Capitolo 10.

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» Capitolo 10


Dopo molti giorni Sam si ritrovò a entrare nuovamente nella sua stanza. Tutto era esattamente come l’aveva lasciato, la valigia posta ordinatamente sul materasso, ancora semiaperta e dalla quale era possibile vedere alcuni dei capi ripiegati ordinatamente al suo interno. Al pensiero di riavere tutte le sue cose, i suoi vestiti, i suoi libri e qualsiasi altro oggetto, dava a Sam un leggero senso di gioia. Non avrebbe mai pensato di risentirsi a casa ritornando in quel posto ma ora che rivedeva quell’ambiente così familiare, sentiva che a una parte di se era mancato.
-Hai fame?- Le chiese Matt facendo capolino dallo stipite della porta.
Sam si portò automaticamente una mano sulla pancia, per poi annuire lentamente. – Direi di sì.-
Il ragazzo sorrise. - Bene, scendo a preparare qualcosa. - Le disse per poi sparire nella semioscurità del corridoio.
Sam dopo aver scrutato con lo sguardo ogni angolo di quella piccola camera, come se cercasse qualcosa che non era più al suo posto, portò entrambe le mani sulla valigia posta sul piccolo letto di legno e la aprì. Strinse tra le mani alcuni capi familiare che aveva indossato talmente tante volte, che ormai erano impregnati del suo odore, e se li portò vicino al viso. Cercava un modo per calmare i nervi, dopotutto non poteva definirsi calma.
Aveva appena scoperto che il suo cane era in realtà un licantropo e che la sua presenza non era un caso in quella casa. Come sempre le tornava in mente lo stesso quesito: perché delle persone si erano preso tanto fastidio per proteggerla?
Doveva trovare quel Fratello Zachariah, era lui l’unico che probabilmente aveva delle risposte concrete su di lei e non dei miti creatosi dalle varie dicerie.
Scrollò le spalle, tentando di scacciare via il sentimento di sconforto che stava prendendo possesso di lei, e con lo sguardò osservò l’esterno della casa visibile dalla finestra della sua camera. Fuori ormai era buio e l’unica fonte di luce erano alcuni lampioni posti lungo la strada periferica. La casa era completamente nell’ombra, Sam pensò che forse fosse un modo per non farsi notare.
 
Quando scese nuovamente le scale, ritrovandosi così nel soggiorno, il forte odore di sangue e carne putrefatta le creò il solito voltastomaco costringendola a coprirsi sia il naso che la bocca.
Si chiedeva il perché di quei corpi ancora lì, Matt non si era mai allontanato dalla casa, avrebbe potuto almeno dare una pulita.
Prese un grosso respiro e tentando di evitare i corpi, attraversò a passo svelto il salone raggiungendo così la cucina.
-Perché hai lasciato i corpi in soggiorno?- Chiese Sam una volta attraversata la vecchia porta di legno massiccio.
-Mi sembravano degli ornamenti carini. - rispose il ragazzo sollevando la testa da una pentola che bolliva sul fornetto a gas.
-Matt!- lo rimproverò lei, avvicinandosi a una sedia e lasciandosi ricadere su di essa. - Okay, non erano i padroni più premurosi del mondo ma abbi un po’ di…rispetto.-
Il ragazzo fece spallucce, per poi aprire uno dei cassetti della signora Reyes, estraendo da esso un grosso mestolo di alluminio, con il quale riempì due piatti fondi con una strana zuppa verde.
Li posò entrambi sul tavolo, uno di fronte a Sam e uno di fronte a lui, e le passò un cucchiaio.
La ragazza rigirò il contenuto tentennante, per poi lasciar ricadere la strana zuppa dal cucchiaino. –Sicuro che sia commestibile?-
-Mangia, questo passa il governo. - rispose lui, prendendo una generosa porzione di zuppa e portandosela alle labbra.
Sam lo osservò dopodiché fece lo stesso e non appena il liquido le invase la bocca si meravigliò nel costatare che non era poi così pessimo, anzi. Però era un qualcosa che non sapeva definire. Non aveva mai mangiato una verdura o un ortaggio che avesse quel tipo di sapore.
–Cos’è?- Chiese al ragazzo, mentre prendeva un’altra cucchiaiata.
-Ricetta segreta di nonna Matthew.-
 
§ 


Ritrovarsi a dormire nel suo letto le faceva così strano, aveva provato in tutti modi di prendere un po’ di sonno, anche solo per riposare quell’oretta, ma alla fine ogni tentativo era stato vano e Sam si era ritrovata a fissare il soffitto bianco della sua stanza. Ogni qualvolta era stato sul punto di addormentarsi, dei pensieri fastidiosi si erano insinuati nella sua mente. Il primo era stato quello della discussione con Magnus, aveva impresso nella mente lo sguardo truce e gli occhi che brillavano come il fuoco dello stregone. Il modo in cui le aveva detto quelle cose, si era sentita del tutto soffocata. Aveva pensato anche a Will, chissà se un giorno si sarebbe rimbattuta in quel cacciatore, quel pensiero le appesantì lo stomaco, perché pensare a Will le faceva pensare anche a Jem. Jem, il ragazzo che era stato sin da subito gentile con lei, il ragazzo che ogni giorno si spegneva legato a un destino che non meritava. Chissà cosa ne era stato di lui… e di Will.
Ma il pensiero che la tormentava maggiormente era quello di Sebastian. Ormai era inutile anche solo negarlo a se stessa, lei ci teneva a quella persona, si era affezionato a uno semisconosciuto sì, ma quello sconosciuto che tutti definivano così crudele era stato l’unico a darle alcune risposte o un po’ di affetto… però non poteva sentirsi in quel modo, lo doveva ad Alec, Sebastian aveva ucciso il suo fratellino, e lui le era stato accanto…
Soffocò un urlo nel cuscino, lasciando ricadere completamente il corpo, abbandonandosi sotto il calore del piumone; fare così le avrebbe solo fritto il cervello senza portarla a nessuna conclusione, Sam lo sapeva, ma non riusciva a non pensarci.
Scostò la coperta dalle proprie gambe e si sollevò in piedi, ormai aveva capito che quella notte non avrebbe dormito, così decise di rimboccarsi le maniche e scendere in soggiorno a dare una pulita.
Indossò dei vecchi jeans e una maglietta azzurra, legando i capelli in una coda e si precipitò al piano di sotto.
Recuperò i vari stracci nel sottoscala che la signora Reyes usava come ripostiglio e riempì i vari secchi di acqua pulita. La prima cosa che fece fu spalancare tutte le finestre del piano terra, quell’odore doveva uscire da lì. Tirò fuori due grandi buste nere, e dopo essersi messa dei guanti usati solitamente per lavare le stoviglie, con gli occhi chiusi e lo stomaco nauseato raccolse la testa in decomposizione del signor Reyes. La lasciò ricadere all’interno del grande sacco nero e poco dopo fece lo stesso con il corpo. Quando chiuse l’estremità del sacco non riuscì più a trattenere quel senso di nausea e corse con tutta la forza che aveva verso il bagno, chinando così la testa all’interno del water, rimettendo la cena e tutto quello che aveva mangiato negli ultimi due giorni.
Dopo essersi sciacquata il viso ritornò nella stanza e aprì un altro di quei sacchi neri, ponendolo sulla testa del corpo della signora Reyes, facendolo così scivolare lungo la sua pelle, fino a ricoprirla del tutto.
Quando ebbe finito di trascinare entrambi i corpi sul retro della casa, sentì di poter nuovamente guardare quel salotto, sì c’era sangue ovunque, ma il macabro spettacolo di corpi martoriati era stato ripulito.
Riprese da dove aveva lasciato e fece ricadere i secchi d’acqua pulita sul pavimento imbrattato di sangue freddo, incominciando così a sfregare, fin quando ogni macchia di sangue non fosse andata via e al suo posto sarebbe rimasto l’odore di Marsiglia del detersivo.
 
Sam era così concentrata in tutto quello che aveva perso la cognizione del tempo.
-Wow, ora sì che questo posto è pulito. - La voce assonnata di Matt la fece sobbalzare, voltandosi così di scatto verso le scale. –Ti rendi conto che sono le sei del mattino?- continuò lui.
Sam annuì, lasciando così ricadere la spugna all’interno del secchio. –Non riuscivo a dormire e quindi… - mormorò mentre passava una mano lungo la fronte sudata.
-La prossima volta puoi pulire la mia stanza?-
-Non sei simpatico. - sbuffò lei. –Almeno ora si può entrare qui senza dover rimettere perfino il pranzo del proprio battesimo. -
-Touché.- annuì lentamente il ragazzo, muovendo qualche passo verso di lei. –Ci sono grandi notizie dal mondo invisibile. -
-Che è successo?- chiese lei incalzante.
-Sembra che sia stato preso finalmente uno dei cattivoni.-
Sam lo guardò interrogativamente, dandogli modo di proseguire. –Non penso che tu possa conoscerlo, Jonathan Christopher Morgenstern, uno degli Shadowhunter più pericolosi di sempre. Penso sia un bene anche per noi che ora sia fuori combattimento. -
Per Sam ci vollero alcuni secondi per metabolizzare l’informazione. – J-Jonathan Morgenstern?- Balbettò in un sussurro. - Cioè Sebastian?!- esclamò quasi urlando.
Matt la osservò sorpreso per la sua reazione, annuendo poi lentamente. –Sì, Sebastian Verlac è uno che ha ucciso di cui ha rubato l’iden…-
-Sìsì, so già la storia.- Tagliò corto Sam, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. –Sai cosa gli faranno?- Chiese tentennante.
-Penso che sarà processato.- Rispose lui facendo spallucce.
-Processato? Dici a morte? Lo uccideranno?!-
-Penso di sì, ma perché stai reagendo in questo modo?- Matt strinse gli occhi, portandoli sul viso ormai sbiancato della ragazza.
Sam serrò i denti contro le labbra, tentando di mantenere il controllo, ma sentiva gli occhi pizzicarle. –Dove lo tengono?- disse in fine con voce ferma.
-Ad Alicante… Sam, che succede?- Ripeté lui, avvicinandosi a lei.
- Non può morire.- Sussurrò la ragazza. –Dobbiamo andare ad Alizante o come diavolo si chiami quel posto!-
- Per quale assurdo motivo vuoi andare ad Alicante per impedire il processo di un criminale?- gli occhi di Matt erano diventati severi e il suo sguardo era duro.
-E’ l’unica persona che può aiutarmi…- Sussurrò incerta la ragazza.
-Stai mentendo. – ribatté il ragazzo. –Lo hai conosciuto vero?- lei non rispose, limitandosi ad annuire e Matt proseguì.- Hai sempre avuto un debole per le cause perse, non posso aiutarti Sam.- sbuffò lui. –In primo luogo non possiamo entrare ad Alicante, io sono un licantropo e tu una mondana e poi firmeremo la nostra condanna a morte.-
-Ti prego Matt, un modo deve esserci.- esplose lei.- So muovermi attraverso i portali, farò in modo che ci porti lì.-
-Non puoi, i portali possono portarti solo in zone in cui sei già stata.-
-Tu sei mai stato in questo posto?- chiese Sam a Matt e dal suo sguardo capì di sì.- Allora tu lo visualizzi ed io faccio il resto.-
-Sam, non posso, quel posto è inaccessibile e se io violo gli accordi potrebbero prendersela con tutti i licantropi.- Sbottò Matt.
-Che ha di speciale quest’Alicante?-
-E’ la capitale di Idris, il luogo di nascita dei cacciatori. Ci vivono solo loro, è come entrare nella tana del leone, moriresti dopo tre secondi per una causa persa. –
-Sebastian non è una causa persa.- Urlò lei senza rendersene conto per poi schiarirsi la voce con un colpo di tosse. –Non posso abbandonarlo anch’io, sospetto che in lui ci sia una solitudine infinita e che le sue azioni siano scaturite dal fatto che nessuno gli abbia insegnato a vedere il mondo in un modo differente.- sussurrò. –Può essere salvato Matt e se loro lo uccideranno…-
-Tu perderai la tua opera di bene o la persona che ami?-
-Non dire assurdità.- mormorò lei a denti stretti. –Perderei una fonte di aiuto.-
-E tutto il discorso sentimentale che mi hai appena fatto?- Disse il ragazzo confuso.
Lei alzò gli occhi al cielo, sollevando entrambe le mani e portandole intorno a quelle di lui. –Ti prego, non psicoanalizziamo il perché, aiutami soltanto.-
Lui restò in silenzio per alcuni istanti per poi prendere un respiro profondo. –Io posso condurti fuori dalle mura, nella città non ci sono mai entrato.-
Lei accennò un sorriso. –Grazie Matt.-
 
§ 

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