Cap. 12 L'eredità della Sciamana

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L'arrivo improvviso di Merlino aveva destato non pochi problemi al giovane re. Artù era ogni volta angosciato quando assisteva all'improvviso arrivo del mago davanti al suo cospetto. Nella maggior parte dei casi le notizie che riportava non erano mai rassicuranti. Merlino era famoso per le sue notizie lampo e per i messaggi sempre poco rassicuranti. Quasi come un uccello del malaugurio osavano dire le genti di Camelot alla vista dell'anziano signore di Avalon, ma Merlino non se ne era mai curato con particolare attenzione. Artù conosceva il suo maestro sin da bambino e, se pur con evidente comprensione, temeva sempre per le parole che sarebbero uscite da quelle labbra arcane e saccenti. 

- Maestà, vi porto notizie alquanto gravi - disse sorseggiando avidamente dalla sua coppa di vino che Artù gli aveva fatto portare da un servo. Il mago bevve in maniera famelica, lasciando che le gocce scure cadessero sulla propria barba bianca, dandogli un tocco quasi spettrale. Ripulitosi la bocca con la manica della sua lunga veste, Merlino ripreso il controllo delle sue facoltà mentali e si ricompose, senza staccare gli occhi di dosso a chi gli stava dinnanzi.

- Parla - gli rispose Artù assumendo un tono deciso. 

- I Sassoni. I Sassoni stanno arrivando. I lupi del Nord sono ormai sulle nostre terre. Maestà, la guerra è ricominciata. 

Artù rimase per un attimo sbigottito. Ma in cuor suo sapeva che il tempo di pace sarebbe durato poco. Quando neghi ad un lupo la sua preda, quello tornerà a riprendersela poco dopo. Magari insieme al suo branco. E ciò era accaduto davvero. I Sassoni erano di nuovo alle porte del regno e aspettavano il momento propizio per attaccare. Fortunatamente Merlino era riuscito a vederli e grazie alla sua magia avrebbero potuto respingerli di nuovo. 

-Quanto sono distanti, mago? 

-A meno di dieci miglia da qui. Hanno preso la via dei fiumi e le loro galee norrene solcano i mari come i salmoni in primavera. Non so quanti siano di numero, ma la mia visione mi ha condotto a bordo di un loro vascello e ho potuto constatare di persona che sono loro. Inoltre, alla guida della flotta sta un uomo che non ho visto nell'ultimo nostro incontro con quei demoni. Ma so che il suo nome è Bjorn ed è davvero un guerriero esperto. Porta sul suo corpo i segni del comando così come le sue insegne sono insite del simbolo di re Harald, il lupo che abbiamo affrontato nella precedente guerra. Eppure, dalle parole udite, ho appreso da costui che ora sul trono di Scandinavia vi è un nuovo sovrano, incline alla guerra e sostenuto da spiriti diabolici. 

Al sentire quelle parole, un brivido percorse la schiena del re come il morso del gelido freddo d'inverno. Artù aveva provato sulla sua pelle e su quella dei suoi cavalieri quanto i Sassoni fossero feroci in guerra e su come trattassero i prigionieri dopo una battaglia. Ma non sapeva nulla di questo Bjorn ne del nuovo sovrano che ora comandava l'orda sassone. Persino le pratiche sciamaniche di quel popolo erano oscure e Artù ricordava bene cosa succedeva ai prigionieri quando i Sassoni compivano un sacrificio per ringraziare i loro dei pagani. Ma qualcosa in cuor suo gli diceva che Merlino non aveva ancora finito il suo racconto.

-C'è altro, Merlino? - chiese senza paura

Il mago lo guardò dritto negli occhi. Poi un stridio acuto echeggiò nella sala del trono di Camelot. Merlino allungò il suo braccio, reggendo nell'altro il suo bastone magico. Dalle finestre sbuffò uno spiffero di vento freddo, mentre due ali d'argento si facevano strada fra i drappi che ornavano la sala grande. Hyden, il falco del mago, era sopraggiunto al cospetto del suo padrone. Dal modo con il quale sbatteva le ali, lasciò intendere ad Artù che aveva viaggiato a lungo e fermarsi era l'unica cosa che desiderava. Hyden planò direttamente verso Merlino andandosi ad appollaiare sul suo braccio inclinato. Agitando sommessamente le ali, il falchetto si lasciò accarezzare dal mago sulla testa. 

Artù e Ginevra. L'amore dietro la LeggendaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora