L'ORGOGLIO DOPO DI LUI.

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Se ne stava per andare, ma con una frase lo fermai. Si voltò immediatamente a guardarmi, non pensava che avessi potuto dire una frase di quel genere.

«Non vuoi?» fece un passo avanti, restando sempre sulle sue. Non volevo, no che non volevo. Volevo che rimanesse con me, perché con lui avevo meno paura, perché con lui stavo meglio e mi scordavo del resto del mondo, non preoccupandomi di niente.

«Se vuoi andare vai.» non volevo obbligarlo a restare, come non volevo ammettere del tutto di volerlo accanto.

«Non ti capisco.» sbottò. «Un minuto prima mi vuoi, l'attimo dopo cambi idea.»

Quando si dice che la paura a volte è compagna di codardia, ecco, era quello il mio caso. Ero così terrorizzata dal fatto di poter essere presa da lui, che ogni volta che vedevo un avvicinamento di troppo, lo allontanavo. Quello che aveva detto era realtà, non avrei potuto rispondergli con nessuna scusa.

«Vuoi che resto? Dimmelo e lo farò. Ti do cinque secondi di tempo.»

In quei cinque secondi non uscii una sola parola dalla mia bocca. Lo vidi andarsene, come aveva detto. Ero esattamente come lui: orgogliosa, testarda, arrogante, fastidiosa. Lo criticavo tanto, ma eravamo più simili noi due di chiunque altro.

Il mio orgoglio, prima di tutto.

«Voglio che resti.» dissi a voce alta.

Eravamo nel mezzo del corridoio, lui era a pochi metri da me. Era vuoto, ma non m'importava. Se fosse stato pieno avrei urlato comunque.

Il mio orgoglio, dopo di lui.

«Cosa? Non ho sentito Gallagher.» disse girandosi. Lo odiavo, lo odiavo con tutta me stessa.

«Voglio che resti a farmi compagnia, Malfoy.»

Si avvicinò e mi si mise davanti. Mi guardava, ed io mi vergognavo. I miei capelli erano spettinati, il mio viso aveva delle macchie nere causate dall'incendio, puzzavo totalmente di bruciato ed il mio volto aveva un'espressione esausta. Ma lui mi guardava, mi guardava lo stesso.

«Allora? Vuoi entrare o vuoi rimanere un altro po' a fissarmi?» chiusi gli occhi per un secondo e sospirai. Doveva sempre rovinare ogni cosa.

Quando entrammo nella stanza io tornai a sdraiarmi, mentre lui si sedette accanto a me, sul mio letto. Parlammo del più e del meno. Di solito quel genere di conversazioni mi provocavano noia, con lui era diverso. Avrei potuto parlare di ortaggi, che l'argomento mi sarebbe sembrato interessante.

Ero troppo stanca per tenere gli occhi aperti, si chiudevano da soli. Non avrei resistito un minuto di più, dovevo riposare. Non ero del tutto nelle braccia di Morfeo, quando sentii le sue mani posarsi sul mio viso, accarezzandolo delicatamente. Mi diede un bacio sulla fronte, per poi sentire una parte del letto svuotarsi. Mi addormentai, pensando ai suoi gesti dolci. Mi addormentai felice.

Mi risvegliai con il suo profumo disperso nell'aria, sorrisi lievemente, un sorriso uscito spontaneo. Se ne era andato da poche ore, e già mi mancava la sua presenza. Girai il volto sopra il mio comodino: un altro pezzo di carta.

Draco.

Impossibile. Se Draco avesse avuto l'anello l'avrebbe detto, l'avrebbe portato. Non avrebbe avuto senso.

Uscii dal dormitorio dei serpverde e mi incamminai per i corridoi con la speranza di incontrare qualcuno conosciuto. Qualsiasi persona. Se quella persona fosse stata Malfoy, però, sarebbe stato meglio.

«Vivian!» urlò una voce femminile.

«Juliet!» replicai io.

«Come stai? Sono appena tornata e mi hanno detto ciò che ti è successo. Non sai proprio da dove sono uscite quelle fiamme? Questa scuola non è più sicura come un tempo, Viv...»

«Ora sto bene. No, nessuno lo sa. Tu come stai?» almeno avrei cambiato discorso.

«Benissimo. Ti devo confessare una cosa.» abbassò la voce. «Blaise mi ha baciata.»

«Juliet! Non vi conoscete neanche!» esclamai io. «Mi sono dimenticata di dirti che a lui piaci, me l'ha confessato Draco un giorno.»

«E tu solo adesso me lo dici? Vedi che ho fatto bene a baciarlo? E poi è solo un bacio, come sei antica.» non ero antica, davo solo importanza ai gesti come quelli. Non mi piacevano le coppie da "ci frequentiamo, ci baciamo, e poi vediamo come va". O si sta insieme ad una persona, o non si sta. E loro non stavano insieme.

«Senti, Juliet, hai visto per caso Draco?»

«Poco fa, stava parlando con Piton.» disse lei.

«Hai mai notato se portasse qualche anello strano? Magari di vecchia data, di colore nero?» le stavo dando troppe informazioni, ma dovevo saperlo.

«No. Perché queste domande?» era curiosa, ma la curiosità doveva tenersela, non le avrei risposto.

Iniziai a mettere a fuoco nella mia mente l'immagine di Draco. Ripercorsi anche la sua stanza in ogni minimo dettaglio. Ripercorsi i ricordi, i momenti passati con lui. È lì che mi venne in mente: la collana che aveva indossato il giorno del ballo scolastico, la collana che aveva indosso il giorno che lo vidi la prima volta nello scantinato. Stessa collana, stesso ciondolo, stesso anello.

Solo in quei due momenti la vidi, forse perché ero distratta, o forse perché l'aveva fatto di proposito.

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