- Mia signora - una voce proruppe nella stanza reale. Ginevra, intenta ancora a pettinarsi i lunghi capelli, lasciò per un attimo la spazzola colta di sorpresa.
Dentro la stanza era subentrato un giovane fanciullo che non poteva avere più di sedici estati pensò la ragazza. Di bassa statura, magrolino, con i capelli corti, doveva trattarsi senza dubbio di un paggio o di uno scudiero alle prime armi. La regina pensò che, in tempi come quelli, Camelot fosse sul punto di reclutare anche giovani inesperti per rimpolpare le fila dell'esercito reale.
Appena lo vide, Ginevra lo invitò a sedersi, ma il ragazzo rifiutò con un inchino un po' goffo.
- Mia signora - fece prostrandosi dinnanzi a lei.
-Parla pure, qual è il tuo nome giovanotto? le rispose con fare delicato
-Tristan, Vostra Maestà, il mio nome è Tristan-
Ginevra gli sorrise, guardando il modo con il quale si era presentato nella stanza, tutto trafelato e con un andatura un po' goffa, quasi da stalliere.
-Sei un paggio? - chiese senza esitare
Il ragazzo si mise dritto, facendo schioccare i piedi per terra come un soldato
-Scudiero, Maestà. Sono lo scudiero di ser Galvano - Ginevra sorrise ancora una volta ripensando al fatto che avesse indovinato l'entità del ragazzo. Il risolino questa volta spazientì il giovane che rimase spaesato e confuso dalla reazione della regina.
-Scudiero di ser Galvano? Sbaglio o è il campione del re mio marito?
-Esatto Maestà, il più forte e nobile cavaliere del regno- rispose orgoglio Tristan, indicando con il dito lo stemma che portava sul petto, simbolo della casata dalla cui proveniva il suo cavaliere suo padrone.
Ginevra osservò il simbolo: un airone blu su sfondo argento. Certo che questo Galvano doveva essere un grande cavaliere per essersi meritato un simbolo tanto valoroso. Non lo aveva ancora incontrato, così come gli altri cavalieri che componevano la guardia ristretta di Artù. Sebbene fosse un grande condottiero, il suo giovane sovrano aveva radunato intorno a se una cerchia ristretta di persone, tra i quali spiccavano figli di grandi casate nobili di Britannia oppure uomini di fatica raccolti per strada in occasione della guerra combattuta a Nord contro i Sassoni. Lo stesso nome Galvano non poteva essere di origine celtica come il suo. Quella era una prova inconfutabile che il re aveva conosciuto molte genti diverse durante la sua campagna.
-Chi ti manda ragazzo?
Tristan rimase immobile, ma senza guardare la regina negli occhi
-Mi manda lord Garthred, uno dei lord di Camelot e membro del consiglio ristretto del re. Mi ha chiesto di scortarvi fino alla sala del trono del castello per incontrare Artù vostro marito che vi sta aspettando.
Al sentire il nome di Artù, Ginevra sentì il cuore batterle forte. Dopo la notte d'amore che avevano passato assieme, il desiderio di sedere sul trono di Camelot accanto all'uomo che aveva sposato la rendeva felice. E molto, molto nervosa. Ma questo non doveva darlo a vedere a nessuno, a Tristan come a qualunque altro lord che girava per Camelot. Lei ora era la sovrana di Britannia e tutti si aspettavano da lei il massimo dell'impegno. Non voleva mostrare le sue debolezze quanto le sue gioie dinnanzi ai lord e alle nobildonne della corte. Solo il re avrebbe conosciuto il suo lato tenero così come qualunque altra donna avrebbe fatto con il proprio uomo. In politica bisognava agire in maniera decisa, senza commettere errori dinnanzi a chi si fidava di te. La gente di Camelot era stata fino a quel momento gentile con lei, ma non per questo Ginevra si sentiva rilassata. Troppe voci correvano nel regno e non poche persone, nonostante tutto quello che era successo, non erano soddisfatte ancora della giovane coppia scelta per governare. Artù era figlio di re certo, ma non si poteva certo dire lo stesso della donna che aveva scelto come sua regina. Del resto, essere donna in un mondo come quello, comportava sempre di essere criticata per tutto quello che si era tenute a fare. Le donne bretoni erano considerate importanti dai loro uomini, ma non quanto lo fossero state all'epoca in cui la regina degli Iceni, Boudicca, governava quei luoghi prima di Roma. Allora si che le donne erano davvero la spina dorsale di quella terra. Se gli uomini combattevano le guerre, le donne erano quelle che le dirigevano. Se pur figlia di un semplice conte, Ginevra era una donna umile e volenterosa. Non aveva ereditato lo spirito battagliero di suo padre, ma la dolcezza e l'amore di sua madre, distinguendosi dalle numerose altre donzelle che frequentavano la contea di Leones. Rimasta prematuramente senza sua madre, Ginevra aveva trovato la propria forza interiore grazie alle cure di Ninive e ai numerosi libri che riempivano lo studio di suo padre. Hubert era un grande guerriero, ma non sapeva leggere bene come avrebbe voluto fare. Per questo si era assicurato che la sua unica erede avesse un'istruzione migliore della sua. Essendo femmina, Ginevra non avrebbe ereditato il feudo, ma di certo avrebbe scritto una pagina importante nella storia della famiglia regnante di Leones. Il matrimonio con Artù era la conclusione di un lungo cammino per il quale si era preparata da tutta la vita.
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Artù e Ginevra. L'amore dietro la Leggenda
FantasyBritannia, 510 d.C. Nella terra dei Britanni, a distanza di qualche anno dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, sale al trono un giovane guerriero, unico erede del defunto Uther Pendragon. Il suo nome è Artù, destinato a diventare una leggenda...