CAPITOLO OTTO

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Okay ragazzi, inizierò a parlare in prima persona per il semplice motivo che mi trovo più comoda a scrivere la storia.
Sophia's POV

Aprì gli occhi con molta fatica.
Ero stanca, debole e a malapena riuscivo ad aprir bocca.
Mi svegliai e la prima cosa che notai fu il soffito.

Non è lo stesso soffitto di quella casa abbandonata. Dove sono finjta. Non ricordo più niente.

Cercai di alzarmi, ma fu un tentativo invano.
La pancia mi faceva troppo male. Nel mentre provavo il secondo tentativo, una voce mi rimproverò: "-No, no, no ragazzina. Tu devi stare stesa sul letto ancora per qualche ora. -"
Una ragazza dalla carnagione molto chiara, capelli ramati che scendevano delicatamente sulla schiena e con un orologio al posto di un occhio. Era stupenda. "-No, ce la posso fare. -" risposi.
"-Tsk, non fare la mocciosa coraggiosa e fai quel che ti dice-" disse qualcuno.
Quella voce. La potrei riconoscere anche ad una distanza di 10 chilometri.
Jeff The Killer.
La paura riprese il sopravvento.
Gridai con tutta la voce che rimase nel mio esile corpo.
Il grido fece arrivare nella camera molte persone.
Tutte abbastanza inquietanti.
Non ce la facevo più a vedere persone uscite da film horror degli anni '80.
"-CHE SUCCEDE? -"
Un uomo alto sui tre metri, in smoking e senza volto raggiunse il letto.
Vedendolo, il grido che riuscì a soffocare prima uscì di nuovo.
Mi rannicchiai in un angolo del letto, con le gambe vicino al petto e la testa bassa.

DOVE SONO FINITA? È un manicomio questo. Sì, credo di sì. Sto diventando pazza e la mia mente immagina queste persone. Sono solo in un manicomio con questi miei "amichetti" immaginari.

Dondolavo e dondolavo abbracciando le mie gambe, mentre la ferita procuratami da Jeff iniziò a perdere un po' di sangue.
"-Ma 'sta qua sta bene? -"
"-Nah, non credo. Il suo cervello è andato. -"
"-Ci credo, vedendo gente come noi, chi non si spaventa? AHAHA-"
"-ANDATE TUTTI FUORI-" gridò la ragazza che vidi per prima al mio risveglio.
Pian piano tutti uscirono dalla stanza, chiudendo la porta.
"-Scusami, sono tutti un po' pazzi qua. Ma non ti preoccupare. Ti puoi fidare di me. -"
Allungò la sua mano verso di me. Alzai lo sguardo con gli occhi rossi e gonfi, ormai sommersi dalle lacrime.
Allungai la mano verso di lei e la strinsi.
"-Bene, allora posso considerarmi tua amica. Mi chiamo Clockwork e tu? -" disse sorridendomi.
Mi sforzai di fare un sorriso splendente, ma quello che uscì fu un sorriso debole e sopraffatto dalla paura e dalla stanchezza.
"-M-mi chiamo Sophia. -"
"-Va bene Sophia. Scusaci, ma dovrai restare un pò di tempo qua con noi in questa casa. Non ti preouccupare, non resterai molto. Dobbiamo solo confermare una cosa. -"
Con la voce tremante dissi: "-V-vi prego, voglio tornare a " casa". Ho paura qua. Siete tutti strani. Non ce la farei un giorno qui-".
Clockwork sbuffò e cercò di trovare qualche soluzione nella sua mente.
Intanto avevo notato le bende che avvolgevano il mio corpo.
"-Chi... Chi mi ha curato? -" chiesi.
"-Se lo sapessi, moriresti scandalizzata. Ahahah. -"
Scoppiò in una risata.
Non riuscivo proprio a capire cosa intendesse.
"-Fa niente. Dimmi chi è stato. Vorrei almeno ringraziarlo. -" dissi.
"-Va bene te lo dirò, ma non mi svenire sul letto. -"

L'AMORE PUÒ CAMBIARTI ||JEFF THE KILLER||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora