Problemi di rotta

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Il bagliore rosato del sole tinse il cielo e le acque cristalline, annunciando l'imminente tramonto; il terzo da quando la Perla aveva iniziato il suo viaggio a vele spiegate verso una misteriosa destinazione.
-Rotta, capitano?-domandò John, entrambe le mani sul timone, volgendo lo sguardo a destra.
Sherlock, però, non rispose: seduto su una pila di cime, fissava la bussola con le sopracciglia aggrottate. La chiuse con uno scatto, la agitò e la riaprì: per poi richiuderla di nuovo, con un gesto rabbioso.
-Dannazione! Collabora, maledetta. Collabora!-ringhiò, agitandola più e più volte.
John, guardandolo, si ritrovò a scuotere la testa: quella stessa scena si era ripetuta almeno tre volte nell'ultima ora. Avevano infatti proceduto speditamente e senza intoppi nei giorni precedenti quando, all'improvviso, la bussola sembrava essere impazzita: l'ago aveva preso a girare a vuoto, o semplicemente pareva indicare punti a caso.
-Capitano, perché non ti prendi un momento di pausa? Sgombra un attimo la mente! Smetti di pensare!-gli suggerì.
Seguì un profondo silenzio, poi Sherlock sospirò.
-Oh, John... non sai quanto ti invidio...
-Tu??? Tu mi invidi?? Che vuoi dire??-La voce del primo ufficiale era carica di incredulità.
-Invidio la tua mente. È così tranquilla... praticamente inutilizzata. La mia no.-Il corvino indicò il tramonto con un gesto ampio del braccio.-Puoi forse chiedere al sole di non tramontare? No. Il mio cervello è così. Non puoi chiedergli di non fare qualcosa per cui è nato. Semplicemente.
Seguì un altro breve ma profondo silenzio.
-...Capitano, penso che con questo discorso tu ti sia assicurato il premio per l'essere più melodrammatico su questa terra-sentenziò John alla fine, stringendo le labbra per evitare di scoppiare a ridere.

Sherlock sbuffò, tirando di nuovo fuori la bussola.
-Capitano, parlo sul serio!-ripetè il biondo, spazientito.-Per quanto ti costi ammetterlo, anche tu sei un essere umano: e come tale, hai bisogno di riposo, almeno ogni tanto! Oppure... potresti dirigere la tua preziosissima mente su altre questioni.
-Ah sì? Per esempio??? Illuminami!-replicò l'altro, sarcastico.
-Potresti per esempio tentare di risolvere la questione in sospeso che chiaramente hai con una certa ragazza...
Gli zigomi del capitano si tinsero all'improvviso di rosso, ma cercò di assumere un tono indifferente.
-Non so di cosa tu stia parlando.
-Dái, Sherlock, non sono un idiota! È evidente da come vi rapportate l'uno con l'altra che la questione della barca rubata sia solo la punta dell'iceberg.
L'amico seguitò a non rispondere; ma, come è noto, chi tace acconsente...
-Non ti sto chiedendo di raccontarmi il tuo passato. Io rispetto la tua privacy-fece di nuovo il biondo, addolcendo il tono.- Ma, come tuo amico, ti suggerisco di risolverle il vostro problema, qualunque esso sia.
-Da quando riesci a interpretarmi così bene, John?-borbottò lui, seccato.
-Credo da sempre, capitano-ridacchió il primo ufficiale, lanciandoci un'occhiata di sbieco.-E so perfettamente che hai un cuore, oltre che un cervello.
-Ovvio che ce l'ho, John. Tutti gli esseri umani sono dotati del muscolo cardiaco atto alla sopravvivenza.
L'altro, stavolta, alzò gli occhi al cielo, esplodendo in una incontenibile risata.
-Non era quello che intendevo, capitano. E tu lo sai.
Sherlock produsse un ennesimo sbuffo esasperato, e si alzò dal mucchio di cime con deliberata lentezza, affiancando il suo primo ufficiale. Per un po' rimasero così, nel più totale silenzio.
- Siamo stati insieme... tanto tempo fa-sbottò infine il capitano, seppur di malavoglia.-E poi è finita. Tutto qui.
John gli rivolse un'ennesima occhiata scettica: di certo, non era tutto lì. Ma lo conosceva abbastanza da sapere che non gli avrebbe cavato più di questo.
-Bè... comunque, ti suggerirei di parlarle.
-Non ne vedo l'utilità.
-Sì che la vedi. È per questo che la bussola non funziona: è perché non sai quello che vuoi. O forse, lo sai...-aggiunse, con un sorrisetto allusivo.-Ma ti rifiuti di ammetterlo...
Sherlock si accigliò ancor di più, ma non replicò.

Molly Hooper, la ragazza attorno a cui ruotava questa discussione, si trovava al momento nella sua cabina, a studiare tutto quello che aveva raccolto in merito alla dea del mare: e lì era rimasta per tutta la traversata, intrattenendosi con la ciurma-e con Sherlock-al minimo indispensabile.
L'unica con cui discorreva maggiormente era Mary. Anche lei si era infatti unita alla missione: era logico, considerato che Magnussen avrebbe potuto usarla come arma di ricatto verso John. Anche se quest'ultimo non ne era stato del tutto convinto: se già la vita del pirata non era priva di rischi, la loro missione lo era ancora meno.
Ma discutere era stato inutile: quella donna era testarda al pari del suo capitano, quando si metteva in testa una cosa...
John venne bruscamente riportato alla realtà dalla voce di Sherlock.
-È inutile rivangare il passato... e poi, anche se volessi farlo, e non voglio-ribadì, caparbio-cosa mai potrei dirle??
-Posso suggerirti, capitano, di iniziare con la parola "scusa"? Parrà banale, ma funziona. E sono quasi certo che tu non l'abbia usata molto spesso...
-Banale!-replicò lui, sbuffando di nuovo.-E poi che altro, sentiamo!
-Per il resto... fatti guidare dal tuo... muscolo cardiaco. -Le labbra del primo ufficiale si incresparono in un sorrisetto.-Sono certo che saprà suggerirti le parole giuste...
Dopo una fugace occhiata, entrambi scoppiarono a ridere, incapaci di restare seri dopo quell'uscita.
Ma John aveva ragione: e il capitano lo sapeva, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Forse dovrei andare a parlare, pensò. Anche se la sola idea gli causava, letteralmente, un vero e proprio crampo allo stomaco.

Comunque, prima che potesse decidersi a compiere o meno quel passo, una voce lo distrasse: anzi, distrasse entrambi.
-Terra, capitano!! Terra a babordo!!-urlò infatti Wiggins, a voce forte e chiara: a quanto pareva, la bussola aveva funzionato il tempo sufficiente a farli arrivare a destinazione.
L'espressione di Sherlock si accese di entusiasmo, e volse subito lo sguardo nella direzione indicata dalla vedetta.
Ma quando vide dove erano diretti, i suoi occhi si incupirono, mentre una tristezza profonda lo assaliva.
-Non è possibile...-mormorò, la voce ridotta a un sussurro pieno di rabbia e dolore.-Ha scelto proprio questa. Quel bastardo di James... che sia maledetto...
John si voltò a guardarlo, preoccupato da quella reazione, e soprattutto da quel tono.
-... Sherlock, che ti prende?? Sei già stato su quell'isola?
Lui fece un sorriso amaro.
-Oh sì, John... ci sono stato...-Sospirò piano, gli occhi chiusi, la voce bassa, come fosse preda di un'intensa sofferenza.-Quella è l'isola di Norbury. È lì che ho sepolto Carl...

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