Dopo quel brutto sogno non passò notte in cui non sognai incubi terrificanti, simili al primo.
Pensai, addirittura, di iniziare a soffrire di attacchi di panico, arrivata ad un certo punto.Una notte sognai uno scontro, proprio ad Hogwarts, tenersi sulle due sponde opposte del lago Nero. Erano presenti la donna dai capelli neri e gli occhi azzurri, con lei c'era una bambina più piccola. Cornelia e la ragazzina cercavano di combattere l'uomo incappucciato, posizionato a pochi metri difronte a loro. Le tre bacchette erano posizionate in alto, e le scariche di magia di ognuna si stavano fondendo.
Erano notti che non riuscivo a prendere sonno, e quando per qualche ora riuscivo ad addormentarmi, la mia mente non voleva lasciarmi in pace.
In quei giorni il mio aspetto era orribile: i miei occhi erano gonfi a furia di non riposare, le occhiaie grigiastre sotto di essi, e una cera del viso a dir poco pessima.
Credetti di impazzire, così andai da zia Sibilla. Volevo chiudere definitivamente questo brutto capitolo.
«Non ne posso più.» mi sedetti sulla poltrona di pelle rossa, del suo ufficio. «Dimmi perché non riesco a smettere di sognare tutto questo male.» se non fossi andata ad Hogwarts, avrei passato giorni tranquilli. Pensai.
Si alzò dalla sedia e si mise appoggiata alla scrivania, si mise gli occhiali da riposo sul capo e con titubanza iniziò a parlare. «È tuo zio.» disse con voce bassa, se non ci fosse stato tutto quel silenzio non l'avrei potuta sentire.
«Il bambino del primo sogno, intendo.» non mi guardò mai negli occhi. «la bambina di quest'ultimo, invece, è tua madre con nonna Asia.»
«È impossibile!» sbottai subito io sorpresa dalla sua confessione. «La donna si chiamava Cornelia, non Asia! E poi mia madre non ha poteri, zia, lo sai.» dissi, calcando le ultime due parole.
«Voldemort diede quel soprannome a tua nonna. come ben sai, loro andavano a scuola insieme.» questa volta mi guardò e i suoi occhi azzurri, come quelli di mia madre, in quel momento indossavano un velo di lacrima che cercò di non far scendere.
«E riguardo a tua madre: nessuno ha mai detto che lei non avesse avuto poteri in vita sua»
Spalancai gli occhi, sbalordita. «Ma di che cosa stai parlando, zia?» alzai, forse, un po' troppo il tono.
Prese un lungo respiro e iniziò a raccontare. «Tom riddle da adolescente faceva parte dei serpeverde qui ad Hogwarts. Tua nonna, invece, fece parte dei grifondoro. Devi sapere che era molto fiera di questo. E, scusa se cambio per un attimo discorso, mi spiace che tu non faccia più parte di quella casa.» si girò verso la finestra, posizionata dietro lo scrittoio.
«Giravano voci, a quei tempi, che il ragazzo si stesse sentendo con una studentessa di nome Cornelia della casa rivale. Ma su carta nessuna Cornelia era presente in quegli anni, se non una certa Asia Cornelius Gallagher. Nonché tua nonna.» non si voltò per un attimo, rimase a guardare il paesaggio, e il cielo ormai fattosi scuro.
«Si dice che fossero innamorati, ma a lui non piaceva mischiare gli affari lavorativi con l'amore provato per lei. Mentre lei, invece, faceva di tutto per stargli accanto e si fidava pienamente di lui. Così tanto da far parte dei suoi seguaci, i seguaci di Voldemort: i mangiamorte»
«Non può essere! Nonna non l'avrebbe mai fatto. É un assassino, non si sarebbe mai messa con un assassino!» cercai di convincere me stessa, ma era assai difficile. Zia Sibilla non avrebbe avuto motivo di mentire, soprattutto su sua madre poi.
«Vide del buono in lui, ma quando capii che stesse sbagliando tutto e che Tom fosse un pazzo omicida, era troppo tardi ormai. Si erano sposati, e avevano tre figli di nome: Sibilla, Ginevra, e Lumus» continuò lei, facendo finta di non aver sentito le mie parole. «Raccontò tutto ad Albus Silente e, appena Lord Voldemort lo venne a scoprire, uccise il più piccolo: il maschio.»
Si voltò verso di me e con aria afflitta disse: «Tom é tuo nonno, Vivian.» sbiancai di colpo.
«Ciò significa che voi siete i figli? Mia madre è figlia di tu-sai-chi?» non riuscii proprio a pronunciare il suo nome, per la prima volta.
«Non sai quanto mi dispiace di non avertene parlato prima, ma dovevo consultarmi e tu dovevi essere pronta. Eri troppo piccola per capire» si giustificò lei.
«Cosa centrano gli incubi con tutto questo?» chiesi con tono freddo, abbassando lo sguardo. Non mi sarei fatta vedere debole, da nessuno, neanche da mia zia.
«Tua nonna vuole avvertirti su una determinata questione, ma non sono la persona adatta. Le tue risposte le troverai dal preside. Chiedi e ti sarà dato.»
Mi alzai e me ne andai da quella stanza. Non ero arrabbiata, non ne avrei avuto motivo. Non era di certo una colpa loro essere nati da quel dannato. Ero solo triste, penso.
Come avrei potuto dire ai miei amici una cosa del genere? Quell'uomo aveva provocato dolore ad Harry, uno dei miei migliori amici. Mi avrebbero guardata con occhi diversi, sicuramente. Ero talmente affranta, che le lacrime non ebbero la forza di farsi largo sul mio viso.
Tornai nel dormitorio femminile, nella camera mia e della mia compagna, stremata.
Juliet si accorse subito che qualcosa non andasse, il colore della mia pelle olivastra in quel momento era di un bianco pallido, quasi quanto quello di un cadavere.
«Vivian tutto bene?» mi venne incontro e mise una mano sulla mia spalla.
«Sì, tutto bene, grazie.» risposi fredda. «Non sembra che tu stia bene» insistette lei.
«Ti ho già detto di sì!» urlai. Juliet non fece in tempo a replicare che una figura oscura entrò nella piccola sala. Colpii solo me, sentii tirarmi il viso da quella creatura. Cercò di sciuparmi l'anima, e a poco a poco ci stava riuscendo.
Era un mangiamorte, un seguace del signore.
Mi sentii triste, cupa, come se tutto non avesse avuto più senso. Riuscivo a pensare solo alla morte.
«Chiama qualcuno, fa in fretta» dissi con le poche energie rimaste. Barcollai e caddi a terra. Da lì non sentii più niente.
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You Saved Me.
FanfictionLa verità é che non ci si innamora mai di chi si pensa di innamorarsi. Ci si innamora di chi fa sorridere, di chi sa sorprendere, di chi colpisce fin da subito. Ci si innamora dell'imprevisto, dell'errato, dell'ignoto. Ci si innamora di chi può far...