Cap 26 - La lotta non è finita

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Ci ritrovammo prigionieri senza possibilità di fuga, né di parola.

Avevo fatto male i conti, o forse avevo avuto soltanto troppa fiducia in me stesso.

Ci chiusero in celle diverse, all'interno della nave e per ore restammo al buio, senza vedere nessuno, né udire suoni. Una vera tortura.

Dopo un tempo che mi sembrò lunghissimo due uomini mi portarono in una grande sala, piena di monitor. Seduta su un alto sgabello c'era una donna che mi fissava con uno strano sorriso sulla bocca. Non l'avevo mai notata tra le guardie di Ector, né tra le persone che avevo incontrato sulla stazione marziana. Era alta e molto magra. Qualcosa in lei faceva venire i brividi, ma cercai di non farmi intimorire.

"Perché ci avete rinchiusi? Siamo venuti solo per parlare!", dissi, mentre le guardie mi tenevano fermo per le braccia.

Lei non si scompose e continuò a fissarmi.

"Tu sei Bellamy. Ector pensava di trarre qualche vantaggio da te, per questo sei ancora vivo".

"Dov'è Ector? E tu chi sei?".

"Ector è morto, sfortunatamente per lui ... La nave è mia, anzi, entrambe le navi...".

"L'hai ucciso?"

"Oh, diciamo che non ho fatto in tempo", rispose alzandosi ed avvicinandosi con estrema lentezza. "Sentiamo ... cosa volevi dirmi?"

Mi riscossi. Gli occhi di quella donna erano ipnotici e i suoi gesti misurati e precisi. Immaginai che dovesse essere una buona combattente.

"Dove sono le persone che erano con me? Fino a che non le vedrò non saprai niente".

"Ti senti in grado di dare ordini? Visto che ci tieni te li farò vedere", disse e premette un pulsante del bracciale che aveva al polso.

Su uno dei monitor, quello più grande, comparve un'immagine: Echo e gli altri erano tenuti sotto tiro da guardie armate.

"Lasciali andare! Non ti hanno fatto niente!", gridai preso dal panico.

"Ancora ordini?", disse con voce incolore. Poi si avvicinò il bracciale alla bocca. "Reed", disse.

Una delle guardie prese la mira e con un solo colpo di pistola fracassò il cranio di uno degli uomini di Octavia. Non riuscii ad urlare ma un sudore freddo mi scese lungo la fronte.

"Vedi? Più chiedi e più ottieni, ma soltanto quello che voglio io. Allora? Cosa vuoi?"

Cercai di calmarmi, ma lo sguardo che le lanciai era pieno di rabbia e di frustrazione.

"Eravamo qui per offrirvi pace... ma non credo che tu conosca questa parola", dissi a denti stretti.

"Pace? Ector vi aveva chiesto aiuto e voi lo avete attaccato...".

I'm Bellamy BlakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora