Incontro al vortice

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La Appledore e la Bloody King procedevano spedite verso il luogo dello scontro, quasi fianco a fianco.
Ma sebbene procedessero alla medesima velocità, i due vascelli non avrebbero potuto essere più diversi.
Se qualcuno avesse puntato lo sguardo sulla Appledore, infatti, avrebbe visto nient'altro che un semplice equipaggio composto da ufficiali.
Al contrario, ciò che avrebbe visto sulla Bloody King avrebbe fatto rabbrividire l'incauto osservatore.
Perché il suo equipaggio era tutto fuorché umano: ogni suo singolo membro pareva un'unione tra un uomo e una creatura acquatica, provvista di branchie e di denti acuminati.
L'unico annoverabile tra gli esseri umani era il loro capitano: ma solo per l'aspetto. La sua anima, al contrario, veniva direttamente dagli abissi dell'inferno.
James Moriarty stava infatti in quel momento affacciato alla prua della nave, il cannocchiale puntato in una specifica direzione. Quando finalmente avvistò quello che stava cercando, i suoi occhi neri brillarono di maligna soddisfazione, mentre le sue sottili labbra si increspavano in un leggero ghigno.
-O tu o io, stavolta, Sherlock Holmes-sibilò, lo sguardo ancora fisso in direzione della Perla Nera: sul suo capitano, per la precisione.-Risolviamo una volta per tutte il nostro problema. Il problema finale...

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John, cannocchiale alla mano, lo abbassò lentamente, impallidendo suo malgrado.
-Ehm... capitano... Ho visto male, o l'equipaggio di Moriarty non è, diciamo... del tutto... umano??-mormorò.
Capitan Holmes, al timone, gli rispose con un tono che, per una volta, era totalmente privo di ironia.
-No, John. Hai visto benissimo.
Puntò poi anche lui lo sguardo verso le due navi che si stavano approssimando, rimanendo comunque a distanza.
Un clima di paura e tensione era ormai dilagato sul veliero: ogni uomo della Perla si passò febbrilmente uno dei cannocchiali di Wiggins, quasi strappandoselo dalle mani; e ognuno rimaneva attonito, una volta avvistato l'equipaggio avversario.
-Perchè è venuto anche Magnussen? - chiese ancora il biondo, accigliandosi.
-Ha condotto qui la nave di James, come d'accordo.-Sherlock sollevò le labbra in un sorriso sardonico.-Inoltre, credo non voglia perdersi lo spettacolo...
Lo sguardo del capitano, a quel punto, vagò sul suo equipaggio: erano spaventati, glielo leggeva negli occhi.
D'impulso, iniziò a parlare in tono alto e sicuro, facendo voltare tutti verso di lui.
-So che avete paura.
La ciurma abbassò subito lo sguardo, colta in fallo.
-Ma non dovete vergognarvi di averla! La paura è semplice saggezza di fronte al pericolo.
Fece una breve pausa, mentre tutti, rialzato il volto, pendevano dalle sua labbra.
-Ciò che conta realmente...-continuò il capitano, in tono fiero.-È come la affrontiamo. Possiamo lasciare che essa ci domini... o possiamo combatterla con tutte le nostre forze!
Ora una nuova luce brillava negli occhi dei suoi uomini.
-È vero, forse siamo destinati a morire. È inutile negarlo, la morte ci aspetta tutti. Nessuno escluso. Forse oggi riusciremo a eluderla, o forse no. Ma se proprio dovrà essere...-Il tono del capitano si alzò, parendo quasi un ruggito, mentre puntava il dito verso la Bloody King.-Prima vediamo di rispedire qualcuno di loro negli abissi dell'inferno! E che ci restino, stavolta!!
Quell'ultima frase venne accolta con grandi urla di assenso e ruggiti di sfida da tutto l'equipaggio della Perla Nera: ognuno di loro alzò in alto la spada o la pistola e lo sguardo, dapprima terrorizzato, lasciò finalmente spazio ad uno pieno di risolutezza, coraggio e determinazione.
Il primo ufficiale diede di gomito al suo capitano con un sorriso orgoglioso sulle labbra.
- Non sei bravo coi discorsi, eh? A me non sembra proprio...
Sherlock per tutta risposta fece un gesto vago con la mano, a significare "non è stato nulla di che". Ma i suoi occhi brillavano, mentre li passava nuovamente sulla ciurma, ora agguerrita.

Mentre la Appledore rimaneva in disparte, la Bloody King si avvicinò di qualche metro alla Perla. La battaglia stava per iniziare.
Fu in quel momento, però, che cominciò a soffiare un vento impetuoso, e che colse tutti di sorpresa: nuvole scure si addensarono nel  cielo, e iniziò a cadere una fitta e violenta pioggia.
Ma il culmine di quella improvvisa tempesta anomala-poco prima il cielo era completamente sereno-fu il formarsi di un gigantesco vortice nelle acque, proprio dove le due navi stavano per scontrarsi.
Sherlock si incupì, mentre John fissava attonito quella improvvisa tempesta e quel vortice terrificante.
-Che diavolo succede, capitano??-gli domandò, mentre tentava, con scarso successo, di coprirsi e asciugarsi dal viso dalle pesanti e continue gocce di pioggia che lo colpivano.-Da dove accidenti viene quel vortice??
-È il Maelstrom... Un regalino della dea del mare, John...-rispose lui, in tono sepolcrale.-Sospettavo che non avrebbe assistito indisturbata allo scontro...

Moriarty, sulla sua nave, osservò il vortice con immensa soddisfazione, alzando poi il viso contro il cielo, beandosi, quasi, di quelle gocce di pioggia.
-Alla fine hai scelto me, Irene-mormorò, in un tono compiaciuto e maligno. -Scelta saggia...

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-Armate i cannoni! A dritta! Stringete il vento! Fuoco al mio comando!-ordinò imperioso a voce alta il capitano, sovrastando il fragore del vento. Si rivolse poi al suo primo ufficiale.-John, dirigiti verso la King. Ma rimani a distanza! Dobbiamo essere bordo a bordo, prima di fare fuoco!
Lui, al timone, annuì, e strinse i manici di legno con forza, manovrando la nave come ordinato. Anche l'equipaggio si affrettò ad ubbidire, nonostante la tempesta rendesse difficile i movimenti sul ponte. La Perla, infatti, si agitava in balia delle onde, mentre le bianche vele venivano gonfiate e sbattute sempre di più dalle violenti raffiche. Non appena fossero stati abbastanza vicini, l'avrebbero abbordata.
Anche Sherlock sarebbe salito sulla Bloody King, ma con uno scopo ben preciso.
Sfiorò appena con la mano la tasca della giacca, percependo la forma della chiave di quel dannato forziere; trattenne a stento un sospiro.
Finalmente, grazie all'abilità di John, le due navi furono bordo a bordo. Era arrivato il momento.
-Fuoco!-urlò il capitano, un lampo minaccioso negli occhi chiari.
Subito i cannoni spararono verso la nave, che rispose quasi immediatamente: un violento tremito scosse la Perla, mentre la bordata avversaria andava a segno.
La battaglia era ufficialmente iniziata.

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-Direi che possiamo uscire...
-Finalmente! Non so tu, ma io stavo soffocando, qua dentro!
Molly porse la mano a Mary, aiutandola ad emergere dal piccolo scomparto in cui erano rimaste, nascoste, da almeno due giorni, e in cui avevano avuto l'accortezza di celare anche cibo e acqua. Di comune accordo, Mary aveva finto di voler restare con Molly alla Baker, dove Sherlock credeva di averle lasciate entrambe. Loro, invece, erano tornate alla Perla di nascosto, e sia l'equipaggio che i loro uomini erano stati così presi dai preparativi per lo scontro da non accorgersi di nulla.
-La battaglia è iniziata...-commentò Molly, guardando fuori attraverso una feritoia. Nonostante la pioggia battente, scorse con estrema chiarezza i bagliori causati dai colpi dei cannoni e delle pistole.-Di certo non potranno riportarci indietro, adesso.
Mary sguainò subito la sua spada con un sorriso.
-È tutta la vita che aspetto questo momento-mormorò, gli occhi colmi di sincero e palese entusiasmo.
L'altra le lanciò un'occhiata di sbieco, sorpresa ma anche divertita.
-Sei davvero singolare, per essere un'aristocratica...
-Non sei la prima persona che me lo dice...-replicò la bionda, ridendo di gusto.
Anche Molly sguainò la sua lama, sentendosi anche lei pervasa da una certa dose di feroce entusiasmo.
-Allora, andiamo. Non vorremo certo lasciargli tutto il divertimento!
Le due donne salirono dunque rapidamente gli scalini della cambusa, dirette al ponte.

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