Il cancello di Arkadia era davanti a me, chiuso. Camminavo lentamente, incerto, con fatica. Era difficile alzare le gambe per togliere le scarpe dal fango che le imprigionava ad ogni passo che facevo. Udivo nel silenzio il mio respiro pesante e veloce e il battito irregolare del mio cuore. Quando le porte si sarebbero aperte avrei avuto la conferma di ciò che temevo di più. Dov'erano tutti? Mi guardai la mano destra. Era vuota. Niente pistola, né fucile. Guardai la sinistra. Stringeva una mano e la mano era attaccata ad un corpo inerte ed il corpo era di mia sorella. Lo trascinavo e non me ne stupii. Il cancello si aprì e fui dentro. Mi guardai intorno e Octavia era ora davanti a me, ritta in piedi e mi fissava seria. Un volto di assassina. Allungai la mano per toccarla ma lei si ritrasse, allontanandosi di qualche passo. All'improvviso c'era tanta gente, sempre più vicina, ma non riconoscevo i loro volti. Cercavo qualcuno di conosciuto, ma non lo trovavo e l'ansia saliva. Poi la vidi, quella donna, Aretha, con uno strano ghigno sul volto. Avanzava verso di me. Era vestita di nero da capo a piedi. Aveva in mano una corda lunga. Guardai bene. All'altro capo era legata una persona, accovacciata per terra. Teneva la testa china, ma dal cappuccio affiorarono dei capelli biondi. Clarke. Cercai di correre da lei ma la gente mi impediva di muovermi e mi schiacciava, mi toccava, mi tratteneva. Urlai.
Il buio era quasi totale. Intravedevo solo un leggerissimo bagliore fuori dalle finestre. Forse l'alba in arrivo. Avevo veramente urlato? Clarke si mosse, sfiorandomi la schiena con la mano.
"Che succede?", mormorò con un filo di voce.
Mi rimisi sotto le coperte, accorgendomi di essere gelato anche attraverso la maglia pesante che avevo indosso.
"Solo un incubo... scusami, non volevo svegliarti", risposi carezzandole il braccio proteso verso di me.
Ma ormai anche lei era sveglia. "Cosa hai sognato?".
"Sinceramente non ricordo bene. Erano cose di molti anni fa ..ero ad Arkadia", raccontai cercando di ricordare. Non le dissi di averla vista legata.
Si avvicinò di più e la presi fra le braccia, tenendola stretta.
"Va meglio?".
"Si, adesso si...", risposi con il viso fra i suoi capelli. Il contatto con lei mi rasserenava.
Restammo in silenzio per qualche minuto.
Ascoltavo il respiro di Madi che dormiva non lontano da noi, mentre carezzavo piano la schiena di Clarke, sotto il maglione.
"Credi che dobbiamo andare?", chiesi con una punta di dispiacere. Mi stavo abituando a quei ritmi ed una tranquillità che mi pacificava.
"Non lo so...forse...non ancora", mormorò. "Fuori è tutto bianco... ed è ghiacciato. Nessuno si muoverà".
"Come lo sai?".
Clarke alzò le spalle con un mezzo sorriso. "Lo so", disse passandomi le mani fra i capelli e salendo sopra di me. Si chinò sul mio viso, baciandomi dolcemente. Poi la sua lingua cominciò a forzare le mie labbra e mi lasciai andare in un bacio profondo, tanto da perdere di vista tutta la bizzarra situazione in cui eravamo.
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I'm Bellamy Blake
Fanfiction"Vorrei poter dire, scrivere o anche soltanto pensare, che ci rivedremo ancora. Ma non è così. E' probabile che ti rivedrò in un'altra vita, che spero arrivi presto per me. Si, sono sicuro che arriverà presto. Me lo sento nelle ossa. Nella testa. E...