Cap. 3 - Artù e Merlino

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Merlino non era solito porre molte domande. Ma il suo sesto senso gli diceva che il re doveva essere parecchio turbato. Altrimenti non si sarebbe spiegato il perché di quell'intrusione spontanea nel suo studio. Per questo lo aveva seguito di nascosto, celando la propria identità sotto le sembianze di una delle servette del castello. Per sua fortuna, Artù non era un mago e quei trucchi banali riuscivano ancora ad ingannarlo. Rise dentro di sé ripensando a quel gesto. Ma ora doveva assumere il suo classico tono serio, cercando di capire il perché il re si fosse intrufolato nella sua stanza personale, frugando fra le sue cose e togliendo l'anello magico dallo scrigno. Merlino non era uno sprovveduto e aveva pensato bene come difendere i propri segreti dinnanzi alla curiosità delle persone. Le rune poste sullo stipite della porta non erano certo lì per decorazione, ma per una ragione ben precisa: impedire a qualunque essere umano di entrare in contatto con la magia. Uomo o mago che fosse, Merlino aveva giurato a se stesso di tenere fuori chiunque dal sapere magico. Solo quando si era reso conto che il curioso era Artù, aveva agito per tempo, rimuovendo il potere dai segni incisi sulla porta. Anche se era un suo allievo, nemmeno uno come Artù, seppure ancora giovane, avrebbe potuto resistere agli incantesimi di protezione imposti dal mago. Le rune antiche erano forti e, per controllare tale potere, serviva una mano esperta. Artù era ben lontano da quel tipo di conoscenza. 

<<Oh, Merlino...perdonami...credevo foss...>>

<<Fossi uno sconosciuto?>> impedendo al re di terminare la frase

Poi si guardò intorno a se, toccandosi la veste.

<<A giudicare dal mio vestiario, forse avete ragione voi, maestà. Sembro tutto meno che io>>

Scoppiarono a ridere insieme, come facevano ai vecchi tempi, quando Merlino insegnava ad Artù a leggere e scrivere. Tempi meravigliosi, ma mai dimenticati.

<<Che cosa cercate, sire?>>

Artù tornò al vero motivo che lo aveva spinto a sfidare la paura e ad entrare nella stanza del suo consigliere. Tergiversò all'inizio, sperando che il mago non se ne accorgesse, pur sapendo che sarebbe stato inutile. Merlino era anziano, ma non uno stolto. Era bene non tenere nulla di nascosto al suo maestro tanto poi la sarebbe venuta a sapere, in un modo o nell'altro. E con qualunque mezzo a sua disposizione. 

<<Merlino, ho bisogno di un tuo consiglio: so bene che il matrimonio con Ginevra è stata una tua idea>>. Artù moderò subito il tono, schiarendosi la voce <<Una tua grande idea. Ma, c'è una cosa di cui vorrei metterti al corrente prima che le cose prendano una piega inaspettata>>

Il mago inarcò un sopracciglio, incurioso e, al tempo stesso, turbato da quale potesse essere tale dubbio che attanagliasse la mente del re. 

<<Parlate pure, mio signore. Ebbene?>>

<<Il mio regno è ancora in bilico. I Sassoni sono per ora lontani dalle nostre coste e i miei cavalieri pattugliano costantemente il confine in caso qualche superstite della loro flotta fosse ancora in circolazione>>

Merlino sorrise.

<<Non temete, maestà. La vittoria che avete riportato sugli Invasori è stata superba. Non torneranno prima della fine dell'inverno. Le mie visioni non mi ingannano, non avete nulla da temere>>. Fermo, deciso e sincero. Ecco chi era Merlino, un uomo dalle mille risorse che sapeva scavare bene nei labirinti della mente di qualunque genere di creatura incrociasse il suo cammino. 

<<Non è questo Merlino. Questa è solo una parte di quello che è il vero motivo per cui sono qui>>. 

Merlino non capì il senso di quelle parole. Ma non lo disse apertamente al re. Artù , dal canto suo, non voleva più tergiversare, preferendo piuttosto vuotare il sacco ed essere sincero.

Artù e Ginevra. L'amore dietro la LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora