Cara mamma,
il grande giorno è arrivato. È una festa aziendale, nulla di che, ma mi sento agitato come i bambini il giorno prima di Natale. Anzi, come i ragazzi prima dell'esame della vita.
È tutto il pomeriggio che mi provo vestiti per capire quale abbinamento possa essere il migliore, ma nulla mi convince davvero. Ci sarebbe quell'abito da festa che mi piace molto, ma non sono sicuro che sia consono. Voglio dire, forse quei bottoni sono troppo appariscenti, troppo elaborati.
Lo so che non sono nulla di che, ma la gente a lavoro è abituata a un me molto più sobrio.
Li ho provati tutti, con tutte le cravatte, tranne quello. Insomma, quello è davvero troppo, io lo adoro, certo, ma certe cose non si possono mettere sempre, e devo stare attento a non uscire troppo dagli schemi altrimenti il capo mi licenzia.
Che poi non me l'ha mai detto e forse me lo sono messo in testa io, ma comunque meglio non rischiare: non si sa mai.
Ok mamma, ho bisogno di un consiglio. Non so nemmeno bene perché io me ne stia qui come un'adolescente di tredici anni a farmi problemi sull'abbigliamento, non ha assolutamente senso!
Ok adesso provo quello con i bottoni strani.
Sembro un idiota a correre avanti e indietro per scrivere e provare vestiti. Lo so che non è un comportamento normale, mamma, ma mi fa sentire più vicino a te, come se tu fossi davvero qui.
D'accordo ora vado.
Non ci crederai mai, mamma.
Indovina che ho trovato nel vestito con i bottoni belli?
Un biglietto, un biglietto dell'uomo che mi è entrato in casa l'altro giorno. Sai, lo riconosco perché la scrittura è la sua. Indovina che dice?
Metti questo, e smettila di provare gli altri. La cravatta blu: è la più elegante.
Non ti sei accorto che ti ho preso un vestito, scommetto. Comunque non lo mettevi mai e sta meglio a me, ne sono sicuro.
Grazie ancora per la doccia, la birra e il vestito, e divertiti alla festa.
Questo, io credo, dovrebbe inquietarmi. Eppure mi fa un piacere immenso. Si è preso veramente il vestito più brutto che io abbia mai avuto; non lo mettevo mai, era praticamente nuovo. E comunque mi stava malissimo: la giacca era stretta sulle spalle e i pantaloni un po' corti.
Sono felice che l'abbia preso lui, in fondo.
Chissà chi è, mamma. Non mi fa paura, ma mi mette addosso una curiosità immensa. Non penso che sia un ex-nemico, sai? Nel senso, perché fare tutto questo? Sembra un amico, invece, uno che mi conosce da sempre. Lascia biglietti in casa mia, biglietti di un amico. Gira per casa mia come se la conoscesse da sempre e persino Steve non gli ha soffiato addosso.
Voglio conoscerlo, mamma.
Per questo motivo metterò il vestito che mi ha consigliato lui, anche se potrebbe essere una trappola o un modo per rovinarmi la vita o un modo per riconoscermi e uccidermi.
Non m'importa, nemmeno se mi uccide. Voglio sapere chi è.
Grazie dei consigli, mamma, e grazie della compagnia. Sai, mi manchi immensamente, come papà.
Salutamelo, se siete insieme.
Tuo figlio, ancora un po' in crisi.
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Lettere di crisi
General FictionUn eroe in crisi e un supercattivo che ha perso tutto. Quanto saranno diversi, una volta tolta la maschera?