Capitolo 11

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Uscita dal bar vengo inseguita da Ermal.
"Bea, Bea, Beatrice! Fermati un attimo"
"Cosa vuoi ancora?" chiedo arrabbiata
"Dove vai?"
"Non sono affari tuoi!"
"Vieni ti porto a casa"
"Non ho una casa, la mia casa è morta"
"Devi ricostruirne una allora, magari con tuo fratello"
"Non devi nemmeno nominare mio fratello. Fatti gli affari tuoi Ermal" riprendo a camminare ma lui mi blocca di nuovo
"Adesso cosa vuoi?" chiedo con fare annoiato e scontroso
"Vieni, andiamo dai, casa mia è di qua"
"Bravo allora visto che sai la strada puoi anche andarci da solo. Io non ci vengo a casa tua"
"Mi spieghi il perché?"
"Perché? Perché siete assillanti! Ma perché non vi fate gli affari vostri? Saranno fatti miei se dormo tanto o poco, se mangio o non mangio e se ho una casa o meno. Voi dovete farvi i dannatissimi affaracci vostri!" Ricomincio a camminare verso la villa
"Puoi calmarti un attimo? Bea adesso dove stai andando?"
"Vado a quel paese vuoi venirci anche tu?"
"Si grazie in quale paese vai per l'esattezza?"
"Ermal vai a fanculo davvero"
"Scommetto che è una delle poche volte che mandi qualcuno affanculo, mi devo sentire onorato di questo?" Dice camminando affianco a me e sorridendo. Ma è possibile che ancora non si sia stufato? Però ci ha azzeccato, le uniche parolacce che uso sono pazzo e idiota...
"Bello il cielo no?" Chiede Ermal per spezzare il silenzio
"Già... É molto bello"
"A cosa pensi guardandolo?"
"Ad un universo parallelo..."
"E come lo immagini?"
"Sinceramente? Un posto senza cattiverie, senza guerre, un mondo migliore"
"E?"
"Cosa?"
"Cosa stavi dicendo?"
"Nulla" sospira
"Tra poco è natale" dice di nuovo Ermal
"Lo so"
"Cosa farai?"
"Continuerò la tradizione, forse andrò a trovare mio fratello. Tu?"
"Inviterò mia sorella e mia madre qui a Milano"
"Perché non vivono qui?"
"No, stanno a Bari"
"Oh quindi sei pugliese?"
"No, sono Albanese ma sono arrivato a 13 anni in Puglia"
"Oh è lì dove vi hanno aiutato, giusto?"
"Si giusto"
"Beh la Puglia deve essere molto bella"
"Si è molto bella, tu invece? Nata e cresciuta qui?"
"No, mia madre é Canadese mentre mio padre italiano. Quando era giovane mio padre è andato in canada per vacanza e ha conosciuto mia madre ed è rimasto lì, verso i miei cinque anni siamo venuti ad abitare qui"
"Ah quindi sei canadese"
"Si, per metà"
"Bello il canada?"
"Per ciò che ricordo si, ma io non farei molto affidamento sulla mia memoria. Bene io sono arrivata. Ciao Ermal"
"No aspetta dove vai?"
"Qui al parco"
"No, non puoi entrare lì dentro. Vieni a casa mia"
"Io non voglio disturbarti"
"Ma tu non disturbi, dai vieni con me"
Sospiro ricominciando a camminare insieme ad Ermal.
"Perché ti sei arrabbiata prima?"
"Io sono ancora arrabbiata"
"E perché?"
"Mi ha cacciato dal pub... Pensavo fosse una mia amica e invece mi ha scaricato per il bamboccio"
"Dici Andrea?"
"Si, lo conosci?"
"Si, Andrea e Marco sono miei amici, suonano con me"
"Luisa era l'unica persona che io considerassi davvero mia amica, il resto le ho sempre considerate delle conoscenze con cui uscire e di cui non fidarsi troppo"
"Luisa non ti ha scaricato si è preoccupata perché non dormi molto"
"No, Luisa mi ha cacciato"
"Vedrai che chiarirete questo disguido"
"Ermal..."
"Si?"
"Perché?"
"Perché cosa?"
"Perché sei l'unica persona con cui riesco a parlare?"
"In che senso?"
"Di cose mie... Per me averti detto ciò che sento in questo momento è davvero tanto"
"Davvero?"
"Si... Non ho mai permesso alle persone di entrare nella mia sfera privata e nemmeno di fargliela conoscere"
"Sei parecchio riservata allora"
"Per alcuni è freddezza"
"In che senso?"
"Non sono molto aperta, odio anche il più semplice dei contatti fisici e non dico mai una parola dolce... Per alcuni è solo freddezza..."
"E per te invece?"
"Per me è dare un vero peso e significato alle cose"
"In che senso?"
"Per me un abbraccio ha un vero valore, odio quando la gente abbraccia tutti senza un motivo. Se io abbraccio qualcuno è perché ci tengo, voglio fargli sapere che io ci sono e che gli voglio bene, con un abbraccio vorrei esprimere quanto è importante per me o semplicemente ringraziarla per ciò che ha fatto. Quando dico ti voglio bene non sono parole buttate lì così ma sono parole che pesano, significa che ci tengo davvero a te... Ma nessuno mi capisce e per molti resto quella fredda che non sa esprime emozioni..."
"È vero, alcuni danno poca importanza alle parole. Davvero non avrei mai pensato che tu fossi fredda. Esprimi il tuo voler stare con le persone con le tue battute e il tuo sorriso immancabile. So che ci sei rimasta male per Luisa ma vedrai che domani sarà tutto passato"
"Lo spero... O io..."
"Tu? Non ti affezionerai mai più alle persone? Davvero? Non puoi impedirti di amare per paura di soffrire" entriamo in casa
"Lo so... Però... Non lo so..."
"Pensaci un po' stanotte e poi fammi sapere la tua risposta, ti auguro una buona notte" gli sorrido grata e vado a dormire. La notte sogno Luisa ed Ermal che mi tirano su dal precipizio in cui sono caduta, chissà se ci riusciranno davvero.

Piccola Anima Disobbedisci Perché è Vietato MorireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora