s e v e n

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Quando riapro gli occhi i soliti due secondi di vuoto mentale mi colpiscono, e tutto mi sembra davvero bellissimo.

Ma poi la realtà torna a piombare su di me, ed ogni dolore sembra non esserne mai andato.

Mi volto appena, notando che Liam è steso al mio fianco, è che una sua mano è avvolta intorno al mio petto.

Non indossa la maglietta, e la cosa è abbastanza ovvia, dato che ce l'ho addosso io.

Sposto lo sguardo verso il soffitto, sospirando: questa è davvero la cosa più stupida che io abbia mai fatto in vita mia.

Sguscio via dalla presa di Liam, sistemando meglio le coperte sul suo corpo prima di afferrare dei vestiti puliti.

Sono solo le sei, e anche se oggi non c'è scuola non ho intenzione di stare a casa, o soprattutto con Liam.

Mi sento tremendamente in colpa perché è come se lo avessi usato, e io mi sono sempre ripromessa di non farlo.

E non mi interessa se Liam sapeva che io non provavo le stesse cose, perché so che avrei dovuto essere più forte, evitando di lasciarmi sopraffare dalla paura.

Sono una stupida.

Esco in silenzio da casa mia, notando che il postino è già passato.

Afferro le varie lettere, riconoscendone una col timbro del penitenziario.

La infilo velocemente nella tasca della felpa, lasciando le altre nella cassetta delle lettere, così che Carol possa trovarle.

Non so di preciso dove voglio andare, e perciò continuo a camminare e camminare, ed intanto mi insulto mentalmente.

Sono davvero una stupida egoista, e fa ancora più male sapendo che la persona che ho usato è proprio Liam: lui non si merita questo, non dopo ciò che gli ho fatto passare negli ultimi mesi.

A quanto pare anche tornare a Beacon Hills non si sta rivelando una buona idea, ed inizio davvero a chiedermi quale sia il mio posto.

Mi blocco di colpo, quando mi accorgo che sono entrata in un parchetto, ma non uno qualsiasi, e che non sono nemmeno sola.

Theo ha la testa china e continua a sbattere nervosamente il piede contro la ghiaia del terreno.

Non sembra stia aspettando qualcuno, e mi sembra ridicolo che entrambi indossiamo un paio di jeans e una felpa nera.

Mi avvicino a lui, fermandomi proprio quando i nostri piedi ormai sono affiancati.

Abbiamo entrambi delle Converse nere.

Lui alza lo sguardo, e sembra sinceramente sorpreso nel vedermi qui.

"Ciao." Lo saluto, un po' insicura.

"Hei." Ricambia, continuando a fissarmi, curioso.

"Posso sedermi?" Chiedo, e lui, dopo un attimo di incertezza, annuisce.

La panchina è fredda, alla fin fine siamo in pieno autunno e di prima mattina, e perciò mi stringo maggiormente nella felpa, cercando di scaldarmi.

"Hai freddo?" Mi chiede, e io faccio cenno di no, al che lui alza gli occhi, sfilandosi la sua felpa e passandomela.

Guardo la felpa, un po' incerta se accettarla o meno.

"Avanti, io non morirò congelato." Mi incita, e finisco per accettare.

"Grazie."

Lui mi sorride, tornando con la testa china e lo sguardo basso.

"Non pensavo di trovarti qui." Dico, cercando di rompere il silenzio.

"Ho deciso di non partire, almeno per ora." Mi informa, continuando a non guardarmi.

"In realtà mi riferivo al fatto che questo è quel parco, abbiamo passato la nostra infanzia a giocare qui."

Theo rialza lo sguardo, tornando a guardarmi.

"Si, lo so, è proprio per questo che sono qui: è un posto che mi rende felice."

"Ma non mi sembri molto felice." Dico, capendo subito di aver parlato troppo "Scusa, non avrei dovuto dirlo."

Theo mi guarda, e dal suo sguardo sembra quasi che abbia trovato qualcosa di davvero interessante da osservare sul mio viso.

"Anche tu non sembri felice." Dice, infine.

Mi mordo il labbro inferiore, ormai scoperta.

"Non ho mai detto di esserlo."

I miei occhi sono incastrati in quelli di Theo, e continuo a chiedermi come sia possibile incatenarsi così facilmente dentro ad un paio di iridi.

"Mi dispiace, Tori, per tutto quello che ti ho fatto. La colpa è solo mia."

Sono davvero sorpresa dalle sue parole, perché questa è la prima volta in assoluto che si scusa per ciò che ha fatto, ed è davvero sorprendente.

"Tranquillo, avrei dovuto capire che quello che ti posso offrire non è ciò che vuoi."

"Cosa?" Chiede, sorpreso "No, Tori, non me ne sono andata per questo. Tu non hai niente che non va, sono io che sono un codardo. Tu mi hai offerto tutto ciò che una persona desidera, ed io ne ho avuto paura."

"Paura." Ripeto, sempre più perplessa: si può davvero essere spaventati dalla felicità?

"Si, paura, Tori." Conferma, serio "Ho avuto paura. Sarei dovuto tornare a Beacon Hills, il posto che ho sempre voluto evitare, e sarei dovuto diventare amico di Scott, Lydia, Liam: avrei vissuto la tipica vita che ogni ragazzo vorrebbe. Solo che io, Tori, non sono pronto per tutto questo, e ho avuto paura, paura di non farcela, paura di deluderti."

E così avevo sempre avuto ragione: Theo mi ha scaricato per paura.

Mentre io invece avrei superato ogni mio terrore pur di stare con lui.

Persone più diverse non si potevano incontrare, due modi così opposti di affrontare un ostacolo che cercano di coesistere.

Chi scappa e chi resta: chi può vincere?

"Tori, mi dispiace, lo so che ti ho ferito, lo so che non mi sono mai degnato di chiamarti o di cercarti o altro. E sono stato davvero un codardo ad aspettare che fossi tu, con il tuo messaggio, ad attirare la mia attenzione: non potrei sembrarti più ridicolo. Però, ti prego, perdonami."

E i suoi occhi ora sono così chiari che quasi mi ricordano quelli da ragazzino di Liam, così sinceri e scaltri.

Theo sta lasciando scoperto uno spazio nella sua armatura per riuscire a farmi passare, così da raggiungere il suo cuore.

Abbasso lo sguardo, afferrando la lettera che ho nella tasca della felpa.

"Qui dentro c'è la data di liberazione di mio padre." Spiego, rigirandomi il pezzo di carta fra le mani "Verresti a prenderlo con me?"

Theo annuisce, senza nemmeno aspettare un secondo.

"Bene." Dico, infine, rialzandomi sotto il suo sguardo.

Lo guardo, e poi mi avvicino appena, lasciandogli un bacio sulla fronte.

"Posso perdonarti, ma non puoi chiedermi di dimenticare ciò che hai fatto."

Mi allontano da lui, che è ancora immobile, forse perso nei suoi pensieri.

"Abbiamo il cuore spezzato, Theo, è questa non è il genere di ferita che si rimargina facilmente."

"È solo difficile, non impossibile." Esclama lui, serio.

Gli faccio un leggero sorriso, che sa un po' di tutto e un po' di niente, e poi decido di andarmene.

Thunders and Roses {NC + Liam and Theo } Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora