Capitolo 18.

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Sam iniziò seriamente a pensare che in quel posto avessero intenzione di ucciderla, la sola idea di doversi “allenare” con Sebastian la paralizzava, non che pensasse che il cacciatore le avrebbe fatto del male, ma farsi prendere a botte da persone che si allenavano per quello da una vita non era un’opzione molto gioiosa. 
-Allora, esci da lì o devo venirti a prendere di peso?- 
La voce di Sebastian echeggiò all’interno del piccolo spogliatoio in cui si trovava in quel momento. Dopo che tutti si erano messi a complottare tra loro era stata trascinata all’istituto di New York, l’unico posto dove secondo detta di Jace “Avrebbe avuto tutto il necessario per rinforzare i muscoli”. Aveva indossato una tuta che le era stata prestata da Isabelle, per quanto avesse tentato di infilarsi i pantaloni di Clary, non c’era proprio riuscita, le arrivavano almeno cinque centimetri sopra le caviglie mettendo in evidenza la loro differente statura. 
Prese un lungo respiro muovendo alcuni passi, superando così la soglia della porta della palestra e quando il suo sguardo ricadde su Sebastian, intento a sistemare alcuni tappetini nel centro della stanza, si sentì mozzare il fiato. Il ragazzo non indossava la sua tenuta da cacciatore, ma una maglietta bianca e dei pantaloni da tuta, mettendogli così in risalto i muscoli delle spalle e quelli delle braccia che si tendevano mentre sollevava uno dei tappeti che Sam suppose avrebbero fatto da ring. 
-Eccomi. - Esordì avvicinandosi a lui, mentre lasciava scivolare le dita tra i capelli che aveva sistemato in una coda alta. 
-Sei pronta?- 
Sam annuì lentamente consapevole che anche se avesse detto di no, niente sarebbe cambiato. 
Seguì Sebastian al centro dei tappetini, che sotto il suo peso si abbassarono come un materasso, e raggiunse così l’altro capo del quadrato, portandosi di fronte a lui. 
-Con cosa iniziamo?- 
Non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che lui le arrivò addosso gettandola a terra. Il ragazzo sollevò una mano che strinse intorno al collo della ragazza facendo in quel modo una pressione con le dita, soffocandola. Sam, all'inizio, del tutto colta di sorpresa non riuscì nemmeno a trovare la forza di spostare il corpo di lui dal suo, lasciando così che le sue dita le impedissero di respirare. 
Alzò anche lei le mani che strinse intorno ai suoi polsi, tentando in tutti modi di tirarle via. 
-Sebastian, mi stai facendo male. - Disse in un sussurro, la stretta era sempre più forte e con essa aumentavano anche le vertigini. 
-Pensi che una supplica faccia in modo che il tuo avversario ti risparmi?- Le ringhiò lui all’orecchio. - La risposta è no. No qualcuno che vuole la tua morte. - Fece una pausa aumentando la stretta. –Combatti. –Le urlò. 
-Ma se mi ammazzi ora, nemmeno ci arrivo in quella situazione. –Bofonchiò lei. 
-Però la forza per parlare ce l’hai. - Commentò lui. –Concentrati!- 
Sam chiuse gli occhi, la presa di Sebastian sul suo collo diventava sempre più forte e mentre quella si rafforzava, il suo corpo diventava più debole. Concentrarsi?  Doveva concentrarsi su cosa? Sul fatto che il ragazzo al quale si era avvinghiata allegramente più volte, ora la stesse ammazzando? Avrebbero potuto scriverci una tragedia. 
Tentò in tutti modi di sgombrare la mente, stringendo con forza le mani attorno ai polsi di lui, cercando in tutti modi di respingerlo e qualcosa accadde. La stretta delle dita di Sebastian divenne sempre più sopportabile, fino a sembrare una di quelle carezze che le infiammavano la pelle. Così aprì gli occhi per vedere perché l’avesse lasciata andare ma dal sorriso che lui aveva sulle labbra, capì che non era stato lui a togliere le mani. Era stata lei. 
Si sollevò appena sulla schiena, tentando di recuperare l’aria, tossendo a scatti e massaggiandosi il collo. –Come ci sono riuscita?- disse in un sussurro. 
-Lo sapevo che potevi farlo.- Disse lui sorridendole soddisfatto. 
-Quindi mi hai quasi uccisa perché sapevi che potevo respingerti?- Chiese lei aggrottando un sopracciglio. 
Lui scosse la testa. –In realtà non lo sapevo, ho solo provato.- 
-COSA?- Urlò lei sconvolta. –Potevi farmi fuori.- 
-Non l’avrei fatto.- 
-Stavo quasi per morire soffocata.- 
-Appunto, quasi, se fossi morta ora non dovrei subirmi le tue urla.- 
Sam abbassò lo sguardo sulla propria mano che strinse in un pugno e poi lo rialzò su di lui, avanzando con un piede in avanti e con tutta la forza che aveva nel braccio lo sollevò, colpendo così in pieno viso Sebastian che ricadde di schiena contro il pavimento. 
-Questo è per avermi QUASI uccisa.- Disse Sam abbassandosi su di lui, mettendo così le ginocchia di fianco alla sua vita e sedendosi poi sul suo ventre, pronta a colpirlo ancora. 
-Te l’ho già detto che ho un debole per le ragazze violente. – Disse lui divertito, asciugandosi con il pollice della mano un rivolo di sangue che gli era ricaduto lungo le labbra. 
-Sta zitto.- Tagliò corto lei ma mentre sollevava nuovamente il pugno, entrambe le mani di Sebastian strinsero i suoi fianchi in una stretta salda e con un movimento veloce il cacciatore la chinò su di lui, per poi rotolare su un fianco in modo da invertire le posizioni.
Ora il corpo di Sam era schiacciato sotto quello di Sebastian, tentando in tutti i modi di liberare la stretta che lui aveva sui suoi polsi incollandoli al pavimento.
-Dicevo? Ah sì, adoro le ragazze violente.- Quasi sussurrò mentre si chinava sul collo di lei, accarezzandone la pelle con la punta del naso. 
-Oh, davvero? Ora giochi la carta del “seduciamo la deficiente”?- Borbottò Sam, allontanando bruscamente il collo, incollandolo maggiormente al pavimento. 
-Chi? Io? Ma ti pare.- Rispose lui fintamente indignato per poi lasciare sul suo viso solo spazio a un sorrisetto, uno di quelli che facevano venire voglia a Sam di fargli una faccia di schiaffi. 
Sebastian si chinò nuovamente su di lei, facendo incontrare questa volta le punte dei loro nasi, per poi scendere sulle sue labbra che baciò. Sam serrò le sue impedendogli l’accesso, ma lui le mordicchiò con più forza il labbro inferiore così che lei fu costretta a schiuderle e il cacciatore impiegò pochi istanti per rendere quel contatto più profondo. Mosse la lingua nella bocca di lei esplorandola meticolosamente con la punta di essa fino a trovare la sua, che intrecciò con la propria, iniziando a muoverle insieme in una specie di danza perfettamente sincronizzata. 
Sam riusciva a sentire ogni parte del suo corpo contro il proprio, era come se fossero una cosa sola, nonostante quel bacio l’annebbiasse del tutto la mente, tentava con ogni forza di non cedere e di trovare un modo per allontanarlo da se. L’avrebbe baciato in un altro momento, eccome se lo avrebbe fatto, ma ora, ora voleva solo fargli capire che con lei quei giochetti non funzionavano. 
Mosse appena le gambe e approfittando della sua distrazione, posizionò un ginocchio in mezzo alle sue gambe e con un movimento veloce colpì verso l’alto, puntando direttamente alle sue parti basse. 
Sebastian interruppe il contatto delle loro labbra balzando più per la sorpresa che per il dolore e Sam ne approfittò per scivolare via dalla sua presa e rimettersi in piedi. 
-Punto prima, evita i tuoi modi da macho con me, perché se no questa è la prima ginocchiata di una lunga serie.- Disse lei, guardando il cacciatore che aveva la faccia contratta per il dolore. 
- Tesoro, portandomi alla castrazione, ci perdi solo tu.- 
A quel commento Sam si sentì avvampare, ma tentò in tutti modi di nasconderlo, il pensiero di quello che lei e Sebastian avevano condiviso la mandava ancora maledettamente a fuoco, nonostante nessuno dei due ne avesse più fatto parola. 
Perché l’attrazione doveva essere così dannatamente forte? Delle volte aveva difficoltà perfino a stargli vicino e tutto quell’avvinghiarsi di poco prima aveva solo fatto aumentare le palpitazioni. 
Si portò una mano sul fianco tentando di non mostrarsi come una mosca affascinata dalle luci elettriche delle lampade, così come la mosca si bruciava al contatto con la luce questo accadeva a lei quando Sebastian la toccava. 
-Possiamo finirla per oggi?- Buttò lì.
-Ma se non abbiamo iniziato da neppure dieci minuti.- Sebastian aggrottò la fronte contrariato. 
- Per favore.- Ripeté lei, distogliendo lo sguardo da lui. 
Lui la osservò per qualche istante e poi la sua espressione mutò, sembrava preoccupato. – Ti fa male in qualche punto?- Le chiese avvicinandosi a lei. 
Sam istintivamente fece un passo indietro, per poi bloccarsi sentendosi un’emerita idiota. –Nono e che…- 
-Sì?- La incalzò lui ma la sua espressione era cambiata, non era più pensieroso, anzi, appariva divertito. 
-Sì, ho un dolore lancinante al fianco, penso sia meglio che mi sdrai.- Mentì lei.
-Aspetta.- Sebastian fece una pausa chinandosi appena e portando una mano dietro al suo fianco, premendo appena le dita contro la stoffa della sua maglia. –E’ qui che ti fa male?-
Sam lo maledisse mentalmente un minimo di dieci volte, i loro visi erano talmente vicini da riuscire a percepire il respiro di lui sulla pelle. –E dannazione!- Esclamò.
-Cos...- Ma il cacciatore non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase, le labbra di Sam si erano fiondate sulle sue cercando quel contatto disperatamente e stringendogli entrambe le braccia intorno al collo in modo da rendere quel contatto più profondo. 
Mentre le loro lingue tornavano a unirsi nuovamente, Sebastian strinse entrambe le mani intorno ai fianchi di lei in una presa salda e tirandola così indietro in direzione degli spogliatoi. 
Sam indietreggiò lasciandosi guidare da lui mentre abbandonava le sue labbra per scendere in direzione della mascella che mordicchiò, stringendo la pelle tra i denti.
Sebastian si lasciò sfuggire un sospiro, prendendola così di peso e sollevandosela addosso. –Piano bambina, non qui. – Sussurrò appena e raggiunse la porta degli spogliatoi che aprì con un calcio, chiudendo la serratura. 
Riportò l’attenzione a Sam cercando nuovamente le sue labbra e premendo con forza contro il suo corpo, stringendola così tra la sua figura e la parete. Strinse tra entrambe le dita il bordo della sua maglia che sfilò via velocemente, scendendo poi a baciarle il collo, lambendo una porzione di pelle con labbra e succhiando appena in quel punto portando il sangue in superficie. 
Sam schiuse le labbra a quel contatto, stringendo le dita intorno al tessuto della maglia di lui, che poco dopo sfilò via, facendo ricadere lo sguardo sul torso ora nudo di Sebastian, che nel frattempo le aveva sciolto i capelli, cosicché le ricadessero sulle spalle disordinatamente. Lei poggiò entrambe le mani sul suo petto, chinando poco dopo anche il viso e iniziando a tracciare una scia di baci lungo la sua clavicola, scendendo sempre maggiormente verso il suo petto, mentre con la punta delle dita tracciava il contorno della muscolatura.
-Sam…- Sussurrò Sebastian mentre s’intrecciava tra le dita i capelli di lei, carezzandoli lentamente tra le mani e usandoli come punto di sfogo per ogni vibrazione che attraversava il suo corpo al contatto delle sue labbra. 
L’attenzione di Sebastian ritornò al corpo di Sam e dopo aver percorso con le dita il suo busto, portò le mani alla molla dei pantaloni della tuta e iniziò a chinarli verso il basso, abbassandosi anche lui in automatico, con le gambe, in modo da tracciare un percorso con le labbra che partiva dal suo interno coscia e scendendo in direzione delle ginocchia. 
Non ci volle molto e anche i pantaloni di lui furono sfilati, cosicché Sebastian le avvolse il busto con una mano stringendola maggiormente contro la parete. 
-Sei così bella.- Sussurrò fermandosi qualche istante a fissare gli occhi nocciola di lei.
Sam non riuscì a trattenere un sorriso e poggiò la fronte contro quella di lui. –Tu lo sei. Lo sei così tanto da mozzarmi il fiato.- la ragazza lo sentì sorridere contro la propria pelle e poi con un movimento delle braccia la sollevò facendole avvolgere le gambe intorno ai suoi fianchi. Ed erano una cosa sola. 
Sin da subito Sam capì che sarebbe stato differente dalla prima volta, in tutto quello c’era amore ma anche frustrazione, dolore e parole che nessuno aveva il coraggio di pronunciare. Ma mai come in quell’istante si sentì completa e al suo posto. 

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