John e Mary, una volta lasciata la locanda, vennero guidati da Sherlock tra le tante piccole e nascoste vie di Tortuga, fino a giungere ad una altrettanto piccola casa, modesta, non troppo lontana dalle strade principali.
Sherlock prese un respiro profondo, e bussò alla porta, facendosi poi indietro, con uno strano atteggiamento nervoso, non da lui: John lo sbirciò di sottecchi, pensieroso. Come al solito, non aveva voluto dire da chi si stessero recando: solo che era un'amica. Ma lui aveva visto una strana luce, nei suoi occhi, mentre lo diceva: e, a meno che non avesse le traveggole, un leggero rossore imporporargli appena gli zigomi. Chiunque fosse, doveva essere molto di più che una semplice "amica".
Era ancora sconvolto dall'ultima novità in merito al suo capitano: certamente non aveva mai avuto la fama di sciupa femmine. Per i due anni trascorsi sulla sua nave, l'aveva visto ben poche volte in compagnia delle tante donne che affollavano Tortuga, e che spesso gli ronzavano intorno. A ben pensarci, ricordava una certa Janine, una cameriera che spesso e volentieri aveva cercato di attirare la sua attenzione, e con una certa familiarità di modi, come se conoscesse il capitano da molto tempo. Ma, alla fine, non aveva mai saputo se lui avesse ceduto o meno alle sue avances.
... Quali altri segreti nascondeva, dunque, il suo capitano?La risposta arrivò non appena la porta si aprì, e si trovarono davanti una giovane donna. Aveva un viso delicato e grazioso, i capelli castani legati in una coda di cavallo, gli occhi del medesimo colore, e indossava una casacca bianca a maniche lunghe, semplice, di foggia maschile.
Inoltre, portava dei calzoni da uomo, simili a quelli di Mary.
-Sì?-chiese, in tono cortese
ma freddo. -Che cosa vole...?
Ma non appena vide il capitano ammutolì di colpo, e rimase a fissarlo imbambolata per alcuni lunghi istanti, aprendo la bocca più e più volte, come se non riuscisse a spiccicare una sola parola.
-... Ciao, Molly-disse finalmente Sherlock, con un piccolo sorriso incerto, facendosi avanti di un passo. -Forse non ti aspettavi la mia visi...
La ragazza gli rifilò uno schiaffo in pieno volto, gli occhi traboccanti d'ira, facendolo ammutolire, e facendo rimanere di sasso sia John che Mary.
-TU!! TU, SHERLOCK HOLMES!! HAI UNA BELLA FACCIA TOSTA!!
Sherlock si portò la mano alla guancia colpita, senza però protestare, o senza emettere un suono, ma con lo sguardo contrito, anche se un angolo della sua bocca era appena sollevato in un mezzo sorriso.
-Sì, lo so... Anche tu mi sei mancata...
La ragazza ringhiò, letteralmente, e il corvino fece d'istinto un passo indietro.
-So bene di essere l'ultima persona che avresti voluto vedere, ma dovrei proprio chiederti un favo...
-Non ti fai vivo da anni! E pretendi UN FAVORE da me?? ORA?? - lo interruppe Molly, ancor più furiosa.
-Sì lo so... Ma, a mia parziale discolpa, in questi ultimi due anni ero... morto, in un certo senso. Non letteralmente, ma ero coinvolto in qualcosa di molto complicato e...
-... Eri... MORTO??... Cosa DIAVOLO significa?? E me lo dici così??
L'espressione di Sherlock si fece ancor più colpevole, persino imbarazzata.
Lo sguardo di John, nel frattempo, saettò tra i due interlocutori, incredulo. Da una parte quella situazione surreale gli stava facendo venire una gran voglia di scoppiare a ridere, soprattutto nel momento in cui l'amico era letteralmente indietreggiato davanti alla furia della ragazza. Era un qualcosa a cui mai nella vita avrebbe pensato di assistere.
La sua parte razionale, però, ebbe la meglio, e gli ricordò che avrebbe dovuto cercare di calmare un minimo la situazione sempre più tesa. Soprattutto perché c'era molto in ballo.
-Ehm... scusate...-intervenne dunque, titubante, mettendosi in mezzo tra i due e porgendole la mano; Sherlock, approfittando del suo intervento, fece un ulteriore passo indietro, come per mettersi ancor di più a distanza di sicurezza.-Sono John Watson, il suo primo ufficiale. Posso chiederle cosa le abbia fatto quest'uomo per irritarla a tal punto?
Molly parve colpita dalla raffinatezza e dal modo di parlare del biondo, perché la sua espressione si ammorbidì, e così il suo tono.
-Oh, niente di che... Si figuri... OLTRE A A SPARIRE PER ANNI SENZA FARMI SAPERE PIÙ NULLA MI HA RUBATO LA MIA BARCA E NON ME L'HA MAI PIÙ RESTITUITA!!-Purtroppo, il volume della conversazione tornò come poco prima. - Ed era quella che usavo per lavorare! L'unica che possedevo! Ho dovuto affrontare le pene dell'inferno per procurarmene un'altra, che non è nemmeno all'altezza della precedente!!
Il capitano emise uno sbuffo, incapace di trattenersi, ma tese le mani davanti a sé in un gesto di resa.
-Molly, avanti, è una storia vecchia!
-Sarà vecchia quando me ne procurerai un'altra! E ringrazia che non ti chieda indietro tutti i soldi che ho perso grazie a te, per quella nuova e per tutto il tempo in cui non ho potuto lavorare!
-Sherlock, mi meraviglio di te! Come hai potuto??-lo rimproverò il biondo, severo, rifilandogli un'occhiataccia.
-Ho dovuto farlo!!-si giustificò lui, sgranando gli occhi innocentemente.- Ero inseguito, dovevo scappare dal porto, e non c'erano altre barche, se non la sua!! La mia nave era troppo lontana!!
-Non è una scusante, capitano! Avresti potuto incaricare tuo fratello di...!
-Sai che odio chiedergli dei favori!! E poi, dopo mi è passato di mente...-La sua voce si ridusse a un borbottio indistinto, mentre Molly lo fissava ancora con uno sguardo truce.
Ma, per quanto gli costasse ammetterlo, Sherlock aveva bisogno di lei. Le si avvicino dunque con cautela, parlando stavolta in un tono serio e sincero.
-Molly... ho sbagliato, con te, e mi dispiace. Ma se sono qui è perché ho bisogno del tuo aiuto. Ti posso assicurare che, in cambio, avrai una nuova barca. Per davvero, stavolta. Mille volte migliore di quella che avevi prima. Hai la mia parola.
Lei lo scrutò a lungo, con un'occhiata dubbiosa e diffidente; alla fine, però, sospirò, facendosi da parte.
-Be'... non restiamo qui sulla porta... Entrate-disse, spronandoli con un cenno della mano.
John la ringraziò con un sorriso, e varcò per primo la soglia; ma prima che anche Sherlock lo seguisse, Mary lo trattenne con delicatezza per un braccio.
-Ma è davvero solo per la barca che è così tanto arrabbiata?-sussurrò, rivolgendogli un'occhiata allusiva.
Sherlock non rispose, ma distolse lo sguardo, stringendo le labbra.
Accidenti!---
La casa della donna era incredibile: ovunque John guardasse, vedeva pile su pile di tomi antichi, gingilli e altre chincaglierie, molto probabilmente recuperate dal mare. Coprivano letteralmente ogni superficie piana, e anche parte del pavimento.
-È il mio lavoro- gli spiegò Molly, notando il suo sguardo.-Recupero materiale dai relitti dopo un affondamento, per poi rivenderlo. A volte si trovano cose davvero incredibili!
I suoi occhi castani brillarono per l'entusiasmo: era evidente che il suo non fosse solo un lavoro, ma una vera e propria passione. Anche Mary si guardò intorno, affascinata, sfiorando poi alcuni volumi con la punta delle dita.
-Anche questi libri li hai recuperati?
-Oh no, quello è il mio... hobby, per così dire -le rispose Molly, con un sorriso.-Studio leggende.
-E immagino che conosca quella della dea del mare, quindi?-John scoccò a Sherlock uno sguardo obliquo: ora era chiaro perché si trovassero lì.
Lei annuì, un lampo d'orgoglio negli occhi.
-Certo che la conosco. Sebbene mi manchino molti dettagli. Ancora non ho finito di raccogliere tutte le informazioni. Sono oltremodo difficili da reperire.
-In questo potrei esserti utile...-si intromise il capitano, stavolta con un sorrisetto furbo a increspargli le labbra: iniziò dunque a raccontarle tutta la storia di Moriarty, e quello che aveva scoperto durante il suo misterioso viaggio.
Alla fine del racconto, Molly era esterrefatta: un conto era studiarle, quelle leggende; un altro era venire a sapere che non lo erano!
-È davvero... incredibile. Ma Sherlock, io non capisco. Se sai già tutto, perchè sei venuto da me?
-Perchè dobbiamo trovare la chiave del forziere-replicò lui, con uno sguardo serio.-E tu possiedi un oggetto fondamentale, per la nostra ricerca.
Lei parve capire.
-Ma certo...-mormorò.-La bussola...
-Esatto. È l'unico modo per trovarla. Ovviamente, ti darò quello che vuoi, in cambio.
Molly gli rivolse un'occhiata di sbieco.
-Davvero? Qualunque cosa?
-Be'... tranne la mia nave, sia ben chiaro!-si affrettò a precisare il corvino.
Il viso della ragazza, a quelle parole, si colmò di una palese tristezza e delusione.
-Non avrei mai preteso una cosa del genere... Pensavo che mi conoscessi...-
La sua voce era ora decisamente più bassa e malinconica.
Il capitano sembrò dispiaciuto, perchè abbassò lo sguardo, mentre scendeva, nella stanza, un silenzio pesante; John stesso cominciò a sospettare che tra il capitano e quella donna ci fosse stato ben più del semplice furto di una barca.
-Scusate, ma che ha di speciale, questa bussola?-si intromise, riportando la conversazione su un terreno più sicuro.
-È dotata di un potere molto speciale-rispose Molly, grata dalla distrazione offertagli dal biondo.-Punta in direzione di ciò che più desideri al mondo.
Sia Mary che John trattennero il fiato, increduli, mentre la ragazza sospirava, rassegnata.
-Ve la darò. Ma a una sola condizione-disse però, fissando stavolta solo Sherlock, dritto negli occhi.-Dovete farmi venire con voi.Il capitano pareva non essersi aspettato quella richiesta, perché sgranò gli occhi: scosse poi la testa in segno di diniego.
-No. È troppo pericoloso.
-Non ho bisogno del tuo permesso, Capitan Sherlock Holmes!-ribattè la ragazza, con forza e con un certo sarcasmo quando pronunciò il suo titolo, tanto che John dovette reprimere una risatina.-La mia offerta non è negoziabile. E, in più, una volta che avrai sconfitto Moriarty, e so che ci riuscirai, voglio che la sua nave diventi di mia proprietà. Così ripagherai, finalmente, il tuo debito.
Il corvino non riuscì a trattenere un sorriso, di fronte alla fiducia che lei riponeva nei suoi confronti, nonostante tutto. Forse fu questo ad addolcire il suo tono nella, però, successiva protesta.
-Per tutto questo non serve che tu venga. Hai la mia parola che la nave sarà tua. Ma resta qui.
-Invece sì, serve!-protestò però lei, testarda.- Basta con le discussioni. La bussola è mia. Perciò o verremo entrambe, o nessuna delle due-concluse, le braccia conserte al petto, uno sguardo di sfida.
Il capitano represse uno sbuffo, guardando ostentatamente fuori da una finestra, come se stesse riflettendo sulla questione: ma era solo una posa. Sapeva di non avere scelta.
-D'accordo...-sospirò infine.-Ora però mostramela.
La ragazza, con un sorriso trionfante, aprì un forziere situato su uno scaffale, da cui estrasse la famosa bussola. Era un oggetto sicuramente antichissimo: lo provavano i numerosi graffi sul coperchio di legno scuro, ormai scolorito. Gliela porse, seppur con una certa esitazione ed una strana riluttanza; non appena l'ebbe tra le mani, il corvino la aprì senza perdere tempo: anche il quadrante era appannato e ricoperto di graffi.
John, Mary e Molly rimasero a guardare Sherlock fissare l'oggetto per un lungo minuto, il capo chino, gli occhi ridotti a due fessure. Lo videro poi alzare lo sguardo di scatto, l'espressione palesemente entusiasta. Un'espressione che John gli aveva già visto. Era la stessa di quando avvistavano una nave nemica, o di quando partivano per una missione.
-Abbiamo una rotta-affermò infatti, in un tono di chiaro trionfo.
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Life as a pirate
Fiksi PenggemarRecensita su 13 Reasons Why I Love It [@FanfictionIT] ~Sherlock Fanfiction~ ~#1 in Johnlock~ ~#445 Fanfiction 24/04/2018~ ~#156 Fanfiction~ Tortuga, Anno Domini 1632 John Watson, ex ufficiale della Marina Britannica, affoga i suoi dispiaceri in una...