Capitolo 3.

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La stanza era totalmente immersa nel buio, la poca luce che filtrava attraverso la finestra metteva in risalto le sagome dei mobili, proiettando delle ombre lugubri sulla superficie della sua coperta. 
Sam non riusciva a dormire. Di nuovo. 
Da quando era arrivata in quella casa le ore di sonno che aveva riuscito ad accumulare era state davvero poche, aveva paura di chiudere gli occhi e di ritrovare quello che era era stato l'ultimo scenario che aveva visto a casa sua. Solo sangue. 
Si sollevò, ormai scoraggiata, e mosse alcuni passi nel corridoio in direzione del bagno. Una luce che si intravedeva da sotto una porta attirò la sua attenzione. 
Era una persona molto curiosa di natura e per quanto la ragione le stesse dicendo di farsi gli affari suoi, non riuscì a non sistemarsi vicino alla porta di legno, aguzzando l'udito per cogliere qualche movimento. Ma niente, il vuoto totale.
Un senso di delusione le si montò nello stomaco fin quando una voce parlò.
- Posso sentire il tuo respiro.- Era una voce tranquilla e amichevole. Simon.
Colta alla sprovvista Sam si sentì avvampare, mentre la porta si apriva dando così una visione completa della stanza. Il viso di Simon era tirato e stanco, sotto i suoi occhi erano visibili delle occhiaie livide. Non doveva riposare da giorni. 
- Io..- Farfugliò lei, tentando di mettere in piedi una scusa veloce, non avendo minimamente idea di cosa inventarsi in quel momento.
- Non riesci a dormire?- Le chiese lui sciogliendo subito quell'imbarazzo che l'aveva invasa.
- Per niente.-
- Neanche io.- Mormorò lui, spostandosi poi dalla porta in modo da lasciare un po' di spazio per dar modo a Sam di passare ed entrare nella stanza.
- Come mai non riesci a dormire?- Chiese lei senza soffermarsi a pensare su quella domanda.
-Incubi.- Rispose Simon. -Ne faccio di continuo.- 
-Oh.- A quella parola qualcosa balenò nella mente di lei. Aveva mai avuto un incubo? O meglio, aveva mai sognato? Ogni persona normale in questo mondo quando si metteva a letto chiudeva gli  occhi e sognava un qualcosa, entrando così un mondo parallelo messo su dalla propria fantasia. Ma Sam non aveva mai sognato in vita sua. Forse era il segnale che in lei c'era qualcosa che non andava? 
Istintivamente si portò una mano al ciondolo che aveva appeso al collo, lo sguardo di Simon seguì il suo movimento, guardandola con perplessità. -Anche tu sei una cacciatrice?- Le chiese mentre si sedeva sul bordo del letto.
 -Come?- La domanda le piombò addosso come un macigno. -Cosa te lo fa pensare?- 
Simon indicò con un cenno del capo il suo ciondolo. -E' una runa.- 
Lei chinò il capo, lasciando scorrere lo sguardo sul disegno. Sebastian le aveva spiegato cos'erano le rune, ma no, lei non era una cacciatrice. 
- Cosa significa questa Runa?- Chiese lei puntando lo sguardo negli occhi del ragazzo.
Simon scosse la testa, facendo spallucce. - Non ne ho idea, ne so riconoscere perché ormai ne vedo più di quante vorrei, però... - Si sollevò dal letto aprendo lentamente la porta della sua camera e osservando così che nel corridoio non ci fosse nessuno.- Magnus deve avere da qualche parte una copia del Libro Grigio, se non sbaglio.- 
- Il libro Grigio?-
-Una specie di Wikipedia dei cacciatori.- Disse lui, avviandosi a passo lento per il corridoio. 
Sam lo seguì notando però che i passi di lui non facevano il minimo rumore, come non riusciva nemmeno a percepirne il respiro, doveva avere paura di quel ragazzo? 
Quando Simon si fermò di scatto, Sam dovette piantare i piedi a terra per non finirgli contro, aveva completamente la testa altrove. Lo osservò mentre il ragazzo studiava attentamente i pesanti volumi  presenti nella libreria dello stregone.
Un sorriso si formò sulle sue labbra quando tirò fuori un grosso libro. -Più facile di trovare un ago in un pagliaio.- Disse soddisfatto aprendolo e facendo svolazzare le pagine, sollevando una leggera nube di polvere.
- Eccola.- Disse entusiasta. -Sherlock Holmes mi fa un baffo, oggi sono troppo in forma.- indicò con un dito un disegno tra altri, rappresentando lo stesso che aveva lei al collo.
-La runa della protezione?- sussurrò leggendo a fatica la scritta sbiadita.
Simon sollevò le sopracciglia annuendo appena. - Quindi chi mi l'ha data voleva proteggermi.- disse lei sovrappensiero. -Ma questo lo avevo capito, ma proteggermi da cosa?- Sbuffò lei nervosa. 
Simon la osservò in silenzio per alcuni istanti per poi sollevare una mano, portandola sulla sua spalla, come per confortarla. 
Sam accettò quel gesto, notando come le mani di lui risultassero fredde contro la sua pelle. 
Ma accadde qualcosa. Simon ritirò velocemente la mano, sul viso un'espressione dolorante e dalla mano usciva del fumo, come se fosse stata bruciata.
Entrambi di guardarono confusi. Di nuovo? Pensò Sam in preda al panico mentre si portava una mano sulla bocca. 
- Mi hai bruciato come se fossi una porchetta?- Disse Simon mentre guarda la sua mano guarire.
- Io non so cosa mi stia succedendo.- Balbettò lei in preda al panico, passandosi una mano tra i capelli, velocemente. -Io non volevo farti del male.- Disse guardando Simon e portando una mano vicino al suo petto. -Te lo giuro.-
Il ragazzo inizialmente si ritrasse al tocco di lei, ma poi glielo concesse e qualcosa cambiò nella sua espressione. Agli occhi stanchi si sostituirono occhi vivaci e pieni di vita, le ombre sotto i suoi occhi svanirono e il suo colorito già pallido prese un po' di colore. 
Le già espressioni confuse, si corrucciarono ancora di più. -Che è successo?- Scattò lei ritirando la mano. 
Simon si guardò il corpo e poi lei, ripetendo quello scambio di sguardi per svariate volte. -Mi sento come se avessi bevuto sangue umano tutto il giorno.- deglutì. -Sam, ma tu cosa sei?- 
-Io..- lei indietreggiò del tutto spaventata e corse via. 
Uscì dalla porta principiale e si rannicchiò contro le scale del pianerottolo, aveva bisogno d'aria fresca. 


-Chi si rivede, la torcia umana. -Una voce ormai troppo familiare attirò la sua attenzione facendole sollevare lo sguardo.
- Oddio, ma sei una persecuzione. -sbottò la ragazza sollevandosi in piedi di scatto.
- Anche io sono molto lieto di vederti, Samantha. -
- Il piacere non è ricambiato, Sebastian.- Rispose lei con un sorriso falso, girandosi poi verso la porta. Ma una mano la bloccò, stringendo le dita contro il suo polso.
- Non così in fretta.- Disse lui dandole uno strattone e portandosi il corpo di lei di fronte al suo.
- Cosa vuoi?-
- Perché sei così sulla difensiva? Infondo non mi conosci affatto.-
-La tua fama ti precede.- 
Un sorriso si formò sulle labbra di Sebastian. -Ne sono lieto.- Fece una pausa tirandosi maggiormente il corpo di lei contro il suo, portando le labbra in prossimità del suo orecchio. - Non sono una minaccia, per ora. -
Il suo tono di voce le fece gelare il sangue nelle vene, Sam strinse gli occhi, tentando in tutti i modi di tirar fuori quella sua capacità di abbrustolire le persone, ma niente, Sebastian non mollava la presa.
- Ripeto- Disse lei prendendo un lungo respiro. -Che cosa vuoi.-
- Ora lo vedrai.- Improvvisamente la voce di Sebastian era diventata calda, un brivido le si formò alla base della schiena prima che il buio prendesse il sopravvento.

Shadowhunters - City of Ice. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora