Avvertimento

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Il mattino seguente Sherlock era al timone, lo sguardo puntato verso l'orizzonte, il cappello calcato sulla testa mentre Rosie, con la mappa tra le mani, gli comunicava le coordinate che lui aveva trascritto la sera precedente.
Ora che il traguardo era sempre più vicino la tensione era palpabile, persino tra i membri dell'equipaggio, anche se non lo dicevano apertamente. Certo, ora sapevano dove trovare il Tridente, e la possibilità di liberare suo padre si faceva sempre più concreta... ma la questione del demone incombeva ancora, come un'ombra scura e maligna, su tutti loro. Per quanto avessero consultato il libro più e più volte, nè lei nè Sherlock aveva trovato un indizio su come si potesse sconfiggere o su che cosa fosse esattamente.
Forse basterà distruggere il Tridente...
Scosse la testa, a quel pensiero: non poteva essere così semplice...
Doveva ammetterlo: il racconto di Mycroft Holmes le aveva messo addosso una paura che proprio non riusciva a scacciare in alcun modo. Solo a pensare a quel demone le veniva la pelle d'oca.

D'impulso, si voltò verso il corvino.
-Zio... ma tu non hai mai paura?-gli domandò, incapace di trattenersi, per poi pentirsi, subito dopo, di quella domanda così stupida e umiliante: non voleva passare per una codarda davanti a quell'uomo che tanto ammirava.
Ma la sua risposta la sorprese.
-Certo che la ho, Rosie. Tutti noi la abbiamo. E non bisogna vergognarsene: perché è solo saggezza di fronte al pericolo.-Un lieve sorriso increspò d'improvviso le sue labbra, come se quelle parole avessero riportato a galla un lontano ricordo.- Ciò che conta davvero è come scegliamo di affrontarla. Inoltre, ci sono cose per cui vale la pena di mettersi in pericolo. E tuo padre, per me, è una di queste.

Dopo quella frase, il capitano puntò di nuovo lo sguardo verso l'orizzonte, forse imbarazzato di essersi lasciato andare a quel sentimentalismo.
Rosie nascose un sorriso, commossa: suo zio era pronto a rischiare la sua stessa vita, per salvarlo. Ma sarebbero comunque andati incontro a un nemico sconosciuto, senza avere la benché minima idea su come batterlo... E lei, per quanto desiderasse salvare suo padre, non voleva che Sherlock morisse per lui.
Volse uno sguardo al mare relativamente calmo, chiudendo poi gli occhi per qualche istante, i pensieri che si rincorrevano nella sua testa.
Non sarebbe male ricevere qualche altro piccolo aiuto...
-... Capitano!! Vedo qualcosa!! A babordo!!
L'improvviso grido della vedetta la fece trasalire e spalancare subito gli occhi.
Entrambi si voltarono, aggrottando poi la fronte, perplessi: in quella direzione, infatti, non c'era nulla, tranne un gruppo di scogli in lontananza.
-Wiggins... se ti sei ancora scolato le scorte di rhum...
-No, capitano!! Glielo giuro, l'ho vista!!-insistette l'altro, indicando imperterrito gli scogli.- Era lì!!
Rosie aggrottò la fronte ancor di più, confusa.
... Vista cosa?
- Eccola di nuovo!!-urlò di nuovo la vedetta, trionfante, il braccio teso, l'indice puntato verso babordo.
Il capitano prese il cannocchiale dalla cintola, puntandolo sugli scogli.
Wiggins aveva ragione, in effetti.
Qualcosa c'era.
Rosie si stropicciò gli occhi ripetutamente, pensando che il sole le stesse giocando un brutto scherzo. Ma era vero. Sulle rocce, in una posa rilassata, era sdraiata una figura femminile: ma, al posto delle gambe, aveva una lunga coda di pesce.

Una sirena...

Rosie aveva letto innumerevoli leggende, su di loro. Ma non avrebbe mai pensato di vederne una.
Sentì Sherlock, vicino a lei, trattenere bruscamente il respiro. Tutta la ciurma, in realtà, era intenta a osservare la mitologica creatura, con sguardo perso e chiaramente ammaliato.
Era, in effetti, molto bella, anche se ancora non riusciva a distinguere per bene i tratti. Non si erano infatti avvicinati molto.
Anche Molly, accorsa al grido della vedetta, la stava fissando; con, però, una strana espressione arcigna...
La sirena, d'improvviso, fece un inequivocabile gesto d'invito col dito in direzione del capitano.
Voleva che la raggiungesse...

-Quando avrete finito di sbavare, preparate una scialuppa!-ordinò Sherlock alla ciurma , in tono perentorio, e questa, chiaramente in imbarazzo, si affrettò ad ubbidire.
-Zio, devi proprio parlarle? Non credi sia pericoloso? -domandò Rosie, un po' timorosa. Le storie che aveva letto sulle sirene, infatti, non le dipingevano come creature positive, anzi, tutt'altro.
-Sì, Rosie. Devo farlo. Perchè se è qui, lo è per una ragione-le rispose lui, lo sguardo fisso sullo scoglio dove la creatura acquatica attendeva.-E ci scommetto che riguarda la nostra missione. Le sirene sanno sempre tutto... Inoltre forse so chi la manda-borbottò, a voce molto bassa.
Gli uomini, nel frattempo, avevano approntato la scialuppa.
Rosie, subito, si accomodò a poppa, e Sherlock a prua: ma prima che  potesse iniziare a remare, qualcuno scese dalla scala di corda, unendosi a loro.
-No, Molly. Tu non puoi venire!-protestò quest'ultimo, ma in uno strano tono: sembrava... imbarazzato.
-È troppo tardi, capitano -ribattè lei, ironica, ma con una certa rabbia nella voce.-Ho riconosciuto perfettamente quella sirena. E se credi che ti lascerò di nuovo da solo con lei...!
-Tecnicamente, non sarei da solo-la interruppe lui, indicando Rosie con un cenno del capo.-E poi, quante volte devo dirtelo?? Non c'è mai stato nulla. Era tutta solo una messinscena!
-Il fatto non cambia. Preferisco assistere alla conversazione-ripetè Molly, caparbia.
Sherlock scosse la testa, esasperato.
A quel punto, la ragazzina si intromise, sconcertata da quella bizzarra discussione carica di sottintesi.
-Scusate, mi volete dire chi è, visto che, a quanto pare, entrambi la conoscete??

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