Scoppiarono grandi grida di trionfo, e su entrambi i ponti delle navi.
A bordo della Perla, soprattutto, molti membri dell'equipaggio lanciarono addirittura in aria il proprio cappello, dandosi grandi pacche sulle spalle e abbracciandosi, urlando per gioia.
Tutti tranne Sherlock Holmes, Molly Hooper e Mary Morstarn. Loro avevano lo sguardo fisso sulla Bloody King, l'espressione carica di tristezza e di dolore.
La battaglia era stata vinta. Il nemico sconfitto. Ma lo scotto da pagare era stato alto.
Forse troppo.---
Su una piccola isola poco lontana da Port Royal, John e Mary si abbracciavano, ma gli occhi di entrambi erano colmi di lacrime: sul petto di John, di poco celata dalla casacca bianca, spiccava un'estesa cicatrice, dove il cuore era stato rimosso.
Il biondo non sentiva battere nulla, nella sua cassa toracica. Eppure, era ancora... vivo. Lo provava, se non altro, l'intenso dolore che avvertiva nello stringere la moglie a sé, il suo viso rigato di lacrime premuto su quel petto ormai silenzioso e vuoto.
-Mi dispiace tanto...-singhiozzò lei.
-Lo so, Mary. Lo so...- replicò lui, stringendola ancor di più, e trattenendo a stento le lacrime.
-Ci rivedremo solo tra dieci anni...-sussurrò lei, il volto affondato sulla sua spalla.
-Ma non sarai sola...
Il biondo, con un sorriso lievissimo, il primo da quando si erano rivisti, sfiorò delicatamente la sua pancia con il palmo della mano, in una carezza leggera.
Lei spalancò gli occhi, incredula.
-Ma che stai...??
-... Sherlock-disse lui, semplicemente, con un mezzo sorriso canzonatorio.-Ha notato dei segnali... È un mistero come l'abbia capito prima di me. Tecnicamente, sarei io il dottore...
Mary fece una risatina lacrimosa, scuotendo la testa.
Il biondo tornò serio, porgendole poi un forziere preso da terra, ormai a tutti disgraziatamente noto.
-È sempre appartenuto a te...-mormorò, con voce roca.-Lo terrai al sicuro?
Lei lo prese tra le mani, gli occhi lucidi: al suo interno si udiva distintamente il battito di un cuore.
-Sì...-sussurrò in risposta, mentre altre lacrime scivolano lentamente sulle sue guance. Era quasi il tramonto: tra non molto, John sarebbe dovuto salpare con la sua nuova nave, verso un destino a lei precluso.
Si baciarono un'ultima volta, mentre le onde si infrangevano sulla spiaggia, quasi scandendo, con il loro fragore, il tempo che ancora gli restava. All'improvviso, lei si staccò con delicatezza e con un piccolo sorriso, quando scorse Sherlock Holmes avvicinarsi a loro con palese esitazione: si allontanò, col forziere stretto tra le mani, e raggiunse Molly, lasciandoli soli.Il capitano e il suo primo ufficiale si ritrovarono uno di fronte all'altro, in silenzio: sembrava che nessuno dei due sapesse come iniziare il discorso.
-Io...
-So che...
Resosi conto di aver iniziato a parlare nello stesso momento, sfuggì a entrambi una risatina incerta.
-Prima tu, capitano-lo invitò il primo ufficiale, con un mezzo sorriso.
-Tecnicamente, John, anche tu sei un capitano, ora...-puntualizzò Sherlock, con una traccia della sua caratteristica pedanteria, che portò l'altro a ridacchiare nuovamente.
-Già... tecnicamente. Ma, per me, c'è sempre stato, e ci sarà sempre, un solo capitano-rispose, mentre un nodo gli stringeva la gola.
Sherlock distolse lo sguardo, in modo che l'altro non vedesse i suoi occhi, diventati lucidi di colpo.
-Perdonami-gli mormorò, la voce colma di rammarico, lo sguardo sempre fisso all'orizzonte.-Non avrei mai voluto che la maledizione ricadesse su di te.
-Lo so-replicò l'amico nel medesimo tono, volgendo anche lui lo sguardo verso la nave ormai sua.
-Era l'unico modo che avevo per salvarti la vita.
-So anche questo.
Scese nuovamente un silenzio profondo, mentre soffiava un vento leggero che profumava di salsedine, ma che in quel momento non portò a nessuno dei due alcun conforto.
-E quindi... adesso... non potremo più vederci, giusto?-chiese John, con un sospiro carico di tristezza.
-Purtroppo è così. -La voce del capitano era ridotta a un sussurro.- La maledizione della dea impone di traghettare le anime che muoiono in mare all'altro mondo. E nemmeno io, purtroppo, posso solcare certi mari...
Non c'era alcuna traccia di ironia, stavolta, nel suo tono.
-Perciò... Il gioco è finito- concluse il suo primo ufficiale, con amarezza.
-No, John!-lo contraddisse però il capitano immediatamente, quasi con severità.-Il gioco non finisce mai. Anche se potrebbero esserci altri giocatori, te lo concedo...
Di nuovo, il silenzio calò su di loro, finché non fu il biondo, di nuovo, a infrangerlo.
-Sherlock... perché il mio equipaggio è diverso da quello di Moriarty? Perché è improvvisamente tornato umano?
-Posso solo fare delle supposizioni.
-Supponi pure, allora...
Le labbra del riccio si curvarono in un sorriso.
-Credo che l'equipaggio rifletta l'anima di colui che viene colpito dalla maledizione. James Moriarty aveva un'anima nera, e aveva corrotto il suo compito. E tu di certo, mio caro John, non sei come lui. E non lo sarai mai, fortunatamente.
Lui ricacciò indietro a fatica le lacrime, e il suo sguardo fu di nuovo catturato dall'orizzonte, che si stava tingendo di rosso: il sole stava ormai calando.
-Devo andare-mormorò, con un filo di voce.
-Lo so-rispose l'altro, allo stesso modo, senza però ancora incrociare il suo sguardo.
Con un sospiro e un'ultima occhiata fugace al suo capitano, il biondo si incamminò lentamente verso la spiaggia. Ogni passo gli costava una immane fatica, così come il suo sforzo di trattenere le lacrime.
-John... aspetta!
A quel richiamo, lui si voltò di scatto; Sherlock era a pochi passi da lui, gli occhi cristallini, stavolta, piantati nei suoi.
- Questo non è un addio. Perché troverò il modo per spezzare questa maledizione. Te lo giuro.
L'espressione dell'amico era talmente sicura e risoluta, che il biondo sentì un moto di speranza rinascere nel suo animo; ma si spense rapidamente, soffocato dallo sconforto.
-Non credi che, se esistesse, l'avresti già trovato?
-Non ho avuto il tempo di cercarlo, prima. Ora ho tutta la vita, per farlo-ribattè Sherlock, con serietà.-Non avrò altra missione che restituirti alla tua famiglia.
E a me, pensò. Ma non lo disse.
John, scaldato in qualche modo da quella speranza, seppur tenue, gettò uno sguardo a Mary, che li guardava poco lontano, gli occhi ancora lucidi, ma pieni d'amore per lui.
-Credo allora che cambierò il nome della mia nave-disse, di punto in bianco, e Sherlock aggrottò la fronte.
-Un nome che mi ricordi, ogni giorno, che c'è ancora una speranza, per me...- Sorrise appena.-La chiamerò... "Hope".
Il capitano sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso solo in parte sarcastico.
-Sei sempre terribilmente romantico, John Watson...
Lui ridacchiò, stringendosi nelle spalle.
-Già...
Si guardarono di nuovo per alcuni lunghi istanti, come se realizzassero solo in quel momento che, la prossima volta che si sarebbero rivisti, sarebbe stato solo da lì a dieci anni, quello stesso giorno. Gli occhi di entrambi erano lucidi di lacrime che nessuno dei due, però, sembrava decidersi a versare.
Il capitano però, d'improvviso, gettò alle ortiche il suo solito atteggiamento volutamente freddo e distaccato; si avvicinò e strinse il suo primo ufficiale in un abbraccio. Un abbraccio pieno di affetto, ma anche di tristezza, di dolore, di "mi dispiace", che forse non sarebbe mai riuscito a esprimere sufficientemente a parole.
John lo strinse a sua volta, con tutta la sua forza e, nonostante tutto- nonostante il suo proposito di mostrarsi forte - non poté evitare che gli sfuggisse un singhiozzo.---
Sherlock, Mary e Molly, dall'alto della scogliera, osservarono in silenzio la Hope dirigersi verso l'orizzonte, fino a scomparire negli abissi. All'improvviso, un lampo di luce verde illuminò il cielo per un rapido istante, mentre il sole tramontava.
Molly sgranó gli occhi, perché mai aveva assistito a quel fenomeno, prima d'allora.
-... Che cos'era?
-È il segnale di quando un'anima passa da questo mondo a quello dei morti-le mormorò Sherlock, ma senza girarsi, lo sguardo ancora fisso su quel punto, la voce colma di tristezza.
Molly lo prese per mano, delicatamente, e lui non si oppose: anzi, intrecció le dita con le sue.
-Gli ho giurato che troverò un modo per spezzare la maledizione- mormorò ancora.
-Allora credo che dovremmo iniziare subito a darci da fare.
Lui si voltò a guardarla, sorpreso; Molly gli fece un sorrisino sghembo.
-... Non penserai mica che ti lasci da solo in una missione come questa? E poi, senza le mie conoscenze in materia di leggende, come pensi di cavartela?
Per la prima volta da quando era iniziata quella storia, capitan Holmes scoppiò a ridere; ma non era una risata divertita: era di sollievo.
Non sarebbe stato solo, in quella lotta.
Persino Mary abbozzò un sorriso, una mano ancora posata sul ventre.
Sherlock, notando quel gesto, si incupì nuovamente: il figlio o la figlia del suo migliore amico avrebbe dovuto crescere senza suo padre.
Ma lui ci sarebbe sempre stato, si promise. Sempre, per tutti e tre. E li avrebbe fatti riunire. A qualunque costo.
Seguitò a stringere la mano della donna che si era finalmente reso conto di amare, ma tornando con lo sguardo fisso dove la Hope si era inabissata, mentre una nuova determinazione si impossessava di lui.Troverò il modo, John.
Te lo giuro.
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Life as a pirate
FanfictionRecensita su 13 Reasons Why I Love It [@FanfictionIT] ~Sherlock Fanfiction~ ~#1 in Johnlock~ ~#445 Fanfiction 24/04/2018~ ~#156 Fanfiction~ Tortuga, Anno Domini 1632 John Watson, ex ufficiale della Marina Britannica, affoga i suoi dispiaceri in una...