I PENSIERI DI VIV.

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Questa volta non avevo frainteso un suo gesto, questa volta avevo capito bene. Avrei voluto dirgli che provavo la stessa cosa per lui, se non di più. Avrei voluto dirgli che da primo momento in cui l'avevo visto non riuscivo a togliermelo dalla testa. Avrei voluto dirgli che la sua risata risuonava nella mia mente, e che non avevo mai visto qualcosa di così puro oltre ai suoi occhi color oceano. Avrei voluto dirgli che ci sarei annegata se avessi potuto, nel caos che aveva dentro di sé, nel dolore che si portava dietro. Avrei voluto dirgli che sarei voluta scappare con lui, che l'avrei voluto portare via da quella vita infame, che gli aveva causato solo malessere. Avrei voluto dirgli che avrei lasciato tutto per lui, all'istante, in qualsiasi momento. E infine, avrei voluto dirgli che tutto ciò l'avrei fatto solo per lui e per nessun altro, perché era stato l'unico a portarmi via un pezzo di cuore. Avrei voluto, ma non l'ho fatto. Le parole mi si mozzavano nella gola. Io volevo parlare, ma non ce la facevo. Rimasi in silenzio, come era mio solito fare, rovinando tutto. E lui, orgoglioso com'era, non ci provò neanche ad invogliarmi a dire qualcosa. Non mi sopportavo, avevo perso un'occasione. Sapevo quanto fosse stato difficile per Draco ammettere un sentimento che provava, sapevo quanto la sua anima fosse fragile, sapevo che dietro quello scudo da cattivo ragazzo ci fosse una persona sensibile e innocua. Ed era per persone come me, che rimanevano in silenzio ignorando ogni singola particella di lui, che era diventato così freddo e così diffidente dalla gente altrui. Non ci parlammo per tutto il giorno seguente, scambiammo qualche parola necessaria, niente di più. Mia madre mi chiese se qualcosa non andasse e io negai. Appena trovata l'occasione, però, le feci una domanda assai importante per me.

«Mamma, vorrei che tu mi dicessi la verità sulla questione della gravidanza. Sono la figlia di Lucius Malfoy?» quasi quasi non avrei voluto saperlo. Le mie mani iniziarono a sudare ed io iniziai ad agitarmi. Di lì a poco avrei avuto una crisi isterica, se non mi avesse risposto in fretta.

«Oh, figliola.» disse poggiando il piatto, che stava asciugando, sul tavolo. «No, no. Ovvio che no. Non ti avrei mai tenuta all'oscuro da tuo padre. So quanto soffri per non avere una presenza maschile al tuo fianco.» mi venne incontro, e quello che mi disse mi sollevò da un peso enorme. Sorrise, e mi abbracciò. Mi era mancato sentire il suo profumo alla vaniglia, misto a quello dell'ammorbidente alla lavanda sui vestiti. «Tuo padre non c'è più Vivian, ma devi sapere che ti voleva bene. Ha lottato per noi, per noi due. Okay? Tu questo devi saperlo. Se noi siamo ancora in vita, è solo grazie a lui. Ci ha protette da tu-sai-chi, e ti proteggerà sempre da lassù.» buttò gli occhi al cielo, per non far scendere le lacrime che già avevano riempito i suoi occhi. Decisi che avrei ripreso il discorso un altro giorno, magari con più tranquillità.

La mattina dopo ancora, provai a chiedere a Malfoy di mettersi accanto a me sul treno per Hogwarts, ma mi lasciò davanti ad un vagone come una stupida e si mise accanto a Blaise Zabini. Mi stava ignorando e ne aveva tutto il diritto. L'avevo ignorato anch'io e l'avevo ferito. Non volendo, ma l'avevo fatto. Vicino all'amico c'era anche Juliet, che non mi aveva notata nemmeno. Era troppo presa a ridere alle battute del suo attuale ragazzo, che per precisare avrebbero fatto smettere di ridere anche una persona in preda alla ridarella. Comunque, cercai una carrozza vuota e mi sedetti in solitudine. Le prime due ore lessi un libro, poi mi addormentai. Più per la noia, che per il sonno. Anche se la notte prima non avevo dormito molto, ero rimasta a pensare alla frase di Draco e alla mia stupidità nel non rispondergli. Voltai lo sguardo su di lui più volte, mentre dormiva. La luce fioca del lampione che entrava dalla finestra, era abbastanza per far intravedere il suo viso pallido. Non avevo mai visto creatura più meravigliosa di lui. Nessun essere umano al mondo, sarebbe stato così speciale.

Mi affrettai a scendere per raggiungerlo, così da potergli parlare. Sapevo che forse non sarebbe stata una buona idea, ma dovevo rischiare. Non m'importava che avrei potuto ricevere un suo rifiuto, e che mi avrebbe potuta respingere. Io volevo stargli accanto. Preferivo essere spinta via da lui cento volte, ma continuare a parlarci, che vederlo lontano da me a causa mia.

«Draco, fermati.» gli ordinai, prendendolo per un gomito e facendolo voltare nella mia direzione. «Arrivo subito. Voi andate, aspettatemi dentro.» disse lui, rivolgendosi a Blaise e alla sua nuova amica. Mi guardò e un po' mi pentii di essere andata da lui, non sapevo da dove incominciare.

«Quindi? Cosa c'è di così tanto importante da dirmi da staccarmi quasi un braccio, Gallagher?» esagerato. Staccargli un braccio. L'avevo sfiorato. Dovevo smettere di pensare a quanto il mio cuore battesse veloce, e a quanto il mio stomaco fosse sotto sopra. Dovevo calmarmi e dirgli ciò che sentivo per lui senza aver alcun timore.

«Mi stai ignorando.» incrociai le braccia, e le misi alla stessa altezza del petto. Ai suoi occhi potevo risultare una bambina offesa, in cerca di attenzioni. Fece un mezzo sorriso, e contemporaneamente scosse la testa, abbassando lo sguardo a terra. Non capivo cosa ci fosse da ridere. «Senti, Gallagher, non ho tempo da perdere con i tuoi giochetti. Non ti sto ignorando, mi sto comportando come abbiamo sempre fatto.» non era vero, era una menzogna. Non era mai capitato di ignorarci, e avevamo smesso da un pezzo di farci la guerra a vicenda. «Siamo mai stati amici io e te?» i miei occhi si chiusero per un secondo, le mie mani erano strette in due pugni saldi lungo i fianchi, la mia mascella serrata. La voglia di dargli uno schiaffo davanti a tutti c'era, e seppur ci fosse rimasi ferma. Presi un respiro, e con aria arrabbiata gli risposi. «No.»

SPAZIO AUTRICE.
Poiché la maggior parte del capitolo comprende i suoi pensieri, il capitolo non è molto lungo, ma spero vi piaccia ugualmente.
Un grosso abbraccio a tutti quanti.

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