Parlammo con Ector sulla spianata che un tempo era stata la città di Polis.Mi guardavo intorno senza riconoscere niente se non , alle nostre spalle, il cumulo di macerie in cui si era ridotta la grande torre, dimora dei comandanti, sotto la quale si trovava l'ingresso del bunker dove vivevano i 13 clan. Non eravamo ancora riusciti a parlare con loro, ma contavamo di provare ancora più da vicino, quando e se saremmo riusciti a trovare un accordo.
Ector era bianco come un morto. Si capiva che stava male, ma cercava di nasconderlo. Le spalle curve, le gambe incerte. Pareva essere sul punto di cadere da un momento all'altro. Alla sua destra si trovava un uomo della mia età, dalla pelle più scura e alla sinistra un giovane alto e magro. Mi chiesi dove erano le donne che aveva sulla nave e temetti che Hanna avesse ragione: erano perlopiù prigioniere. Nella mente di Ector non c'era posto per quello che riteneva il sesso debole. Nell'assurdità della situazione risi tra me e me pensando che non aveva conosciuto i Trikru, né gli Azgeda, altrimenti non sarebbe vissuto a lungo con idee del genere.
Gettai uno sguardo a Jack, che sembrava impassibile, ma la sua mano tremava. Echo guardo' nella mia direzione, ma non so se vide me o se nella sua mente organizzava al meglio la difesa e studiava le vie di fuga e di attacco.
"Jack, Jack ... caro Jack. Tu credi che io non lo sappia, ma lo so e lo sanno anche i miei uomini. E a breve lo sapranno anche i tuoi", furono le prime parole di Ector.
Jack si abbuiò e contrasse la fronte. "Di cosa stai parlando? Non siamo venuti qui a parlare di me ma della salvezza di tutti".
Ector rise, sicuro di sé.
In lontananza vidi muovere qualcosa, un luccicare metallico e conclusi che doveva esserci un gruppo di uomini appostati dietro un cumulo di detriti. Sbiancai. Eravamo in netta minoranza.
"Non tratto con un cadavere che cammina", disse serio, poi guardò me.
"Tu ragazzo, parliamo un po'. Mi piacevi, anche se hai tradito la mia fiducia".
Feci un passo avanti, senza paura. Ormai Jack era bruciato e dovevo solo accettare la mediazione.
"Non ho tradito la tua fiducia. Tu hai tradito la nostra. Ma questo ora non conta", dissi.
Si rivolse all'uomo alla sua destra. "Notevole no? L'ho sempre pensato che questo ha la stoffa del capo. Peccato sia dalla parte sbagliata". Poi si voltò verso di me. "Non siete in condizioni di dettare le regole. Siete in minoranza e avete meno armi. Cosa ci impedisce di sorvolare la nave e distruggerla? O di farvi fuori tutti?".
"Niente. Ma facendo così elimineresti la tua unica possibilità di salvezza. Clarke è con noi ma non sai dove. Se ci uccidi non si farà mai trovare".
A quelle parole Jack e Hanna mi gettarono uno sguardo stupito e pieno di collera.
"Si lei non è più al campo. Non la troverai, a meno che tu non voglia radere al suolo tutto il territorio, cosa che ci riporta al problema della sopravvivenza: se ci ha fatto caso, questa zona è l'unica sulla terra ad essere verde e abitabile e non credo tu sia così stupido da volerla distruggere".
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I'm Bellamy Blake
Fanfiction"Vorrei poter dire, scrivere o anche soltanto pensare, che ci rivedremo ancora. Ma non è così. E' probabile che ti rivedrò in un'altra vita, che spero arrivi presto per me. Si, sono sicuro che arriverà presto. Me lo sento nelle ossa. Nella testa. E...