenza.
Lo sapeva fin troppo bene.

Abbassò dunque gli occhi per un istante, in difficoltà, non sapendo come concludere quel discorso.
Fortunatamente, non ce ne fu bisogno: perché, alzando nuovamente lo sguardo, notò con sconcerto che ogni singolo membro della sua ciurma era in lacrime.
-Hey, ma... Che diamine vi prende?? Va bene, non sono bravo con questi discorsi, ma non c'è bisogno di...!
Non finì la frase, perché John, senza alcun preavviso, lo abbracciò di slancio.
Sherlock rimase un po' interdetto, mentre il suo primo ufficiale lo stringeva.
-John... perché fanno così??-bisbigliò.-Ho forse sbagliato qualcosa?
Lui, inizialmente, non rispose; si limitò a stringere il suo capitano con tutta la forza che aveva, gli occhi lucidi, un nodo alla gola.
-No. Tutt'altro...
Non disse una parola di più. Non ne era in grado. La commozione che sentiva in quel momento non glielo permise.
Ma lasciò che fosse quel gesto a parlare per lui, mentre l'intera ciurma della Perla Nera applaudiva fragorosamente il suo capitano, gli occhi ancora lucidi per le lacrime.
E Sherlock, infine, ricambiò appena quella stretta, chiudendo fuori dalla sua mente, almeno in quel momento, il senso di colpa che gli stringeva il cuore.

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Molly, ancora commossa da quel discorso, si asciugò gli occhi e raggiunse Mary, abbracciandola con calore.
-Congratulazioni!
Lei ricambiò la stretta, sorridendo.
-Ora devi essere tu, la prossima...-replicò, facendo un sorrisetto stavolta allusivo e un cenno con la testa verso il capitano, che era impegnato in una conversazione con John e Angelo.
Molly si ritrovò ad arrossire, mentre ripensava alla melodia che il pirata aveva suonato pochi minuti prima, col suo violino: un valzer, in onore degli sposi; mentre tutta la ciurma ascoltava rapita la melodia, o guardava la coppia danzare, lei non era riuscita a distogliere lo sguardo da lui nemmeno per un secondo.
-Non credo proprio che...
-Molly, ho visto quanto era preoccupato per te, quando sei stata ferita. Riconosco un uomo innamorato...
La ragazza si appoggiò alla ringhiera, lo sguardo fisso sulle onde.
-Forse, un giorno... chissà...-ammise.-
Certo... vedersi una volta ogni dieci anni...-aggiunse, però, a voce bassa.
La bionda aggrottò la fronte.
-... Hai detto qualcosa?
L'altra scosse la testa immediatamente.
-No no, nulla...
Anche Mary si appoggiò sulla ringhiera vicino a lei, lo sguardo perso in lontananza, la coroncina di fiori un po' di sbieco sui capelli scompigliati dal vento. D'improvviso, però, si portò una mano al ventre con una leggera smorfia e un gemito.
-... Tutto bene?-Molly si voltò a guardarla, preoccupata.
-Sì sì, tutto bene. Solo un po' di nausea...
-Non dirmi che soffri il mal di mare!-la prese in giro lei bonariamente.
-Stai scherzando??-Mary rise, appoggiandosi alla balaustra di legno della Perla, e inspirando a pieni polmoni.- Non vorrei essere in nessun altro posto che su questa nave!
-Siamo in due-mormorò Molly; il suo sguardo, però, non era rivolto verso il mare aperto, ma verso un pirata dai capelli corvini, con cui, per un brevissimo istante, incrociò lo sguardo.
Si affrettò, però, a voltarsi anche lei come Mary, senza però riuscire a trattenere un triste sospiro.
-Allora... ci sarà battaglia, fra tre giorni-commentò la bionda proprio in quel momento, capendo subito dove fossero rivolti i pensieri dell'amica.
-Così pare...-replicò l'altra, cupa.
-Sai, John ha detto che dovrò stare da mio padre, finché non sarà finita. Dice che non vuole assolutamente coinvolgermi.
-Buffo... Sherlock mi ha detto la stessa cosa. A me, però, ha chiesto di andare a stare alla Baker, dalla signora Hudson...
Seguì un profondo silenzio.
-Lo sai? Credo ci sia uno scomparto nascosto, nella cambusa...-disse Molly tutt'un tratto, in un tono forzatamente casuale.-Credo che nemmeno Sherlock l'abbia mai scoperto... Forse l'ha creato la ciurma durante la sua assenza.
-Ah, davvero? Non lo sapevo...-replicò Mary, usando la sua stessa inflessione.-Bè, può sempre fare comodo, specie in certe circostanze...
Le due donne, finalmente, si guardarono, in volto la medesima espressione cospiratrice, un sorrisetto d'intesa sulle labbra.

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