Cap. 13 I Diavoli del Nord

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Il suono di un corno provenne dal mare. I pescatori delle coste sud-occidentali della Britannia lo sentirono arrivare da lontano, oltre la coltre di nebbia che si stagliava sulla loro isola verso sera. Da subito, i più paurosi volevano inviare un messaggero agli altri villaggi pensando che fosse il ritorno delle orde nemiche che si avvicinavano alla loro isola come in passato. Ma l'interesse a scoprire per primi da dove venisse quel suono profondo, simile al ruggito di una bestia marina, li spinse ad attendere che calasse la bruma e che i misteri del mare fossero svelati. Grande errore. I Britanni erano sempre stati un popolo di creduloni pensò lo jarl Bjorn quando spaccò loro le teste come se fossero mele mature. Le stesse teste che ora ammirava pendere dalla polena della sua nave, esposte come monito per chiunque pensasse di fuggire di fronte alla sua orda di razziatori. In nome di Odino giurò che avrebbe riempito la sua polena con altri macabri trofei come quelli se la sua sete non si fosse placata. Alle sue spalle, la sciamana incappucciata guardava il compiersi della sua furia animale senza emettere alcun suono o disappunto. Disprezzava chiaramente quel barbaro vile e selvaggio, ma anche lui come tutti i suoi guerrieri erano pedine da muovere per giungere alla vera preda di quella caccia: Camelot. Il pensiero della grande fortezza con le sue torri enormi e i suoi stendardi colorati fece sorridere la strega che già pregustava il momento in cui avrebbe reso fine al sogno di quel vile di Artù e la distruzione di quel regno che lui stesso stava plasmando a sua immagine. Quel ragazzino era uno sciocco se credeva che farsi proteggere da un vecchio mago e da quattro mura in pietra potesse impedire ai Sassoni di tornare. O che la vecchia magia oscura potesse nuovamente comparire in quelle terre dopo secoli di esilio. La sua maestra le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno e a cercare sempre il modo di conservare gli antichi segreti della nutrice Lilith, la prima strega della storia, pregustando il giorno in cui le sciamane nere sarebbero tornate al posto che gli spettava di diritto. Ma per lei, il cui nome impostole dalle sue consorelle era Myrva, il motivo di quella visita era un altro. Artù e il suo sogno erano solo due punti in più che si aggiungevano al reale motivo per il quale lei stessa aveva deciso di intraprendere la traversata oltre il mare: Merlino. Il suo nome la tormentava di notte, offuscando i suoi sogni e importunandola con la sua voce glaciale come i fiordi del nord. Il vecchio signore di Avalon era l'unico ancora che potesse ostacolare il cammino che conduceva al ritorno di Lilith e alla consacrazione della magia nera e Myrva sapeva che non si sarebbe fermato mai pur di impedirle di compiere la sua missione. Merlino era il più potente mago del mondo conosciuto, più ancora dei maghi orientali devoti a divinità celesti e più ancora dei nuovi sacerdoti bianchi che predicavano in nome di quello strano Gesù di Nazareth, profeta di una nuova religione chiamata Cristianesimo. Da quando era fuggita a nord, dopo la fine dell'ordine delle Sciamane Nere, Myrva aveva trovato rifugio presso alcune comunità lontane che i Romani definivano col nome di Sassoni o Norreni. Più feroci dei Celti di Gallia o dei Persiani d'Oriente, quei popoli erano piombati tempo addietro dalle foreste del nord Europa, facendo strage di qualunque forma di vita incrociasse il loro cammino. Prima i Celti, poi i Romani e infine anche i Britanni avevano conosciuto la loro furia, imparando che il terrore veniva anche dal mare. In tutto questo, le figlie di Lilith erano sempre state a guardare ciò che accadeva, senza mai esporsi. La vendetta era qualcosa che andava coltivato - diceva sempre Helena, la sua maestra - solo quando il momento sarebbe stato propizio allora le streghe avrebbero agito, prendendo in mano la situazione. Myrva non aspettava altro sin da quando aveva deciso di seguire la via oscura. La sua maestra Helena era stata a lungo tempo la maga più potente del nord e le sue allieve erano temute in tutta la Scandinavia. Myrva si era fatta conoscere come sciamana per il suo immenso potere e la capacità di rievocare gli spiriti dei morti. Cosa che preoccupava alquanto lo jarl Bjorn, da sempre contrario all'uso della magia. I suoi pensieri si erano però dovuti scontrare con le opinioni del nuovo re dei Sassoni, diverso per carattere e ambizione rispetto al suo predecessore. 

Artù e Ginevra. L'amore dietro la LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora