26.

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Cara mamma,

il grande giorno è arrivato.

Sono in un casolare dimesso e uscirò da qui portando un abito che ho conservato come una reliquia. È rubato, ma sono sicuro che all'eroe da strapazzo non dispiacerà: non lo metteva mai, l'ho trovato coperto con della plastica che aveva due dita di polvere sopra, l'ho provato e mi stava benissimo.

Ho pensato di prenderlo e mi presenterò a lavoro così.

Non te l'ho detto, vero, che mi hanno richiamato? Ebbene l'hanno fatto, e ora per tre sere consecutive guadagno qualcosa. Non molto, sai, ma abbastanza per mangiare, abbastanza per il cibo mio e di Redenzione.

Lo ameresti: è tutto grigio, con macchie nere qua e là, con due occhi grandi e intelligentissimi. Mi gira intorno tutto curioso e io gli dico continuamente di stare lontano perché se mi sporca il vestito è finita. Lui allora capisce e per un po' se ne sta seduto a guardarmi con quegli occhi grigi, occhi così saggi che negli uomini non ne ho visti mai.

Dopo trentacinque secondi però si stanca e ricomincia a farmi le feste, ad annusare il vestito, abbaia ogni tanto per attirare la mia attenzione.

Sembra che sia più agitato di me, a momenti. Gli ho spiegato che lo lascerò solo per un po', ma ormai è già abituato anche a questo. Penso che sia stato abbandonato, sai? Era abituato a starsene solo, e quando l'ho trovato aveva il nome sul collare illeggibile, come se di proposito l'avessero tolto assieme all'indirizzo, per non farsi trovare.

In ogni caso non posso che ringraziarli: hanno fatto una cosa terribile, ma io ho trovato Redenzione e questa è una cosa meravigliosa.

Mentre ti scrivo mi balla il piede dalla voglia di alzarmi e arrivare al lavoro troppo presto. Era tanto che non facevo nulla, e mi ero dimenticato di quanto mi piaccia lavorare. Io adoro lavorare, adoro essere in movimento ed essere una persona dinamica, occupata. Mi ero dimenticato la sensazione stupenda di sentirsi utile o almeno non immobile.

Appena finisco la lettera vado a lavorare, mamma. Insomma non è granché, ma è comunque un inizio. Magari potrei piacergli e potrebbero farmi entrare permanentemente nel personale dell'hotel. Ho tanta voglia di muovermi, di parlare, di sorridere, e non mi sentivo così bene da tempo, da tanto tempo.

Sono felice, mamma, per la prima volta dopo tanto tempo. Sono felice da impazzire, sono inspiegabilmente felice anche di indossare il vestito di quell'eroe da strapazzo, un vestito rubato con il suo consenso. Sono felice di avergli scritto quei biglietti e di aver per la prima volta comunicato con lui.

Ci siamo combattuti per anni, ma ora voglio conoscerlo. Saprò se vuole conoscermi dal vestito che indossa: se indossa quello che gli ho consigliato saprò che vuole un contatto e farò di tutto per averlo.

Non chiedermi perché improvvisamente mi interessi tanto parlargli, ma voglio sapere almeno il suo nome. Voglio sapere che uomo si nasconde sotto al mio nemico, è una necessità viscerale che non riesco a spiegarti.

Vado a questa festa per questo, mamma, per conoscere l'uomo che si nasconde sotto al mio nemico storico.

Non ci incontreremo da nemici, ma da uomini.

Non avremo maschere, e una volta tolte le maschere rimangono gli uomini, mamma, quelli veri, quelli inafferrabili.

Augurami buona fortuna.

Tuo figlio, che vestito di redenzione va verso un nuovo inizio.

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