La convivenza forzata con i detenuti della Eligius non fu facile.
Jack e Hanna riuscivano a tenerli a bada, ma era gente che si era macchiata dei crimini più disparati, anche se avevano scelto di stare dalla parte della ragione, come lo stesso Jack andava ripetendo a tutti. In tutto erano circa trenta persone. Il resto dei galeotti erano sulla Gagarin, la nave di Ector, più del doppio di noi.
Furono necessari due giorni per sistemare l'apparato di comunicazione. Nelle stanze del bunker sotto il monte, dove vivevano Clarke e Madi non era rimasto molto di tecnologico. Fortunatamente erano sopravvissuti alcuni apparati ad energia solare che producevano un minimo di corrente elettrica, che non erano mai stati usati negli ultimi sei anni, tranne che per l'illuminazione. Così fu trasportato dalla nave al rifugio non solo la radio ma anche un generatore solare che dovette essere collegato e messo in funzione.
Il magazzino sotterraneo di Clarke era provvisto di una scorta di medicine, poche a dir la verità e di vestiario, oltre ad alcuni generi alimentari non deperibili, stipati in modo eccellente dalla gente di Mont Weather. Per noi che non avevamo mangiato che alghe per sei anni, pesce secco di fiume e erbe di campo furono un paradiso. Riuscimmo a lavarci nel torrente sotterraneo e a perdere finalmente l'odore dello spazio per restituirci alla terra, com'era giusto che fosse.
Avevo allentato le redini del gruppo, un po' per Clarke, un po' perché sentivo che Jack aveva preso in mano la situazione e lo lasciai fare.
"Non permettere a quel tipo di prendere il controllo della situazione, non mi fido di lui", commentò Raven.
Ce ne stavamo in alto, sulla cascata, ad osservare e controllare la vallata, seduti quasi sullo strapiombo.
Avevo fatto un giro di perlustrazione con Murphy ed Echo, che si erano poi diretti all'ingresso del rifugio. Sotto di noi, protetta da un anfratto tra le rocce, Madi cercava nell'acqua bassa pesci che nessuno di noi riusciva a vedere, mentre l'occhio attento di Clarke non l'abbandonava neppure per un secondo.
Non potevo fare a meno di guardarle. Sapevo che Clarke mi aveva visto, ma non lo faceva notare.
"Bellamy, mi hai sentito?", chiese Raven con insistenza.
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I'm Bellamy Blake
Fanfiction"Vorrei poter dire, scrivere o anche soltanto pensare, che ci rivedremo ancora. Ma non è così. E' probabile che ti rivedrò in un'altra vita, che spero arrivi presto per me. Si, sono sicuro che arriverà presto. Me lo sento nelle ossa. Nella testa. E...