Capitolo 1.

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» Capitolo 1

                                  «Siamo come lo yin e lo yang: non possiamo vivere soli.» 

«Caro diario, è da tanto tempo che non vengo qui per scrivere due righe. Penso che della persona spensierata di cui si leggeva nelle altre pagine ormai non sia rimasto niente. Sai, le parole hanno il potere di cambiarci, il tempo lo fa e con esso anche le persone. La distinzione del bene e del male in questo mondo è davvero contorta, nessuno nasce buono o cattivo, ma lo svolgere degli eventi ci porta a diventarlo. Dicono che essere buoni sia la cosa più difficile, ma con il passare del tempo realizzo che essere i cattivi lo è ancora di più. Fingere che ogni singola cosa sia indifferente, crogiolarsi nella solitudine ma soprattutto non avere nessuno che tenga a te, ma quindi, io mi chiedo... Se nessuno tiene a noi, esistiamo davvero? Le persone cattive sono quelle più ferite e addolorante, che hanno lasciato che l'odio penetrasse in loro. Ma loro sono anche quelli che amano di più. Ti chiedi cosa sia io ora? Sono un angelo attratto dal buio.» 

§

Sin da quando era bambina l'unico pensiero che varcava la soglia della mente di Samantha era uno solo, la domanda che echeggiava a gran forza era sempre e solo quella. “Perché?”. 

Era un'altra mattina, di un altro giorno, di un altro mese, di  un altro anno in cui le cose non sarebbero mai cambiate, in cui nessuna domanda avrebbe trovato risposta, nessuno sarebbe andato da lei a dirle cosa ci fosse di sbagliato nei suoi occhi color nocciola o nel suo viso ormai spento da troppo. 

Tenne gli occhi fissi sul soffitto grigio, il cielo era nuovamente ricoperto di nuvole, quindi la poca luce che filtrava attraverso le finestre rendeva quel posto ancora più spettrale di quanto fosse in realtà. Il freddo le era penetrato nelle ossa, ogni solo piccolo movimento le creava nuovi brividi lungo la pelle chiare. Lì faceva sempre freddo. 

Quando una voce risuonò davanti alla sua camera fu costretta ad alzarsi, raggiungendo di mala voglia la malridotta porta di legno che dava su uno stretto corridoio poco illuminato. Il viso della signora Reyes le comparse di fronte. Era consapevole di ritrovarsi davanti quella vecchia donna ingobbita dal passare degli anni, i suoi occhi erano spenti, velati da un grigio che ormai sembrava aver perso qualsiasi tipo di scintilla.  -Scendi, è arrivato il momento.- pronunciò quelle parole a denti stretti, girando poi tacchi velocemente, senza nemmeno darle il tempo di rispondere.

Ricordava ancora chiaramente il primo giorno che aveva visto quella donna, aveva il viso incorniciato da riccioli, e con un sorriso si era calata su di lei, accarezzandole la guancia con una dolcezza che per lei all'epoca era del tutto sconosciuta. E lo sarebbe rimasta ancora per tanto. 

Samantha quel giorno si sentiva fortunata mentre a soli quattro anni si stringeva nel suo cappottino rosso, sicura di aver trovato finalmente una casa, dei genitori. Una famiglia. Era convinta che non si sarebbe mai più sentita sola, che sarebbe potuta andare a scuola, avere degli amici e delle bambole con cui giocare. Voleva solo essere una bambina come tutte e quando i suoi occhi avevano incontrato quelli affettuosi della signora Reyes e di suo marito, era convinta che usciva da quell'orfanotrofio con una famiglia. Usciva vittoriosa. 

Ma ben presto si rese conto di aver fatto male i calcoli. 

Sin dal primo momento che aveva messo piede in quel vecchio cottage, situato in una delle campagne della periferia inglese, un brivido le era corso lungo la schiena. In quel posto non riconosceva l'affetto, il calore ma solo qualcosa di tremendamente sbagliato, ogni stanza era riempito dall'odore della muffa che avanzava lentamente lungo i vecchi mattoni dell'abitazione. 

Ma si disse di essere comunque fortunata, qualsiasi posto sarebbe stato migliore dell'orfanotrofio.

I coniugi Reyes non le diedero mai affetto, non si sentì mai loro figlia o parte della loro famiglia, tutto quello che si limitavano a fare era mantenerla, farla studiare e vestirla. Le sembravano persone di ghiaccio. Solo una volta aveva un ricordo vago del signor Reyes, era seduto su una poltrona a leggere un libro e la piccola gli si era avvicinata, con quella curiosità che solo i bambini hanno, aveva visto negli occhi dell'uomo, per la prima e forse ultima volta, della tenerezza per lei, mentre le passava quel libricino sgualcito e le leggevo il pezzo di una fiaba.  Erano stati interrotti dallo sguardo furente della signore Reyes. Samantha si era sempre chiesta perché avesse reagito in quel modo. Le era sembrato che non volerle bene era un imposizione e non una cosa di loro spontanea volontà.

Shadowhunters - City of Ice. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora