L'INCUBO DI VIVIAN.

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«Non potete portarmelo via. É mio figlio» urlò una donna giovane, dai capelli neri e gli occhi azzurri. Urlò con tutta la sua forza, cercando di limitare i singhiozzi, camuffati dal pianto isterico.

«Oh...sì che posso invece, Cornelia.» disse un uomo incappucciato, con la bacchetta tra l'indice e il medio della mano destra. Dal mantello si intravedevano solo le sue mani, sembravano bruciate, o per meglio dire, disumane.

«Prendi me.» non riusciva a smettere di piangere. «Ti prego.» lo supplicò.

«Sono io il signore e sono io che decido qui.» disse infastidito. «Avada Kedavra» non ci pensò un secondo a scagliare contro il bambino, a mio parere di pochi mesi, una delle più potenti maledizioni presenti al mondo.

Il bambino, prima sospeso in aria, cadde sul pavimento della camera da letto della ragazza. Quest'ultima si accasciò a terra, lo prese tra le sue braccia e lo strinse a sé. Le urla diventarono sempre più forti, le mancò addirittura il fiato.

Mi svegliai di colpo. Sudavo freddo e mi sentivo l'ansia, la paura, addosso. Mi alzai dal letto, andai dritta a lavarmi la faccia, per poi iniziarmi a preparare. La sveglia di Juliet, mia compagna di stanza, ancora non aveva emesso alcun suono. Ciò stava a significare che avrei potuto fare con calma.

«Buongiorno Vivian. Già sveglia?» chiese sorpresa Juliet, mezz'ora dopo il mio risveglio. Ero sempre in ritardo, e per farmi alzare doveva sempre subire le pene dell'inferno. Mi faceva cadere giù dal letto con un incantesimo, o mi lanciava un calice pieno d'acqua sul viso.

«Esatto. Non sono stata bene.» da quando l'avevo conosciuta sentii subito una forte sintonia con lei.

Era molto smile ad Hermione caratterialmente, erano diverse solo in campo estetico. La prima aveva i capelli di un biondo spento e gli occhi scuri e l'altra aveva i capelli biondi, lunghi e lisci, e gli occhi verdi.

«Cos'hai avuto? Mi spiace, Viv.» si preoccupò.

«Un semplice giramento di testa. Nulla di che.» decisi di non fare riferimento al sogno appena fatto.  Da giovane ero una ragazza molto diffidente, soprattutto quando non conoscevo bene.

A volte diffidavo anche dagli amici miei più cari.
Alla fine sono proprio quelli che fanno del male. Solo chi conosce i punti deboli dell'altra persona, può distruggerla.

Andammo nella sala Grande, per fare colazione, ma io non toccai un solo muffin. Non avevo fame, ero ancora disgustata dalle immagini impresse nella mia mente. Tutto quel sangue mi aveva fatto venire il voltastomaco.

Alla terza ora incontrai Zia Sibilla e la fermai per parlarle del mio incubo. Sapevo che di lei mi sarei potuta fidare. La frustrazione e il tormento si impossessarono di me per tutta la mattinata.

Annuii. «Ovviamente, Vivian. Qualcosa non va?»

«In realtà sì. Ho fatto un brutto sogno, orrendo onestamente.» mi invitò a continuare con uno sguardo. Presi un respiro. «Una creatura incappucciata ha ucciso un bambino, con una delle tre maledizioni, l'ultima precisamente. La donna si chiamava Cornelia, aveva un volto familiare, e il bambino aveva pochi mesi.» spiegai, gesticolando per l'agitazione.

Spalancò gli occhi guardandosi attorno preoccupata, anche se cercò di nasconderlo.
«Non parlarne con nessuno finché non te lo dirò io.» disse, puntandomi l'indice contro. «Neanche ai tuoi amici» mi avvertii.

«Cosa succede zia? È grave?» cercai di restare calma. «No, ma devi fare ciò che ti dico. E se capita nuovamente voglio che tu me lo venga a dire»

Mi sorpassò a passo svelto, quasi correndo. Quando mi girai era già sparita nel nulla. Volevo sapere cosa stesse nascondendo mia zia, il suo comportamento fu troppo strano. L'incubo lo feci io, il minimo che avrebbe potuto fare era darmi delle spiegazioni valide.

Entrai in classe in ritardo di cinque minuti. Prima che potessi aprire bocca, subito dopo di me, entrò Draco. Mi guardò per pochi secondi con disprezzo e poi si girò verso il professore.

«C'era per caso qualcun altro con voi? Signorina Gallagher e signorino Malfoy?» chiese il Signor Lupin, venendoci incontro.

«Noi non eravamo insieme.» sbottai infastidita. «Io stavo parlando con la Professoressa Sibilla» cercai di giustificarmi invano, con il professore di difesa contro le arti oscure.

«Posso assicurarle che è così.» asseverò Malfoy. «Va bene, andatevi a sedere e fate silenzio.» non credette ad una sola parola detta da noi.

Stava per spiegare una cosa importante, cosi ci disse prima di essere interrotto dalla McGranitt.

«Professor Lupin» rimase sulla soglia della porta. «Può venire un attimo con me dal preside Silente?» era un' affermazione sotto forma di domanda. Lo sguardo della professoressa Minerva, però, non mi piacque affatto. Qualcosa stava succedendo, e io avrei dovuto scoprire che cosa.

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