IL SORRISO DI MALFOY.

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Mi dispiaceva lasciare Juliet da sola tutte le volte.

Ero appena tornata dopo una lunga giornata a scappare, nascondermi, con l'intento di non farmi trovare. E nei peggiori dei casi, uccidere.

Ma questo io non potevo dirlo alla mia compagna di stanza, non potevo raccontarle come stavano realmente le cose. Avevo già messo in mezzo troppe persone a me care, non ne volevo mettere una in più.

Poi, non la conoscevo così bene da sapere la storia della sua vita, da immaginare la sua reazione al mio racconto. Sarebbe potuta essere chiunque, amica o parente di chissà chi. Come me, d'altronde. Lei non sapeva chi fossi, non mi conosceva.

È vero, quando ho detto a Malfoy la verità non conoscevo neanche lui, ma con Draco era diverso. Avevo scoperto il suo segreto, non viveva una situazione facile. E sicuramente non era il primo dei suoi tanti problemi. Avevamo in comune una cosa: eravamo legati in qualche modo a Voldemort.

Non avrebbe potuto giudicarmi, lui stava facendo di peggio. Io in quella famiglia vi ero nata, essere uno di loro, invece, era stata una sua scelta.

Entrai all'interno dell'aula con Juliet accanto. Potevo notare il suo sguardo verso Blaise.

A lei piaceva, si vedeva da lontano un miglio. Tutti avrebbero potuto notarlo, restando ad osservarla due secondi in più.

Lo guardava con occhi sognanti, con occhi dolci. Quando parlava di lui era un'altra persona. Aveva la serenità in corpo e la felicità spiaccicata sul viso.

Si sentiva bene, bene sul serio.

E io mi chiesi se mi sarei mai potuta sentire così, in quel modo strano, come si sentiva lei: spensierata.

In diciassette anni di vita non avevo mai provato niente del genere. Pensavo di essere troppo piccola per potermi innamorare di qualcuno.

Essere innamorati è una cosa seria, una sfida.

Non ci si innamora della prima persona che passa davanti, ma di chi colpisce fin da subito.

Ci si innamora di chi sa stupire, di chi fa sorridere. Ci si innamora dell'imprevisto, dell'ignoto, dell'errato. Ci si innamora della bellezza, del mistero. Di chi fa arrabbiare fino a scoppiare, di chi fa male. Così tanto male da sentire le lacrime rigare il viso, da voler urlare a squarciagola dal dolore, da sentire le ossa cedere e l'intestino spappolarsi.

E allora mi chiedevo se l'amore fosse un bene o un male. Mi chiedevo se si potesse innamorarsi più di una volta, o se ci si innamorava una sola. E quella sola, unica, volta restava dentro per sempre. Come un lutto che rimane dentro, logora, in silenzio. Ma si decide di andare avanti con la monotonia della vita, perché tu sei viva, quella persona non più.

Perché infondo l'amore è una specie di serial killer.

L'odio fa stare male, fa piangere, fa arrabbiare.

Ma l'amore? L'amore fa smettere di mangiare, di bere, di sorridere, di voler fare qualsiasi cosa.

L'odio fa male, certo, ma l'amore uccide.

E in quell'esatto momento vidi entrare Draco dalla porta. Mi passò accanto e non mi degnò di uno sguardo.

Sorrideva, mentre camminava.

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