Capitolo 13.

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» Capitolo 13

                                 

La luce che proveniva da uno dei grandi finestroni, costrinse Sam ad aprire gli occhi. Era mattina.

Si sollevò del tutto riposata stiracchiando per alcuni istanti le braccia sopra alla sua testa, desiderava tanto farsi una doccia, sentiva il proprio odore e non poteva considerarlo una gradevole profumazione. La stanza era completamente vuota, non c’erano tracce di Sebastian, così la ragazza si sollevò in piedi, tentando di sistemare i capelli con le dita. Il suo aspetto doveva essere un disastro.

Uscì dallo stanzone attraversando il vecchio corridoio, le travi di legno scricchiolavano sotto il suo passo e la fitta polvere le infastidiva le vie respiratorie, provocandole alcuni starnuti. Quando arrivò al piano terra, vide il profilo di Sebastian, era chino sulla schiena e tra le mani reggeva una specie di penna che si passava sulla pelle, probabilmente aveva trovato uno stilo.

-Ehi. - disse lei a voce bassa, c’era qualcosa nell’aria che le faceva temere di alzare troppo il tono della voce.

Lui non appena avvertì la sua presenza sollevò il viso, portando lo sguardo sulla figura di Sam. –Buongiorno. – si limitò a dire, riportando così l’attenzione sul disegno che stava elaborando lungo il suo braccio.

-Dove lo hai preso?- Chiese Sam facendo un cenno verso lo stilo, ma più che dalla curiosità la sua domanda era stata mossa dal desiderio di interrompere quel silenzio che era piombato nella stanza.

-Non è difficile per un Cacciatore come me procurarmi alcune cose. – si limitò a rispondere lui e Sam annuì appena.

Quando Sebastian ebbe terminato, riavvolse verso il basso la manica della maglia, coprendo così il marchio e si sollevò in piedi, portando lo stilo in uno dei passanti dei pantaloni.

-Che ne dici di lasciare questo posto e tornare nella mia casa?- Chiese poi alla ragazza, dal modo in cui gli occhi di lui la scrutavano Sam pensò di dover sembrare proprio la versione più alta di Dobby l’elfo domestico di Harry Potter.

-Ma non ti troveranno?- chiese lei dopo alcuni istanti.

Sebastian scosse la testa. –No, è come se fosse fuori dalle dimensioni, può portarci dove vuole ma nessuno può trovarla, una delle poche cose utili che ha fatto mio padre. -

Sam restò in silenzio per alcuni momenti, aveva la curiosità di chiedergli qualcosa in più sul suo genitore, ma dopo le cicatrici che aveva visto sul corpo del ragazzo non le sembrava la più brillante delle idee. Si limitò ad annuire. Desiderava fare una doccia e quella casa, nei suoi ricordi, le sembrava una piccola oasi.

-Bene, così potrai darti una ripulita. - disse lui infine, estraendo nuovamente lo stilo dagli Jeans e posizionando la punta contro la superficie ruvida della parete.

-Sebastian.- esitò Sam.

-Fidati di me.- la rassicurò lui e poi si voltò nuovamente verso il muro, unendo le linee in un disegno singolare.

§

Ritrovarsi in un ambiente così pulito fu una piacevole sorpresa, era bello poter inalare l’aria in un profondo respiro senza dover tossire poco dopo. Ora aveva solo voglia di fare una doccia.

Sebastian parve leggerle nella mente visto che annuì appena indicandole con un cenno della tasta una delle porte che si intravedevano alla cucina. –Ricordi dov’è la tua stanza, vero?-

-Sì.- Rispose lei e mosse alcuni passi verso l’esterno della cucina, per poi fermarsi per alcuni istanti, voltando di poco il viso.

Sebastian la guardò aspettando che lei dicesse qualcosa ma Sam si limitò a rivolgergli un sorriso, proseguendo nella sua direzione, sospirando sonoramente poco dopo.

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