Caro me,
non ti ho mai scritto una lettera: si vede che non l'ho mai ritenuto necessario. Ma ti sei mai accorto di come sembri, fuori? Di quello che gli altri vedono in te?
Tu che ti guardi dentro vedi buio, buio e basta, ed è come un mare in tempesta che non ti lascia stare, che bolle e ribolle e borbotta e si lamenta, ed è rimorso, e sono sensi di colpa, e sono le Erinni che ti piombano addosso e ti graffiano, ti lacerano; come in quel passo di Dante, dove le Arpie dilaniano le anime dannate, le distruggono e le fanno soffrire.
Tu ti senti braccato e vedi la disperazione più nera, ogni giorno che passa sempre più nera.
E invece talvolta senti di poter toccare le nuvole (sai di essere un po' bipolare) e senti che puoi fare tutto, e cerchi di trattenere il sorriso, ci provi, ti impegni, e alla fine esplode come una supernova, e tu stai bene, immensamente bene, e sono quelle volte in cui bisognerebbe mettersi a ballare per strada, in un giorno di sole, in un giorno di pioggia, che importa del tempo, e a ridere, ridere, ridere!
Siamo come equilibristi.
Chi l'ha detto? Ma che importa, io lo dico ora.
Siamo come equilibristi a metà tra la gioia e la disperazione o forse sei solo tu ad essere matto.
Ma sì, tu che ora ti guardi allo specchio e ogni tanto abbassi lo sguardo per scrivere, ancora con quel dannato mozzicone di matita.
Ma cosa vedono gli altri di te?
Gli altri vedono luce: tu sei un diamante, un bravo ragazzo, sempre gentile, sempre disponibile, e sì a volte hai quella tristezza negli occhi, ma passa subito: sei sempre allegro, sei un ragazzo di compagnia, tu.
Un diamante di plastica che si fonderà presto, e se anche fossi fatto di diamante, nessuno lo sa che il diamante è fatto come la grafite.
La grafite che si sfoglia piano, si lascia andare e lascia un segno morendo. E il diamante che lascia un segno tagliando, colpendo, ferendo. Tutti quelli che si sentono grafite in confronto ai diamanti, ci hai provato spesso a convincerli di questo: che spesso il segno della matita è più eterno di quello del diamante e va in profondità, molto più che una freccia in pieno petto. Entra in punta di piedi, la grafite, e si deposita. Entra di punta, il diamante, e ferisce e basta.
Tanta gente dice di te che urti la sensibilità delle altre persone perché non sei aggraziato. Non te la sei mai sentita di contraddirli: hanno ragione. La dolcezza della grafite non sarà mai tua, e questo è il tuo rimpianto. Siete fatti della stessa materia, e nessuno di voi due sa quanto valga.
Ah l'invidia, immagine mia! L'invidia che non ti lascia vedere il grande in te, che ti fa agli occhi degli altri come un diamante, e pensaci bene (l'apparenza inganna): tu ti senti come a pezzi e gli altri li vedi meravigliosi, loro che si sentono in briciole.
Riflesso, diamante di plastica, grafite mancata, cosa sei? Chi sei?
Basterà l'apparenza a definirti?
Tuo,
Il solito eroe in crisi.
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Lettere di crisi
General FictionUn eroe in crisi e un supercattivo che ha perso tutto. Quanto saranno diversi, una volta tolta la maschera?