Cara Moda,
lasciatelo dire che fai schifo. Proprio non ti capisco, mi sta andando in odio il consumismo, anche se ci sono nato e ci ho sguazzato fino ad ora.
Ma come possono vestirsi così le persone? Nel tuo nome vanno in giro vestiti atteggiandosi a maledetti, credendo di avere fascino e fanno solo ridere. Secondo me, cara Moda, tu hai un grande senso dell'umorismo.
Nel nome tuo ogni giorno la gente rinuncia alla propria originalità per diventare come gli altri, perché "fa tendenza". Ma cosa vuol dire?!
Se "facesse tendenza" andare in giro nudi, lo farebbero? Spero di no. Riesco ad immaginare la gente che ostenta il proprio corpo per strada, e i ragazzi che si fanno commenti a vicenda, e le ragazze anche. Non so se ridere o piangere, ma devo scacciare quest'immagine dalla testa o potrei vomitare.
Quanto conta la Moda ora? Masse e masse di burattini e fotocopie, tutti uguali, che si ha come la sensazione di déjà-vu ad ogni angolo, ed il buongusto è andato a quel paese, che nessuno ne ha, è solo che ad alcuni i vestiti della moda del momento vanno bene, ad altri no. Scusami se parlo di te in terza persona, ma mi riesce difficile parlarne diversamente, a causa dell'abitudine.
Ma insomma, Moda, non sei buongusto, non più. Forse una volta, forse una volta hai avuto un senso, ma, a mio avviso, solo in qualche raro caso. E non sto parlando solo di abiti. Tutte le usanze, tutte le abitudini nuove, tutto. Basta che sia di massa, basta che lo facciano in molti, basta che mi presenti in società come un vincente.
Tu e la vittoria siete legate da un filo invisibile: se qualcuno ti segue, Moda, è vittorioso in una società che non guarda che le apparenze. Non dico che non siano importanti, non fraintendermi, ma tu hai davvero un po' troppo potere, ora. Insomma, l'apparenza non è tutto.
E se non lo so io, che da fuori sono una cosa e dentro un'altra, se non lo so io!
Tu, Moda, ti dimentichi che tutto cambia in base al punto di vista. Pretendi di assolutizzare un concetto, una realtà, una tendenza che può valere magari per una, cento, mille persone, forse, ma ci sarà sempre qualcuno che rappresenta l'eccezione.
Ma, mi dici tu, non è un errore, perché delle eccezioni il mondo odierno se ne frega. E che posso dirti? Io le eccezioni le vedo come fiori, piccoli e brillanti in un mondo tutto uguale. Restano impresse, perlomeno, cosa in cui tu e tutti coloro che ti seguono hanno fallito miseramente, falliscono ora, in questo momento, e falliranno per sempre.
Come fai ad essere così assoluta, Moda? A farti seguire sempre, dovunque, comunque? Semplice, mi rispondi tu, cambio continuamente.
Dunque è questo quello che si fa. Si cambia continuamente, come un voltagabbana, e si piace a tutti, e si è nessuno. E allora tu non sei nessuno, Moda. Perché sei tutto, e muori e ti rigeneri continuamente e, se anche è vero che non stanchi mai, perché torni sempre, prima o poi ti stancherai.
Ma forse no.
Ti stancherai di quegli adulatori che ti baciano i piedi, ti rincorrono ovunque e voltano faccia insieme con te? Ti stancherai di questi amanti insistenti che ti stanno attaccati come cozze, per il solo prestigio che il tuo nome è in grado di dare?
Oppure non ti stancherai, perché ci sguazzi nell'adulazione, e hai anche tu, come noi uomini in fasi strane e assurde della nostra inutile esistenza, hai anche tu sogni di potere assoluto sul mondo e vuoi solo vedere schiere di burattini tutti con la tua uniforme, pronti a cambiarla in qualsiasi momento ad una sola tua parola?
Rappresenti l'ipocrisia, vero, Moda? Esisti per svilire le persone, per mettere a nudo le loro insicurezze, per mettere a nudo la loro, la nostra, disperata ricerca di approvazione sociale, ad ogni costo?
Esisti per svilire l'uomo e metterlo davanti alla propria ipocrisia e incostanza?
O esisti e basta e, ancora una volta, come ogni cosa a questo mondo, esisti perché insegni a non giudicare? E ci poni tutti di fronte all'errore del giudizio, troppo soggettivo per essere universale e troppo crudele per essere degno di ascolto?
Ti saluto, Moda.
Tuo,
L'uomo che non dovrebbe giudicare nessuno, data la sua immoralità ormai provata anche con i fatti.
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Lettere di crisi
General FictionUn eroe in crisi e un supercattivo che ha perso tutto. Quanto saranno diversi, una volta tolta la maschera?