Gentile signore che mi ha fatto il colloquio,
le ho fatto una buona impressione oppure quel sorriso cordiale era un modo gentile per dirmi di andarmene al diavolo?
Mi ha detto che mi avrebbe fatto sapere, ma non sono sicuro che mi richiamerete.
In ogni caso, volevo dirle che è un uomo simpatico, nonostante il velo di formalità che si impone per necessità. La formalità, signore, fa perdere inevitabilmente sul versante dell'empatia e, dunque, su quello della simpatia.
Ho avuto a un certo punto la sensazione di aver fatto centro su di lei, perché mi ha guardato con degli occhi che non rivedrò mai più in vita mia. Per un attimo ho visto attraverso la maschera della formalità e ho visto il vero uomo che mi stava guardando. Le ho detto della mia esperienza lavorativa in un grande hotel di Roma e lei mi ha chiesto il motivo per cui, alla fine, non mi avevano rinnovato il contratto.
Ho deciso, inspiegabilmente, di dirle la verità. Un giorno, semplicemente, il mio capo mi ha chiamato in ufficio e ha preso a farmi domande strane, domande cordiali e piene di un affiatamento che non avevamo mai avuto. Ho capito subito che c'era qualcosa che non andava, e ho iniziato a sudare freddo. Ho risposto cordialmente e con un tono un po' impacciato, perché sapevo che il mio capo voleva sentire quel tono impacciato per sentirsi più forte quando mi avrebbe tirato il colpo di grazia (che ormai era inevitabile)
"Abbiamo deciso di non rinnovare il tuo contratto." Me l'aveva detto così, senza neanche troppi preamboli.
"Posso chiedere perché?" sempre un tono squisitamente gentile, anche se la voce ha tremato per un istante. Stavo per esplodere di rabbia: ero giovane, più giovane di quanto sia ora.
" Ci hai soddisfatto in pieno e sei superbo in tutto quello che fai, ma l'hotel non ha più bisogno di te. Il personale che abbiamo è abbastanza."
Ho sorriso: " Capisco."
" Non faticherai a trovare un altro lavoro."
Ho sorriso e basta, senza rispondere. Poi gli ho stretto la mano e l'ho salutato sempre con una maschera di cordialità.
A lei, signore del colloquio, ho detto il vero motivo per cui il contratto non è stato rinnovato. Nessuno me l'ha mai detto chiaramente, ma posso immaginare che al mio capo non facesse tanto piacere la mia relazione con sua figlia. Quando anche lei smise di cercarmi e iniziò a starmi lontana capii che il licenziamento non era che un primo passo. Cosa vuole, signore, ero un ragazzino appena uscito da cinque anni si studi nel settore alberghiero e non pensavo alle conseguenze di quello che facevo. È stato lì che i miei hanno saputo tutto e mi hanno cacciato di casa. Mio padre era un uomo molto duro, anche se alla fine ci assomigliavamo molto. Mia madre era una donna che teneva molto alle convenzioni sociali e che non poteva sopportare che il figlio finisse nel mezzo di uno scandalo mediatico. Tutto venne comunque fatto passare sotto silenzio, e io dovetti arrangiarmi.
In realtà i miei avevano pensato di cacciarmi di casa un mese, poco più. Io mi rifiutai di tornare da loro, e iniziai a lavorare e studiare. Non era facile mantenersi l'università e lavoravo come un matto. I miei amici mi chiedevano di uscire e i più stretti mi facevano un cenno che avevo imparato a capire e che voleva dire: offro io, non preoccuparti. Un paio di volte accettai, poi capii che non volevo dipendere da loro in questo modo, che alla lunga si sarebbero stancati. Solo due di loro mi rimasero accanto sempre e non mi chiesero mai nulla in cambio. Furono la mia salvezza in quegli anni, poi io finii gli studi prima di loro (sapevo di non potermi permettere riposo) e loro si sposarono, andandosene a vivere all'estero. Col tempo e con la fama si sono dimenticati di me, e hanno smesso di rispondere alle chiamate e ai messaggi. Ma sono tutt'ora i migliori amici che abbia mai avuto.
Non le ho raccontato tutto questo, signore, e lo so bene. Mi sono limitato a parlarle della ragazza con la sincerità di un bambino, e lei ha fatto quello sguardo che sembrava sapere tutto. Io ho sorriso, alla fine, come a invitarla ad essere indulgente con me in quanto ero parecchio giovane. A 19 anni si fanno cose che non si rifarebbero mai, col senno di poi.
Lei ha fatto un sorriso cordiale, e lì ho temuto che mi stesse mandando al diavolo e di non averle fatto una buona impressione. Forse avrei dovuto mentire, ma a che pro? Ho imparato dal mio errore e non avrebbe senso per me mentire riguardo a un errore di parecchi anni fa. In ogni caso so perfettamente che lei ha letto i commenti più che positivi che il direttore aveva fatto di me prima di venire a sapere che mi facevo sua figlia. Sono gli unici commenti oggettivi che possiede, e so che da quelli non può prescindere.
Mi ha chiesto anche una cosa molto divertente:
" è consapevole che il contratto si riferisce a tre serate, vero?"
Io ho annuito: " Certo" mi ha fatto impressione sentire la mia voce, anche se può sembrare strano. Era un po' che non mi sentivo parlare, e ho sentito che la mia voce è ancora parecchio giovane.
Allora lei si è alzato e mi ha sorriso: " Le faremo sapere, signor Landi."
L'ho ringraziato e sono uscito salutando.
Spero di averlo perlomeno divertito, signore.
Cordiali saluti,
Il Signor Landi, ovvero quello della bomba.
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Lettere di crisi
General FictionUn eroe in crisi e un supercattivo che ha perso tutto. Quanto saranno diversi, una volta tolta la maschera?