Arrivammo alla grotta dopo venti minuti di cammino silenzioso.
L'interno era buio, i raggi della luna la illuminavano appena. Usammo una torcia per fare luce e per accendere un fuoco. Mentre le passavo la legna o sistemavo lo zaino ci scambiavano delle rapide occhiate, col fiato corto. La tensione dell'attesa mi teneva i muscoli contratti e pronti a scattare.
Distese una coperta sul giaciglio già presente, come fosse una cosa normale, ma le tremavano le mani. E io la guardavo. Era così bella.
Si voltò verso di me. Lo sguardo intenso, le braccia lungo i fianchi. Paragonai velocemente quell'immagine all'ultimo ricordo che avevo di lei, sulla neve, quel giorno terribile in cui ci eravamo separati, i suoi occhi persi e il volto contratto da una smorfia, quando chiamandomi mi fermò per poi non dire niente se non "fai in fretta"; era diversa, ma quell'espressione non era cambiata.
Mi avvicinai, togliendole di mano la torcia e spegnendola. Già le fiamme mandavano un bagliore vivace che illuminava l'ambiente.
"A cosa stai pensando?", le chiesi dolcemente.
Fece un timido sorriso.
"A come le cose cambino, a me, a te a tutto quello che dobbiamo ancora dirci ....", poi rise un po' di più. "Se ripenso a quello che abbiamo vissuto insieme forse non è così strano essere qui, adesso".
Abbassai gli occhi, senza rispondere, seguendo i ricordi.
"Ricordi l'ultimo giorno? Quando ti lasciai per andare con Murphy? Cosa volevi dirmi?"
Aprì la bocca, poi la richiuse, persa anch'essa nel passato. Poi scosse la testa.
"Non lo so, niente ...volevo solo fermarti, vederti. Non lo so", disse d'un fiato.
Si piegò sulle gambe, in direzione del fuoco. Lo indicò.
"Per me eri come quella fiamma. Terribilmente calda, avevo paura di bruciarmi, ma eri l'unica luce ... l'unica fonte di calore ed ero... terrorizzata dall'idea di perderti. Ero convinta che sarei morta, ma ... la mia vita doveva bastare per salvare la tua e quella degli altri. Forse volevo solo dirti addio, ma facendolo ti avrei bloccato e ...ti avrei ucciso", disse con gli occhi lucidi, stringendosi le braccia attorno alle ginocchia.
Mi piegai anch'io, mettendomi dietro a lei, colpito da un enorme e pesante groppo in gola. L'avvolsi tra le braccia, tirandola a sedere tra le mie gambe e costringendola ad appoggiare la schiena al mio petto. Tremò come un uccellino ma mi lasciò fare. Nascosi il volto tra i suoi capelli, le labbra vicine al suo collo. Avrei voluto baciarla ma forse lei non era pronta e rinunciai, in attesa.
"Clarke ...", sussurrai dietro al suo orecchio, provocandole un brivido. "Io sarei morto cento e cento volte per te ..." e non riuscii a fermare le lacrime. Lei si liberò della mia stretta, torcendo il busto e piegando la testa. Alzò una mano per sfiorarmi la guancia e offrì le labbra per un bacio.
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I'm Bellamy Blake
Fanfiction"Vorrei poter dire, scrivere o anche soltanto pensare, che ci rivedremo ancora. Ma non è così. E' probabile che ti rivedrò in un'altra vita, che spero arrivi presto per me. Si, sono sicuro che arriverà presto. Me lo sento nelle ossa. Nella testa. E...